Andrea Pinotti, professore di Estetica e Teoria della rappresentazione e dell’immagine all’Università Statale di Milano, pubblica nel 2021 un libro peculiare che ci parla di nuove tecnologie legate all’immagine in relazione al millenario desiderio dell’umanità di entrarci dentro, un po’ come nel racconto tradizionale cinese che Walter Benjamin fa riemergere dalle sabbie del tempo, di questo pittore che, dopo aver fatto vedere il suo ultimo quadro a degli amici, scompare, e questi, sgomenti, lo trovano muoversi nel quadro, minuscolo, nell’immagine che poco prima aveva dipinto.
Parlando di nuove tecnologie, nel doppio binario che da una parte porta alla realtà virtuale e aumentata e dall’altra all’intelligenza artificiale, Pinotti, partendo dalla mitologia, madre dei sogni e delle utopie dell’umanità, ragionando per topoi, si addentra nella filosofia e a tratti nella storia, quella dell’arte, del cinema e delle tecnologie soprattutto, con sfumature pop più o meno marcate. Ed ecco allora che i primi tre capitoli hanno tematiche tanto curiose quanto perfette per ragionare su quella soglia del titolo, che ci affascina e ci intimorisce da tutta un’esistenza: I due Narcisi, figura mitologica che, in relazione alle tecnologie porta alla mente Marshall McLuhan con le sue riflessioni su “Narciso come narcosi”, e tratteggia la preistoria dell’immersività, che da sempre può essere ingenua o consapevole, come le diverse versioni del mito di Narciso; Lo specchio di Alice, con tutto ciò che lo specchio rappresenta nella nostra cultura, elemento di soglia per eccellenza, ne percepiamo un “dentro” ma è solo una superficie, quando Alice lo oltrepassa entra in un mondo virtuale governato da delle leggi stravaganti, un vero e proprio spazio digitale teorizzato nel XIX secolo; e infine Pigmalione in Westworld, genealogia dell’automa e del nostro desiderio di animare l’inanimato, come una sorta di divinità onnipotente, che allaccia il celebre mito di Pigmalione, innamorato della sua statua tanto da chiedere a Venere di darle vita, alla tanto geniale quanto complessa serie televisiva Westworld (cancellata prima della produzione dell’ultima stagione a palesare come il primo vero nemico della cultura è chi la finanzia).
Naturalmente anche i capitoli successivi sono interessantissimi, il cuore del libro che si occupa ancora più in profondità di rapporto uomo-ambiente, uomo-ambiente virtuale e uomo virtuale-ambiente virtuale, fino ad arrivare all’ultimo capitolo, che tratteggia, riguardo all’intelligenza artificiale, la questione dell’empatia.
Un libro indispensabile, perché a cosa serve speculare filosoficamente sul futuro, su cosa ci aspetta, su dove ci stanno portando le nuove tecnologie, se non conosciamo ciò che ci ha spinto da millenni verso di esse, i nostri desideri ancestrali, tra i quali spicca proprio il superamento della soglia dell’immagine. Conoscerlo significa comprendere meglio il presente ed evitare di fare la fine dell’ingenuo Narciso, innamorato della sua virtualità, del suo riflesso, e incapace di riconoscerne la soglia.
P.s.: la scelta di mettere in copertina una bellissima fotografia di Francesca Woodman è scelta coraggiosa e perfettamente in linea con i temi trattati dal libro.
Andrea Pinotti, Alla Soglia dell’Immagine. Da Narciso alla realtà virtuale, Einaudi, 2021.