E Polo: Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia, / Quando ti chiedo d’altre città, voglio sentirti dire di quella. E di Venezia, quando ti chiedo di Venezia, – disse il Kan. / Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia. (Italo Calvino, «Le città invisibili»)
L’apertura della 56a Biennale d’Arte di Venezia, i nostri account pieni zeppi di newsletter a tema, la mia scrittura scandita da memo vari per Nation25 (la nuova nazione che stiamo costituendo insieme ad altri compagni di viaggio), e negli occhi le immagini della memoria delle passate edizioni.
Mentre scrivo la Biennale deve ancora aprire i battenti al pubblico, ma per il mondo dell’arte è quasi come fosse già conclusa.
Ogni ascolto mi dice qualcosa di Venezia, benché stia tentando di introdurvi due serate romane, al Macro Testaccio, il 15 e 16 maggio.
La line up è varia quanto a nomi e a generi.
I Clap! Clap! ci trascineranno in isole immaginarie e sonorità tribali, quelle del loro ultimo album «Tayi Bebba» (Black Acre, 2014). Paesaggi immaginifici, bagnati da magie e rituali antichi: field recordings e percussioni per un house un po’ jungle e suoni pienamente dub, un mix inaspettato e convincente.
Seguono l’onda i Ninos du Brasil (in programma la sera del 16 maggio), gruppo nato dalla mente dell’artista Nico Vascellari e dal batterista Nicolò Fortuni, capace di far tremare il pubblico, trascinandolo a casaccio in danze liberatorie. Da Venezia, sembra di essere sbarcati ad un carnevale brasiliano che ha scelto come partner un concerto hardocore. Batucada e noise, samba ed elettronica. Brillantini e coriandoli, costumi electro- punk e una carica straordinaria di voce e batteria. Più tutte le percussioni esistenti (cuica, congas, campane, jambè, rulli, piatti, claves, maracas, fischietti, campanelli..)
Per darvi un’idea:
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Un’altra promessa di energia è SBTRKT, con le sue maschere e il suo dubstep fra l’indie pop e l’elettronica.
Due parole su Ambassadeurs AKA Mark Dobson, musicista / DJ proveniente da Brighton, il suono eclettico, da elettronica a Hip-Hop, Dub, field recordings, Ambient…
Ho scelto per voi My Way dal suo ultimo EP «Can’t you see»
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Zach Saginaw, aka Shigeto, si esibirà sempre la sera del 15 maggio. La sua musica è sempre legatissima alla sua storia personale.
https://www.youtube.
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Ha esplorato in What we Held Onto l’esperienza della nonna in un campo di concentramento, tramite melodie nostalgiche, campionamenti vocali, field recordings e percussioni sontuose. In Lineage, la cui copertina riporta la casa del nonno ad Hiroshima, ha aggiunto punte hip hop, jazz, funky. No Better Time Than Now (Ghostly, 2013) è una dichiarazione di onestà e di verità, riflessione e confidenza, suoni liquidi e delicati. Scritto in un periodo di viaggi senza sosta, che lo ha portato a non fermarsi su nulla, neppure sui sentimenti, a immergersi in quel flusso preciso, con la certezza che null potrebbe esserci di meglio. Ha dichiarato «Don’t sleep on a feeling. If it feels right it is. We say life is ‘short,’ but [we] know it feels ‘long,’ so when you have a chance to be honest with yourself, take it — there is no better time than now.» Suoni caldi e avvolgenti e la sensazione di sentirsi ovunque protetti.
Venerdì 16, esattamente 4 giorni dopo l’uscita del suo nuovo album «Plush and Safe» (La Tempesta International e Fresh Yo!) si esibirà Godblesscomputers, il ravennate Lorenzo Nada. Il titolo dell’album è tratto da un’opera di Basquiat quando ancora si faceva chiamare SAMO e spargeva tags sui muri di SoHo e TriBeCa. La presa d’atto dell’impossibilità di controllare le cose e un lancio sugli eventi senza congetturarli troppo. Provare. Ha scritto una tracklist a mano, da leggere in anteprima mentre si ascolta Closer, il primo brano disponibile:
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Sostituire i secondi con i beats e caricare i synth di sensibilità umana.
E ritornare, poi, con La Batteria (gruppo nato da ex componenti degli Otto Ohm, dei Colle Der Fomento e dell’Orchestra di Piazza Vittorio) a riappropriarsi di uno stile del passato proiettandolo nella contemporaneità, arrangiando la musica per immagini, tenendo come riferimenti gli anni ’70, Ennio Morricone e i Goblin.
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Nel frattempo ho fatto una visita virtuale a tantissimi Padiglioni, ho letto commenti positivi sui Padiglioni Giappone, Francia, Albania, Spagna e della Cina. E un velo su quello italiano.
Fra poco parto per Venezia.
nota al testo: questo testo è stato scritto il 5 maggio, in viaggio per l’inaugurazione della 56a edizione della Biennale di Venezia.