THIS IS A VOICE tratteggia la qualità materiale della voce analizzando dall’interno i canali vocali, le menti inquiete e i dispositivi vocali con l’obiettivo di comprendere le sue complesse origini psicologiche e fisiologiche. Mentre le teorie dominanti si sono tradizionalmente concentrate sulla linguistica, qui i riflettori sono puntati sul significato e sulle emozioni trasmesse attraverso i tratti prosodici, ovvero ritmo, accento e intonazione. Le forme di comunicazione non verbale sono enfatizzate, rivelando quindi il potere della voce prima e ben oltre le parole.
Concepito come un viaggio acustico, o una serie di suoni, la mostra raccoglie un’ampia produzione di lavori di artisti e vocalist contemporanei, costellata da opere d’arte pittoriche, manoscritti, illustrazioni mediche e lavori di ricerca antropologica. La mostra inizia con un ritratto della voce impersonata, ripercorrendo la sua evoluzione e le origini sociali, e termina all’interno della dimensione contemporanea delle voci depersonificate, dove le macchine sono in grado di interagire direttamente con noi, a volte con una sensazione inquietante. Nel suo dipanarsi, la mostra esplora come la grana della voce ci distingue socialmente, geograficamente e psicologicamente e come la voce può essere completamente modificata da trattamenti e tecniche di training. L’esposizione trae la sua ispirazione dalle varie forme sperimentali del canto e del mimetismo animale, incluso «Voicings» un programma quotidiano di vocalizzazioni eseguite dal vivo che va in scena nello spazio della galleria.
La curatrice Bárbara Rodríguez Muñoz ha commentato: «La voce è uno dei nostri tratti distintivi; la maggior parte di noi la utilizza quotidianamente e in maniera spontanea, tuttavia la sua natura è molto più astratta. Nasce all’interno di noi, all’interno del nostro corpo e delle nostre menti, ma le voci possono provenire apparentemente dal nulla, il che lo rende un argomento particolarmente coinvolgente per vocalist, antropologi, artisti, scienziati e filosofi. Incentrata sugli usi non linguistici e sperimentali della voce, la mostra dal carattere estremamente performativo è un tentativo di ricercare le forme assunte da questa creatura così sfuggente e malleabile».
Emma Smith con la sua opera 5Hz invita i visitatori a imparare ed esercitarsi con un nuovo linguaggio basato sul ritmo. L’opera di Mikhail Karikis esplora gli estremi fisici della produzione vocale eseguendo vocalizzazioni in diversi momenti. Nel film di Danica Dakic una giovane ragazza non udente impara a raffinare l’«elocuzione» dei suoi gesti. Focus, opera di Sam Belinfante, presenta un vocalist mentre prepara la sua voce prima di una performance, rivelando in che modo diverse le tecniche fisiche incidono sul suo suono. Castrato di Imogen Stidworthy sovrappone tre voci— voce bianca, soprano, controtenore — per progettare il suono di una voce che non esiste più. Nel frattempo The perfect sound di Katarina Zdjelar osserva una language coach e il suo studente, un lavoratore migrante, mentre impara a migliorare il proprio accento.
THIS IS A VOICE tratteggia la qualità materiale della voce analizzando dall’interno i canali vocali, le menti inquiete e i dispositivi vocali con l’obiettivo di comprendere le sue complesse origini psicologiche e fisiologiche. Mentre le teorie dominanti si sono tradizionalmente concentrate sulla linguistica, qui i riflettori sono puntati sul significato e sulle emozioni trasmesse attraverso i tratti prosodici, ovvero ritmo, accento e intonazione. Le forme di comunicazione non verbale sono enfatizzate, rivelando quindi il potere della voce prima e ben oltre le parole.
Concepito come un viaggio acustico, o una serie di suoni, la mostra raccoglie un’ampia produzione di lavori di artisti e vocalist contemporanei, costellata da opere d’arte pittoriche, manoscritti, illustrazioni mediche e lavori di ricerca antropologica. La mostra inizia con un ritratto della voce impersonata, ripercorrendo la sua evoluzione e le origini sociali, e termina all’interno della dimensione contemporanea delle voci depersonificate, dove le macchine sono in grado di interagire direttamente con noi, a volte con una sensazione inquietante. Nel suo dipanarsi, la mostra esplora come la grana della voce ci distingue socialmente, geograficamente e psicologicamente e come la voce può essere completamente modificata da trattamenti e tecniche di training. L’esposizione trae la sua ispirazione dalle varie forme sperimentali del canto e del mimetismo animale, incluso «Voicings» un programma quotidiano di vocalizzazioni eseguite dal vivo che va in scena nello spazio della galleria.
La curatrice Bárbara Rodríguez Muñoz ha commentato: «La voce è uno dei nostri tratti distintivi; la maggior parte di noi la utilizza quotidianamente e in maniera spontanea, tuttavia la sua natura è molto più astratta. Nasce all’interno di noi, all’interno del nostro corpo e delle nostre menti, ma le voci possono provenire apparentemente dal nulla, il che lo rende un argomento particolarmente coinvolgente per vocalist, antropologi, artisti, scienziati e filosofi. Incentrata sugli usi non linguistici e sperimentali della voce, la mostra dal carattere estremamente performativo è un tentativo di ricercare le forme assunte da questa creatura così sfuggente e malleabile».
Emma Smith con la sua opera 5Hz invita i visitatori a imparare ed esercitarsi con un nuovo linguaggio basato sul ritmo. L’opera di Mikhail Karikis esplora gli estremi fisici della produzione vocale eseguendo vocalizzazioni in diversi momenti. Nel film di Danica Dakic una giovane ragazza non udente impara a raffinare l’«elocuzione» dei suoi gesti. Focus, opera di Sam Belinfante, presenta un vocalist mentre prepara la sua voce prima di una performance, rivelando in che modo diverse le tecniche fisiche incidono sul suo suono. Castrato di Imogen Stidworthy sovrappone tre voci— voce bianca, soprano, controtenore — per progettare il suono di una voce che non esiste più. Nel frattempo The perfect sound di Katarina Zdjelar osserva una language coach e il suo studente, un lavoratore migrante, mentre impara a migliorare il proprio accento.
(dal comunicato stampa inglese)
THIS IS A VOICE, a cura di Bárbara Rodríguez Muñoz (3D exhibition design di PLAID e grafica di Europa e Lindsay Pentelow), Wellcome Collection, Londra, 14.04-31.07.2016
Touring to the Museum of Applied Arts and Sciences (MAAS), Sydney in 2017. Artisti e vocalists: Laurie Anderson, Joan La Barbara, Anna Barham, Sam Belinfante, Erik Bünger, Henri Chopin, Marcus Coates, Steven Cottingham, Enrico David, Danica Dakić, Jochen Gerz, Asta Gröting, Lawrence Abu Hamdan, Mathew Herbert, Mikhail Karikis, Meredith Monk, Emma Smith, Imogen Stidworthy, Gregory Whitehead and Katarina Zdjelar. Commissionata in collaborazione con la Royal Opera House, Chorus di Matthew Herbert’s chiede ai visitatori di cantare una nota singola da aggiungere ad un coro di voci per dar forma ad un’installazione sonora in continua espansione trasmessa all’interno della mostra e online.
Wellcome Collection indaga le relazioni tra medicina, vita e arte nel passato, presente e futuro. Il nuovo spazio recentemente ampliato ospita esposizioni e collezioni, eventi pubblici dal vivo, la famosa Wellcome Library, una caffetteria, un negozio, un ristorante e sale per conferenze, organizza inoltre pubblicazioni, tour, un premio letterario, progetti internazionali e digitali.
THIS IS A VOICE, a cura di Bárbara Rodríguez Muñoz (3D exhibition design di PLAID e grafica di Europa e Lindsay Pentelow), Wellcome Collection, Londra, 14.04-31.07.2016
Touring to the Museum of Applied Arts and Sciences (MAAS), Sydney in 2017. Artisti e vocalists: Laurie Anderson, Joan La Barbara, Anna Barham, Sam Belinfante, Erik Bünger, Henri Chopin, Marcus Coates, Steven Cottingham, Enrico David, Danica Dakić, Jochen Gerz, Asta Gröting, Lawrence Abu Hamdan, Mathew Herbert, Mikhail Karikis, Meredith Monk, Emma Smith, Imogen Stidworthy, Gregory Whitehead and Katarina Zdjelar. Commissionata in collaborazione con la Royal Opera House, Chorus di Matthew Herbert’s chiede ai visitatori di cantare una nota singola da aggiungere ad un coro di voci per dar forma ad un’installazione sonora in continua espansione trasmessa all’interno della mostra e online.
Wellcome Collection indaga le relazioni tra medicina, vita e arte nel passato, presente e futuro. Il nuovo spazio recentemente ampliato ospita esposizioni e collezioni, eventi pubblici dal vivo, la famosa Wellcome Library, una caffetteria, un negozio, un ristorante e sale per conferenze, organizza inoltre pubblicazioni, tour, un premio letterario, progetti internazionali e digitali.
immagini (cover 1) ‘The Allens, I Hereby Command You…’. Erik Bunger. Credit:Courtesy of the Artist (2) Imogen Stidworthy, Alex, 2001-2. Video still. Credit:Courtesy the artist, Matt’s Gallery, London and AKINCI, Amsterdam. (3) Emma Smith, 5Hz, 2015. Credit:Photography courtesy of Max McClure. (4) Mikhail Karikis, Sculpting Voice – A, (2010). Credit:Photograph Thierry Bal