«Vuoi che iniziamo adesso?» La domanda suona insistente, entrando dalla mia finestra al tramonto di una domenica grigia e sospesa. Se si trattasse del concerto di Tony Allen, ascoltato recentemente a Villa Medici, risponderei: «subito!» Per un altro mix di piacere e freschezza dai ritmi afrobeat. Tony Allen, tra i più grandi percussionisti e batteristi che l’Africa abbia conosciuto, si e’ esibito con la sua formazione sul palco dell’ultima edizione di Villa Aperta, appuntamento musicale electro pop rock, avviato dall’Accademia di Francia che a Giugno ha chiuso la sua sesta edizione.
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Questo mi ha dato lo spunto per riflettere sul rapporto fra arti visive/musicali, Villa Medici e Roma. Fondata nel 1666 da Luigi XIV, l’Accademia di Francia, ha avuto molte case a Roma prima dell’attuale sede sulla collina del Pincio. A Roma gli artisti venivano mandati per imparare a ricopiare a perfezione la statuaria romana e la pittura dei nostri maestri, così da impreziosire poi gli ambienti dei reali francesi. La musica fa il suo ingresso a Villa Medici nel 1830, quando l’Académie des Beaux decide di estendere il Prix de Rome a questa arte e consegna il premio ad Hector Berlioz, che appena arrivato a Roma ne lamenta parecchio la sterilità musicale.
Berlioz loda Roma, la vista panoramica dalla Villa, una delle più magnifiche del mondo, ma accusa fortemente l’appiattimento intellettuale della città e l’impossibilità di trovare esseri a lui simili. Posizione condivisa anche da altri compositori pensionnaires alla villa, quali Charles Gounod e Claude Debussy. Rappresenta una qualche eccezione Bizet, capace di entrare in relazione facilmente con l’anima e la solarità della città, frequentando a lungo Caffè Greco. Il compito di liberare la villa dal torpore musicale che la attanaglia e’ riconoscibile a Balthus, pittore di origine polacca che dirige la Villa dal 1961 al 1977, cercando sempre di affiancare la carica direzionale all’attività pittorica e al dialogo attivo con molti borsisti. Legato ad una profonda amicizia con il regista Federico Fellini, scrive: «Restituire a Villa Medici tutto il suo prestigio è stata per me una vera e propria ossessione. Era una questione che aveva a che fare con la vita spirituale, un modo di conservare la vita. Il mio amico Fellini, d’altronde, l’aveva capito bene. Ti vedo, diceva, come il custode del patrimonio in cui la storia ha deposto la cultura degli uomini»[1] E’ durante la sua direzione che anche i Rolling Stones fanno tappa alla villa, con Marianne Faithful, e che Michael Levinas compone «Ouverture pour une fête étrange» in onore delle ‘strane’ feste nei giardini, un’ode al rinnovamento e rinfrescamento dionisiaco della villa.
E’ con Eric De Chassey, direttore tuttora in carica, che la villa inaugura nel 2010 una stagione dedita alla cultura musicale in tutte le sue forme, non rifuggendo fenomeni commerciali e meno elitari. I primi esponenti di musica «contemporanea» ad ottenere una residenza sono Claire di Terzi, Magic Malik, Bruno Mantovani, capaci di fondere pop, jazz, virtuosismi lirici e tecniche elettroacustiche. Il 2010 e’ anche l’anno in cui viene lanciata Villa Aperta, che in questa sesta edizione (4-6 giugno 2015) ha visto esibirsi fra gli altri, Malik Mezzadri, meglio conosciuto come Magic Malik, talentuoso flaustista ivoriano, compositore – jazz man e pensionnaire di Villa Medici nel 2010. Con lui abbiamo scambiato qualche opinione sul modo di intendere oggi la musica, sul loro rapporto con Roma e l’accademia di Francia. Possiamo vedere Villa Aperta come la risonanza morfica di un passato musicale avviato nell’Ottocento col Prix de Rome.
Elena Abbiatici: Come la residenza a Villa Medici ha influenzato la tua scrittura musicale? Sei riuscito a stringere delle relazioni con alcuni musicisti interessanti, pensatori …- sapendo che Roma è abbastanza sterile per la produzione musicale?
Malik Mezzadri: M Sinceramente non ho incontrato musicisti o artisti al di fuori della villa. Ho cercato di rimanere molto concentrato sul posto durante il mio soggiorno. Tuttavia, l’incontro con gli altri pensionnaire del mio anno e gli incontri con gli ospiti della Villa mi hanno smosso diversi pensieri. Non so dire come Villa Medici abbia influenzato la mia scrittura, posso semplicemente dire che mi ha permesso di scrivere, soprattutto partendo da documenti di tradizione scritta – una pratica a cui voglio dedicarmi sempre più, di intendere le mie capacità e motivazioni verso questo aspetto dell’attività musicale a cui vorrei dedicare più tempo nei prossimi anni.
Che cosa vuol dire suonare sul palco di Villa Medici, dopo aver vissuto a lungo quel luogo?
La Villa è un posto che amo profondamente, non tanto per la sua storia, quanto perché ora conserva una parte della mia. Sono stato uno spettatore della prima edizione di Villa Aperta, quando ero in residenza. Quest’anno ho avuto il piacere di invitare DJ Oil, un vecchio compagno di musica elettronica, ad accompagnarmi sul palco. Prima, grande desiderio. Poi, il gran piacere di essere di nuovo in Villa e condividere la mia musica in un luogo che amo.
Come intendi la musica e la sua integrazione con le arti visive?
In generale trovo che le espressioni artistiche abbiano un’essenza esclusiva. Mi piace la danza da sola, senza musica, mi piacciono le immagini sole ecc. Salvo quando un’espressione artistica mette in atto diversi campi della percezione e li inserisce in una forma ibrida in cui gli elementi non possono rimanere separati. Ma questo è molto raro. Spesso si scrive musica “sull’” immagine o si danza “sulla” musica, ce
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Cosa pensi dei servizi gratuiti musicali come Spotify o Deezer di streaming: un vantaggio o uno svantaggio per la musica? Pensi che il numero di brani caricati ogni giorno significhi possibilità di scoprire qualità o rappresenti la sua totale negazione?
Penso che tutto dovrebbe essere a libero mercato nella società e che i prodotti del lavoro non dovrebbero essere convertiti in valore monetario, ma reinvestiti in nuovi risultati d’interesse generale. Il potere d’acquisto è un’illusione che beneficia pochi milionari e miliardari. Infastidiscono quelle persone che ritengono la loro creazione artistica come parte del capitale, generatrice di profitto, sottoposta alla «scienza della manipolazione di massa». Abbiamo bisogno di generare profitto individuale per pochi, e credere che ogni individuo abbia processi differenti. Per la musica che faccio il guadagno è irrilevante e la gratuità è un vantaggio per la diffusione delle nostre espressioni artistiche. Preferisco perdere qualche euro e distribuire la mia musica, che guadagnare pochi euro e farla arrivare solo ai pochi che possono permetterselo. Forse le persone che infastidiscono sono soprattutto quelle che distribuiscono, vendono e raccolgono i diritti di licenza. Sono loro che fissano i prezzi e traggono profitto dalla vendita di opere d’arte. Anche nei casi in cui gli artisti sono pagati a livelli da far invidia alle classi povere e medie, i maggiori beneficiari sono gli editori, i produttori, i distributori etc. Infatti, quando l’artista non ha che la sua musica a generargli profitto, questo è un riferimento per molti!
[1] Balthazar Klossowski de Rola, detto Balthus, direttore di Villa Medici dal 1961 al 1979, http://www.villamedici.it/it/villa-medici/direttori/b/balthus/
Immagini (cover) Magic Malik sul palco di Villa Aperta © Officine K (1) Tony Allen sul palco di Villa Aperta © Officine K (2) Magic Malik sul palco di Villa Aperta © Officine K (3) Villa Aperta 6′ Edizione, Villa Medici, Roma, 4-6 giugno, 2015 © Officine K