Sono passati circa cinquant’anni da quando , detto Lick, poneva le prime fondamentali basi teoriche per la realizzazione del primo rudimentale internet, ARPAnet. ARPA – Advanced Research Project Agency, era l’agenzia americana istituita per la ricerca militare, oggi DARPA (Defence Advanced Research Projects Agency). E’ proprio così. Le potenzialità creative del computer sono state esplorate dai più brillanti cervelli al mondo, ingaggiati e finanziati per scopi militari. Ai fini di una buona ricerca è stato provato infatti essere fondamentale espandere i confini della tecnica alle varie discipline e aprirsi al loro reciproco influsso.
Nel 1962 a capo dell’ARPA arriva Licklider, psicologo e ingegnere. Due professionalità così apparentemente lontane si sono combinate tra loro in una miscela esplosiva che ha condotto l’intuizione di quest’uomo a scoprire le premesse essenziali per la messa in atto di connessioni e interfacce. I suoi modelli sono poi divenuti realtà poco più tardi per mano di altri, man mano perfezionati fino ad arrivare all’Internet dei nostri giorni.
Grazie a questa ampiezza di visione, Licklider si era da subito convinto delle potenzialità simbiotiche tra la macchina l’uomo, proprio come avviene nell’omonimo processo biologico, quando due organismi completamente diversi diventano indispensabili l’uno per l’altro. Questo pensiero è apparso in un suo importante scritto, Man Computer Symbiosis[1], nel 1960.
E’ quindi l’uomo e la sua misteriosa organizzazione vitale nelle leggi biologiche ad illuminare su molte intuizioni di pensatori e scienziati. Tutto il resto segue a ruota. A quel punto diventa naturale capire quali aspetti considerare per organizzare e implementare la scoperta. Nel caso di Licklider era essenziale sviluppare sistemi di condivisione in tempo reale – computer time-sharing, la memoria – tanto nelle sue componenti quanto nelle modalità di accesso alle informazioni – e le strumentazioni per input e output di dati. Ora, la vera problematica, e Licklider la individua subito come nodo centrale da dover sbrogliare affinché questa simbiosi possa prendere avvio, risiede nella diversità radicale del linguaggio uomo-macchina. Questa presa di coscienza guida alla necessità di pensare ad uno scambio che inizialmente avviene attraverso grafici realizzati per mano dell’uomo e che possano essere tradotti dal computer in concetti. Ecco dove e quando l’interfaccia inizia a prendere forma. La necessità di comunicare in real-time diventa premessa alla ricerca sull’interazione tra uomo e macchina. Lo dice Licklider stesso in un’intervista condotta a Cambridge, registrata e poi pubblicata dal Charles Babbage Institute (University of Minnesota, Minneapolis 1988): “Prima ancora di iniziare la ricerca sull’interazione uomo-macchina, dobbiamo avere sistemi di time sharing[2]”.
Ancora una volta, utopia e immaginazione contribuiscono alla scienza; ancora una volta le grandi scoperte scaturiscono dall’intreccio di più discipline, coltivate gradualmente nel tempo fino a che il nome a cui attribuire la scoperta non sia colui che è arrivato a maturazione di un processo.
Tutto questo è ancora molto attuale. E’ questo infatti il percorso che ha portato a scoperte più recenti come quelle legate ai progressi nella comunicazione uomo-macchina attraverso il pensiero del gruppo di ricerca di Siena Liquidweb. Dalle strategie militari, alle applicazioni intuitive in ambito creativo, ad applicazioni bio-mediche – come è il caso di Liquid web – scienza, arte e tecnologia progrediscono grazie alle loro reciproche contaminazioni.
Elena Giulia Rossi
[1] J.C.Licklider, Man Computer Symbiosis, IRE Transactions and Human Factors in Electronics, volume HFE-1, pp. 4-11, marzo1960 e disponibile online all’indirizzo http://groups.csail.mit.edu/medg/people/psz/Licklider.html
[2] W. Aspray, A. Norberg, An Interview with J.C.R. Licklider, Cambridge, 28 ottobre 1988, poi pubblicata dal Charles Babbage Institute, University of Minnesota, Minneapolis testo originale: “We need to have time-sharing systems before we could man-computer interaction research” (Licklider).
Immagini
1. (cover) ARPAnet architecture, photo via
2. J.C.L.Licklider, photo via
3. Liquidweb, Brain Control, 2013, photo via