Sophie Dyer e Sasha Engelman, rispettivamente un’artista e una geografa dal 2020 impegnate nel progetto Open Weather hanno guidato un workshop d’eccezione che nelle due giornate del 7 e dell’8 maggio negli spazi della Fondazione Onassis, ha permesso ad un gruppo diversificato di partecipanti di costruire una stazione radio che riceve immagini dal satellite NOAA e ragionare così con l’esperienza sul potere dell’immaginario della narrazione dei dati. Il workshop è parte di Weather Engines, progetto a cura di Daphne Dragona e Jussi Parrikka, per esplorare il tempo meteorologico in tutte le sue sfaccettature attraverso un ampia gamma di opere, alcune commissionate ad hoc per la mostra, sostegno importante alla ricerca artista e scientifica.
Video, installazioni, film, animazioni, si intrecciano con gli eventi collaterali e con la pubblicazione che accompagna la mostra, non un tradizionale catalogo, piuttosto un ‘glossario’ che porta assieme le parole che riguardano il tempo meteorologico attraverso una pluralità di voci. Non solo. Il tutto è fortemente radicato nel territorio, quello che dall’area della Fondazione si estende all’Osservatorio Nazionale di Atene, fondato nel 1842 come primo centro di ricerca.
Torniamo al workshop Open Weather. Attraverso le immagini catturate dalle stazioni radio, ma anche il processo per arrivare a tutto questo, i partecipanti sono guidato nella dimensione invisibile delle onde radio, spazio ‘congestionato’ dove viaggia ogni tipo di informazione stratificata su piani di frequenza, alcuni più accessibili di altri. Siamo dentro al mondo dei dati, decodificati, immaginati, rappresentati, narrati. Queste narrazioni sono tutt’altro che lontane dalla realtà, piuttosto la forgiano attraverso l’agire quotidiano per essere poi restituiti all’atmosfera da dove tornano nuovamente in forma di dati.
Questo dice da sé quanto il modo di agire e di costruire queste narrazioni possa essere importante e influente. L’approccio di Sophie e Sasha è solidamente fondato sulle teorie femministe, nella scelta dei modi di collaborare, di come occupare lo spazio così come di come teorizzare il progetto, tutto concretamente consolidato in una sinergia tra loro che con grande facilità si estende ai partecipanti. Il corpo tecnologico è centrale e si intreccia con antenne, cavi e software. Il corpo è anche incluso nel glossario che accompagna la mostra e dedicato al tempo meteorologico. La voce è scritta proprio dal duo di open weather. Al corpo cinetico nelle sue «qualità dinamiche e cinetiche, la loro capacità di avere un impatto e di subirlo, si aggiunge il ‘secondo corpo’, ovvero la propria esistenza come forza su clima.
Teorie femministe e corpo sono centrali anche nella narrazione costruita dalle opere in mostra: i corpi congelati della documentazione video di casi sommersi di immigrati lasciati al freddo del video multicanale di Susan Schuppli (Cold Cases, 2022) , quelli stilizzati nelle sottili sculture di acciaio di Lito Kattou integrati con elementi tecnologici e naturali, ‘portati in vita’ come veri e propri esseri ambientali (Bodies X-XV, 2022), le forze femminili che rappresentano il potente vento Hine-pu-wi-o-toka nella cultura Maori di Shearer & Livermore ( The Huri Wai, 2021), sono solo alcuni esempi.
Il corpo, il nostro corpo, è chiamato in causa non appena si entra nella stanza che accoglie il Mycelium Garden di Mathias Fritsch, installazione ‘viva’ dove una serie di funghi piantati in piccole isole di compost chiuse in buste di plastica genera dei micro-climi e costruisce un ecosistema che si esprime attraverso una diversità di forme per accogliere e acclimatarsi, imparare e sorprendersi ogni giorno dei cambiamenti anche inaspettati di un vero e proprio teatro ecologico. Vita dei funghi e uomo si ritrovano in nuove dinamiche di scambio, nel’impatto climatico della loro coesistenza che raggiunge l’apice nel momento in cui i visitatori sono invitati a consumarli in un momento conviviale.
La narrazione non lascia fuori nessun aspetto legato al clima, e rispetta il proposito di esplorare le poetiche, «le politiche, e le tecnologie dell’ambiente dal terreno al cielo, dal suolo all’atmosfera».Così il mondo sottomarino è raccontano attraverso l’inquinamento delle micro-plastiche, racconto dal corto di Hunter & Wright (Hydromancy, 2021) ma anche in quello di Hypercomf dove l’inquinamento dei mari entra in un gioco di associazioni che dalle cave marine arriva alla questione abitativa dell’uomo (Marine Caves and Benthic Terrazzo, 2021). L’aria è attraversata dall’interventi di geo-ingegneria sul clima raccontati dall’animazione di DESIGN EARTH (The Planet after Geoengineering, 2021).
Pollini collezionati da regioni in via di desertificazione sono assemblati da Benera &Estefan nella forma di esemplari geologici per conservare la memoria genetica delle piante in via di sparizione, mentre l’invisibile distribuzione di CO2 risultata dall’economia globale dagli anni ’70 ad oggi si concretizza nella scultura 3D di Manifest Data Lab (Carbon Topologies, 2022).
Il suolo è attraversato dal video due canali di Gil-Fournier & Parrikka (Seed, Image, Ground, 2020) nel legame tra semi, operazioni aeree, immagini fotografiche e la trasformazione della superficie della terra in dati. Gli scenari di vita ‘more-then-human’ dell’animazione di Superflux (Refuge for Resurgence, Window View, 2021) spunta dal fondo della parete come paesaggio osservato da una finestra, quasi presagio del paesaggio che verrà.
Attraversiamo la città e raggiungiamo l’Osservatorio. L’Acropoli non ci perde mai d’occhio; da quell’altra angolazione si ripropone ancora più potente. Negli spazi di questo importante centro di ricerca, i lavori guidano nel mondo delle strumentazioni. Tornano i sistemi di data visualization con stazioni radio, in questo caso ottenuti attraverso l’antenna indossabile di Passarra & Briot (Listening Space, 2019-22), ma anche strumentazioni tanto semplici quanto efficaci, come l’Aereografo di Kotionis costituito da bastoni attaccati ai rami di un prugno che tracciano su un disco di sabbia i segni lasciati dal movimento dei rami mossi dal vento collegando cielo e terra.
La Terra aveva sorpreso il primo astronauta atterrato sulla Luna più della Luna stessa. La sua immagine sferica ci ha accompagnato fino ad oggi, estendendosi dal mondo analogico a quello digitale di Google Earth. Ora lo sguardo e l’immaginazione sembrano rivolgersi altrove, verso colonizzazioni di altri pianeti, come Marte, dove si posa l’attenzione della suggestiva installazione multicanale di Alexandra Daisy Ginsberg all’interno dell’Osservatorio che, utilizzando il motore del gioco Unity, simula la crescita della Terra sul pianeta alieno. Nel frattempo, la Terra si riconfigura nelle nuove geografie dettate dai dati e si prepara per la sua nuova fase. Non necessariamente l’uomo ne sarà parte.
Weather engines, a cura di Daphne Dragona e Jussi Parrikka, Onassis Stegi e Osservatorio Nazionale di Atene, 01.04 – 15.05.2022
Jussi Parikka e Daphne Dragona (edito da), Words of Weather, Onassis Foundation, 2022 (pubblicazione che accompagna la mostra)
(cover – 1) SUSAN SCHUPPLI, Susan Schuppli, «Cold Cases», 2021-2022, © Stelios Tzetzias (2-3) Sophie Dyer e Sasha Engelman, Open Weather workshop, Onassis Stegi, 6-7 maggio 2022, foto e.g.rossi (4) Sophie Dyer e Sasha Engelman, Open Weather, trasmissione dal satellite NOAA-19 nel passaggio a Northbound su Londra il 12 Aprile 2020 alle 137.10 MHz. immagine: open-weather CC BY 4.0 (5) Lito Kattou, «Bodies X-XV», foto © Stelios Tzetzias (6) Mathias Fritsch, «Mycelium Garden», 2022, foto © Stelios Tzetzias (7) Anca Banera & Arnold Estefan, « Proxy Climates», 2019, foto © Stelios Tzetzias (8) Osservatorio Nazionale di Atene (9) Afroditi Psarra & Audrey Briot, Osservatorio Nazionale, Atene, photo © Stelios Tzetzias (10)Zisss Kotionis, « Aerographs», photo © Stelios Tzetzias.