Nature & Politics, la grande mostra di Thomas Struth organizzata a Bologna negli spazi del MAST, è come un viaggio al termine del consueto che propone preziose tappe in cui la macchina industriale di rilevazione scientifica e ipertecnologica diventa corpo altro, ritaglio che rompe la linearità del tempo, intervento che genera diverse percezioni sul mondo della robotica.
A parte la pedante e letteralmente inutile presentazione di Urs Stahel, curatore della mostra, che ha pensato bene di organizzare una conferenza stampa imbarazzante durante la quale ha parlato per un’ora (manco fosse in un’aula accademica di fronte a scolaretti alle prime armi), vale davvero la pena visitare questa antologica a tema di Thomas Struth, perché ogni singola inquadratura, ogni singola composizione è viatico di un felice discorso cromatico, di una eleganza geometrica che rasenta a volte l’astrazione e crea sineddochi deviate in cui una parte allude a un altrove che viene simulato come coincidente con lo spazio reale dello spettatore.
Ogni singolo scatto di questo cammino legato appunto alla “natura” e alla “politica”, allo spazio dell’apprendimento, come pure alla «alla capacità propria dell’uomo di operare con la massima precisione manuale e artistica», è una spiazzante riflessione sulla «ricerca contemporanea e dell’alta tecnologia», traguardo raggiunto dalla natura umana, il cui desiderio di conoscere e di scoprire, salta il fosso del presente e si allunga verso un futuro fantascientifico da realizzare.
Distillation Column (Gladbeck, 2009), Grazing Incidence Spectrometer – Max Planck IPP (Garching, 2010), Space Shuttle 1, Kennedy Space Center (Cape Canaveral, 2008) o il bellissimo scatto del Chemistry Fume Cabinet (The University of Edinburgh, 2010), sono alcuni scatti di questo percorso nel progresso che non solo sembra registrare lo sviluppo della vita, ma anche giocare sullo spazio lasciato all’osservatore, sull’ampia pista riflessiva che il nuovo costruisce: e senza sosta. «Per me è questione di chiedersi in che modo qualcosa che non esisteva in precedenza nella mente si possa materializzare in un concetto e diventare parte della realtà. Quanto usiamo l’espressione “immagina qualcosa”, stiamo già riconoscendo la capacità del cervello di pensare per immagini».
Tomas Struth, a cura di Urs Stahel, MAST, Bologna, 02.02.2019 – 22.04.2019
immagini: (cover 1) Thomas Struth, «Cappa chimica», Università di Edimburgo, 2010. C-print, 120,5 x 166,0 cm © Thomas Struth (2) Thomas Struth, «Spettrometro a incidenza radente», Max Planck IPP, Garching, 2010. C-print, 115,1 x 144,0 cm © Thomas Struth (3) Thomas Struth, «GRACE-Follow-On», veduta dal basso, Ottobrunn, 2017. Inkjet print, 139,7 x 219,4 cm © Thomas Struth (4) Thomas Struth, «Albero bronchiale con struttura di supporto», MMM, Wildau 2016. Inkjet print, 77,9 x 114,9 cm © Thomas Struth