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Home News Focus

Transart Festival a Bolzano

Arshake by Arshake
19/04/2018
in Focus
Transart Festival a Bolzano

©Quiet Ensemble_Teiuq

Ha inaugurato ieri, nella città di Bolzano, la quindicesima edizione di Transart aprendo al Museo Museion con un progetto di di Fabio di Salvo, componente del collettivo romano Quiet Ensemble, che nella casa dell’arte contemporanea di Bolzano ha dato voce alla forza del suono, catturando i sensi con un collage di campionatore di canzoni folk e canti religiosi.

ta15_MUSEION_PROVE_ ARDADIOUNGO

A seguire, i migranti e a Eduard Demetz si sono esibiti nella performance musicale dal finale aperto intitolata ARDADIOUNGO.  Questo spazio è diventato nel tempo il punto di ritrovo per molti giovani che frequentano il Cafè e godono dell’accesso gratuito a internet. In particolare, qui si fermano molti migranti richiedenti asilo, ospitati nel centro di accoglienza allestito presso l’ex Hotel Alpi di Bolzano e coordinato dall’Associazione Volontarius. All’interno e all’esterno del Passage trascorrono lunghe ore al loro smartphone, a comunicare con i loro cari rimasti a migliaia di chilometri di distanza. Sono ragazzi che arrivano dall’Asia e da vari Paesi dell’Africa, come Mali, Senegal e Costa d’Avorio. Parlano differenti idiomi, comunicano fra di loro in inglese o francese e a volte, quando le parole non sono sufficienti, con i gesti. ARDADIOUNGO in lingua wolof significa «Hallo, Ciao, sono qui». L’idea, semplice e immediata, è di trovare un modo per dare un suono a questo saluto, attraverso le percussioni, la voce e gli elementi della quotidianità di questi ragazzi, come le suonerie dei cellulari, strumenti preziosissimi che nel loro caso permettono di creare una rete di relazioni e di non perdere il contatto con le loro radici e con gli affetti lontani.

Grazie alla collaborazione del compositore Eduard Demetz nella veste di «musicante», un numeroso gruppo di ospiti della struttura si è incontrata nei giorni passati per scrivere una melodia che raccontasse la loro storia, fatta di differenze e punti comuni. Un momento in cui affermare con un evento simbolico e pacifico la loro presenza nel tessuto della città, di salutare e di essere salutati.

©Ontroerend Goed

La collaborazione con Museion si concretizza quest’anno anche con un progetto – in prima italiana – che metterà alla prova la capacità del pubblico di mettersi in gioco. A Game of You, questo il titolo della performance ospitata al piano interrato di Museion, è il terzo episodio di una trilogia ideata dal collettivo belga Ontroerend Goed. Dalle 20.00, sarà la porta d’ingresso al festival: un momento di indagine – inatteso e profondo – di sé e degli altri. Dopo The Smile Off Your Face e Internal, gli artisti belgi predispongono la scena per uno spettacolo che apparentemente non ha né pubblico nè attori, nè copione.  Uno ad uno, in completa solitudine, i visitatori sono invitati a entrare in labirinto e a vivere un percorso di ascolto e osservazione: lo spazio si trasforma in un dispositivo panottico che permette di guardare senza esser visti e di sentirsi osservati ma non esserne mai certi, innescando la produzione di immagini e fantasie sul proprio sé da parte degli altri e viceversa. A Game of You è una performance che esplora le differenze fra pubblico, folla, osservatore, che rivela le diverse modalità attraverso cui gli spettatori come singoli possono esplorare uno stesso evento. La compagnia ha acquisito notorietà esplorando il tema del “patto” fra pubblico e performer, cancellando le normali linee di confine che separano questi due corpi. In modo indiretto A Game of Youconduce chi partecipa in un terreno in cui appare immediatamente chiaro che ciò che vediamo nello specchio, o pensiamo di conoscere di noi stessi, non è necessariamente quello che gli altri vedono. La partecipazione al progetto è solo su prenotazione(info@transart.it & 0471 673070). La performance Teiuq è invece solo il preludio a quanto attende il pubblico negli spazi, per la prima volta presi in prestito dal Festival, della Galleria Civica di Bolzano.

Tecnologia e natura, immaginario concreto e astratto, equilibrio tra casualità e controllo: sono queste alcune delle linee di ricerca di Quiet Ensemble, al secolo Fabio Di Salvo e Bernardo Vercelli. Dal 2009 si dedicano alla sperimentazione e ideazione di opere video attraverso software di manipolazione audio-video ed esplorando le possibilità estetiche e concettuali delle tecniche dell’interattività. Da sempre il duo punta la propria attenzione non tanto sui fenomeni della realtà più evidenti e a fuoco, quanto su aspetti apparentemente minimi, come il movimento di una mosca o il suono prodotto da una lampada, da un oggetto minuscolo, da un fruscio degli alberi. In occasione di Transart 15, Quiet Ensemble mette in mostra le opere prodotte tra il 2009 al 2015 che lo hanno reso famoso sulla scena internazionale.

©Quiet Ensemble

“Nella mostra – afferma Fabio Di Salvo – saranno presenti diversi lavori, i più rappresentativi del nostro percorso, come le fragili orchestre, cioè orchestre molto delicate e sensibili, in cui – per esempio – i musicisti possono essere delle piante. L’invito è di porre attenzione nei confronti della piccole cose, verso elementi silenziosi o quieti, che in realtà serbano un’energia gigantesca che solo attraverso la pazienza e l’attenzione sarà possibile cogliere”.

Nel giorno dell’opening, gli spazi della Galleria Civica sono stati irradiati dalla performance The Enlightenment. L’idea da cui parte il progetto è che ogni lampada ha un suono proprio, costituito dall’amplificazione della propria “ronza”, quel rumorìo di disturbo generato dall’energia elettrica che alimenta ogni singolo faro. Le frequenze che emettono le luci si sentono sottopelle e variano in base alla dimensione e al tipo d’illuminazione del tipo di lampada. «Quel che conta nel nostro lavoro è la propensione all’ascolto: nel ridefinire un rumore di fondo dandogli importanza – afferma Bernardo Vercelli – la musicalità sta in ciò che ascoltiamo, come in quel che vediamo…l’orchestra inaspettata, invisibile e fragile, facilmente fraintendibile con quel che definiamo scontato o di poca importanza». The Enlightenment è la presentazione della materia sonora nascosta dentro ogni luce che compone il set. Un “concerto invisibile” dove ogni luce esteriorizza la sua frequenza sonora. (dal comunicato stampa)

immagini
(cover – 1) © Quiet Ensemble (2) MUSEION PROVE – ARDADIOUNGO (3) © Ontroerend Goed (4) © Quiet Ensemble – Teiuq
Tags: arselectronic.festivalMuseionmuseummusicperformanceQuiet Ensemblereal timesoundscape
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