Trenta tra i migliori producers provenienti da tutto il mondo, quaranta ore di musica e, a partire da quest’anno, installazioni visivo-sonore per il progetto speciale Spring + On (curato da Caterina Tomeo) scandiscono un Festival che nel 2014 ha ottenuto un seguito sorprendente, e che oggi non si ferma ad una fortunata formula ma si spinge oltre i confini dei linguaggi per addentrarsi in una dimensione ibrida, tra suono, immagine e interattività e per relazionarsi con il territorio capitolino e con i suoi abitanti. Lo Spring Attitude, con la direzione artistica di Andrea Esu, nasce da un progetto di ricerca musicale nato da Esperanza, società che ha origine dalla fusione dell’esperienza dell’Akab a Roma (storico club del quartiere romano di Testaccio) e il party L-Elektrica che 13 anni fa iniziava a portare i nomi internazionali del Festival nella scena romana. Andrea Esu. Oggi questo percorso di ricerca ha raggiunto la sensibilità delle amministrazioni locali e di luoghi istituzionali a Roma quali il Museo MAXXI, il MACRO & Factory e lo Spazio Novecento che li ospiteranno per tre giornate consecutive. Contaminazione tra linguaggi, coinvolgimento del pubblico a tutto tondo, e dialogo con il territorio romano scandiscono il ritmo del festival in un’atmosfera internazionale.
Nell’avvicendarsi dei più importanti esponenti della musica elettronica nell’arco di tre giorni, lo Spring Attitude, apre i battenti al MAXXI, dopo il successo già incassato delle prime due pre-view con i Jolly + Mare e l’esplosiva performance di Nils Frahm. Il primo giorno Spring Attitude alza il sipario sulle suggestive performance di luci e suoni, parte del progetto curato da Caterina Tomeo, SPRING + ON. Artisti di respiro internazionale, italiani e non, trasformeranno gli spazi esterni e di entrata del MAXXI in un suggestivo sfondo per avvolgenti sculture interattive di luci e suoni. «Il pubblico non può più essere anonimo – sostiene la curatrice Caterina Tomeo – ma presente, partecipe. Di qui, il senso educativo dell’opera d’arte, inteso come capacità di tirar fuori (ex ducere) dell’individuo le potenzialità sovente sopite».
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Con questa [importante] premessa, Edwin van der Heide, da sempre impegnato in una ricerca che oscilla tra suono, spazio e interazione, metterà in scena una delle sue performance dove il linguaggio musicale conquista una dimensione interattiva e inter-disciplinare e diventa generatore di spazi. Il suo LSP – Laser Sound Project disegna architetture tridimensionali materializzate nella nebbia, con suoni, droni elettronici e un fascio sincrono di raggi laser colorati con cui giocare e interagire.
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Il tedesco Robert Henke, forte di un background da ingegnere e autore del software Ableton Lice – tra i più utilizzati nella produzione di musica elettronica – esplora lo spazio nel suo generarsi tra fisico e virtuale. Scarti di processi digitali o registrazioni particolari come spruzzi di onde catturate su una spiaggia, vapore di macchina per il caffè sono il materiale del suo Dust, concerto multicanale multisensoriale che prende vita dallo spazio buio per avvolgere il pubblico.
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Arrivano poi i Quiet Ensemble, duo italiano ormai attivo sulla scena internazionale con una ricerca che evolve in maniera originale la lezione di John Cage con l’esaltazione dei suoni non percepibili e con l’attivazione dell’elemento partecipativo mettendo in scena originali processi di trasformazione, e quindi traduzione, di energia (i.e movimento, luce) in suoni. I due artisti romani si esibiranno con il loro progetto Natura Morta, concerto «per frutta» dove gli impulsi elettrici emessi dagli acidi della frutta si trasformano in re-mix di armonie sonore. Questa volta chiamano sul palco anche piante e luci. Come nature morte, le immagini di questi particolari strumenti naturali sono video-proiettati in uno sfondo che si frammenta fino a diventare astrazione di luce e colori sotto gli impulsi audio.
La sezione musicale inaugura con la club colture di John Talabot, le sperimentazioni di Dean Blunt e di Yakamoto Kotzuga (Giacomo Mazzucato) talento, quest’ultimo, accolto dal ramo creativo di Benetton, Fabrica. Il Festival prosegue con una programmazione ricchissima nelle giornate successive, al MACRO Testaccio e allo Spazio Novecento. Arshake ha seguito il progetto mettendo a fuoco il lavoro di alcuni di loro. Di altri lo seguirà in futuro per avvicinare e avvicinarsi ad una cultura sempre più ibrida, che si manifesta nella multidisciplinarietà e nella multi-dimensionalità, accomunata dalla natura time-based di tutti i suoi prodotti.
SPRING ATTITUDE
Immagini (cover) Museo MAXXI, Roma (1) Robert Henke, Dust, 2014, courtesy of the artist