La blochain è la tecnologia che ha dato vita alla Bitcoin, criptovaluta emersa all’ingresso di una nuova era finanziaria, per alcuni aspetti vicina al sistema virtuale a cui sono legate le carte di credito. La blockchain scrive un altro capitolo di storia di Internet, quello che poggia su un sistema de-centralizzato di trasmissione e conservazione di informazioni che rende le transizioni sicure, almeno così promette di porsi il sistema, e rintracciabili.
La blockchain che, utilizzata in primis dal sistema finanziario, ha fatto guadagnare ad Internet l’appellativo di Internet of Money, è applicabile a tutti i campi, il suo potenziale ancora tutto da esplorare, proprio come lo era Internet nel primo periodo della sua entrata nel mercato, a metà degli anni ’90. E come all’Internet di allora, alcuni artisti si sono avvicinati a questo nuovo sistema nel tentativo di capirne le implicazioni sociali attraverso la lente generata dai linguaggi dell’arte.
Namsal Siedlecki, giovane artista interessato alla storia e al modo in cui questa si intreccia con materia e materiali, naturali e artificiali, e con la loro costituzione, si è interessato all’argomento e ha realizzato dei lavori site-specific per gli spazi dell’Associazione Culturale smART risultati nella sua prima personale a Roma. Il titolo White Paper, carta bianca, si riferisce a quella su cui aveva scritto il proposal per la Bitcoin il suo fondatore, conosciuto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto nel 2008, un anno prima che quell’dea abbozzata sulla carta diventasse realtà.
Materia, come marmo e legno sono svuotati fisicamente e nelle proprietà che li caratterizzano nei loro diversi modi di reagire al tempo per diventare contenitori di miners, elaboratori di calcolo impiegati per “l’estrazione” di Bitcoin. I miners sono l’ultimo frutto dell’invenzione elettrica da cui ancora tutti noi dipendiamo. Attaccati ad una spina e collegati tra loro e con i internet ad altre unità sparse in tutto il mondo, i miners lavorano e producono valuta. L’autore scompare, come ormai scritto nella migliore tradizione dell’era della riproducibilità tecnica, ma scompare anche la certezza del suo valore che cambia di secondo in secondo. L’incertezza di attribuzione di valore, da sempre sintomo del mercato, con l’accelerazione della sua mutabilità si rende tangibile.
Tele in pergamena realizzate con materiale di origine animale e dalla superficie bianca ma di una tonalità e qualità di superficie che le rendono visibilmente ‘vive’, fanno da raccordo tra presente e passato, evocando i registri su cui si annotavano spese, transazioni, operazioni finanziarie.
La mostra – si propone di “spostare l’attenzione sulla questione più ampia del valore dell’opera, sulle sue possibilità di diventare un organismo con una propria autonomia e capace di generare ricchezza, sulla capacità di oggetti e materiali di diversa natura di combinarsi tra loro e trasformarsi”. “Gli oggetti che l’artista impiega, – così conclude Saverio Verini il suo saggio in catalogo – , si trasformano in opera d’arte, interrogandoci sul loro statuto, sui loro passaggi di stato, sul loro valore, sulla loro transitorietà e sulle infinite possibilità combinatorie che si aprono una volta che entrano in contatto con lo sguardo dell’artista”.
“Namsal Siedlecki. White Paper”, a cura di Saverio Verini, smART – Polo per l’Arte, Roma, aprile – settembre, 2018
immagini: (cover 1) Namsal Siedlecki, White Paper, 2018, exhibition view, smART – polo per l’arte, Roma (2) Mine, 2018, marmo, Antminer D3, cavo RJ-45, cavo elettrico, dimensioni variabili (3) 12_Vellum, 2018, pergamena, 79×90 cm (4) Mine, 2018, travertino, Antminer D3, cavo RJ-45, cavo elettrico, dimensioni variabili