Wim Wenders è una delle più grandi personalità del cinema tedesco degli anni 70. Caratteristica del suo lavoro è la profonda azione analitica che si sposta dall’esterno verso l’interno, l’eccezionale capacità di scrutare la realtà e l’incalzante e distruttivo progresso che spazza via il passato, per arrivare infine ad analizzare l’ animo umano, il senso dell’esistenza e la sua transitorietà.
Durante le perlustrazioni alla scoperta dei luoghi che di volta in volta entrano a far parte del suo panorama cinematografico, Wenders, sebbene sperimentatore delle più avanzate tecnologie – ricordiamo ad esempio il film Fino alla fine del mondo, nel quale ha sperimentato l’ HD o il più recente lavoro in 3D, Pina, sulla vita di Pina Bauch- realizza una «tradizionale» documentazione fotografica, conferendo alla fotografia valore di ricerca scientifica ed antropologica e sottolineandone la valenza espressiva. Una serie di foto, parte del progetto Place, strange and quiet, sono state recentemente presentate a Napoli alla Casa della fotografia di Villa Pignatelli in una mostra dal titolo Appunti di viaggio. Armenia Giappone Germania, a cura di Adriana Rispoli. Le immagini presentate, panorami naturali e paesaggi urbani segnati dal passaggio dell’uomo, rivelano la predilezione del mezzo analogico da parte dell’artista che a tal proposito dichiara: «Quello che amo soprattutto nella fotografia analogica, non per nostalgia, ma per puro piacere è che essa può ancora rappresentare la ‘realtà’. L’atto di fotografare è un lavoro costante contro la sua progressiva scomparsa». Le sue fotografie mostrano una grande narratività e una profonda riflessione sulla percezione temporale, sono capsule del tempo che grazie al grande formato immergono completamente lo spettatore nell’opera creando una relazione empatica con il luogo e con l’artista stesso. A supporto delle immagini sono esposti alcuni brevi appunti del regista che nei panni inscindibili di cineasta, fotografo e scrittore, racconta una storia sull’umanità contemporanea regalandoci l’emozione dell’ormai perduto «intervallo necessario». Forte è il senso di sospensione, infatti, che ciascuna immagine riesce ad inviare a chi la osserva; l’iniziale sensazione di precarietà, il notevole straniamento, si risolve poi nella resa alla grandiosità della natura. L’assenza delle figure umane ne sottolinea l’importanza, come ammette lo stesso Wenders, aumentando la carica evocativa ed innescando la fantasia creativa dello spettatore che dà vita al suo personalissimo «viaggio».
Da vero e proprio esploratore, Wenders si cimenta dal 1973 nella tematica del viaggio, un percorso fisico ed introspettivo, che lo ha condotto alla realizzazione dei tre film ormai divenuti celebri sotto la denominazione di «Trilogia della strada» (Alice nelle città 1974, Falso movimento 1974 e Nel corso del tempo 1976). La città, in tutti i suoi aspetti, è il punto cardine della sua ricerca, non è soltanto uno scenario ma è parte integrante della narrazione, dato reale e metafora del contingente, specchio delle emozioni e dei conflitti, luogo fisico e spazio della memoria. Proprio la memoria, non in senso nostalgico ma come strumento cognitivo, è un altro fondamentale riferimento della poetica del regista tedesco. Wenders lascia allo spettatore il tempo di pensare, di ricordare e di riconoscere la realtà attraverso le immagini, «sistemi di riflessione» che costruisce con meticolosa attenzione e a cui dona un’ estrema purezza. Il suo cinema predilige la lentezza narrativa, rispetta i tempi delle storie e quelli dei suoi personaggi, è dunque in netto contrasto con il dinamismo accelerato della nostra contemporaneità, con l’attuale «virtualizzazione» dello spazio e con la «medializzazione» delle relazioni.
Servendosi di tutte le tecniche cinematografiche esistenti il regista diventa «storyteller» contemporaneo, per dirla con le parole di Walter Benjamin, di cui Wenders conserva l’atteggiamento positivo nei confronti delle nuove tecnologie dell’arte e condivide le riflessioni sul «sortilegio della narrazione». Il narratore, dunque, offre al pubblico la sua esperienza, una visione personale ed intimistica del mondo, come in Il cielo sopra Berlino del 1987, dove, attraverso le immagini, le storie e i diversi punti di vista dei suoi personaggi, racconta della realtà post bellica in una Berlino ancora divisa e segnata da profonde ferite.
Eppure, nonostante la comprovata attenzione alle svariate possibilità che la tecnologia gli offre, Wenders realizza sostanzialmente opere «analogiche» in quanto non hanno l’ambizione di creare una realtà alternativa, nuova, ma, essendo esse stesse frammenti di realtà, diventano oggetto e strumento di analisi del presente, distanti dal mondo in cui «gli avventurosi viaggi» di cui parla Benjamin avvengono in rete ed in cui la nozione stessa di viaggio assume connotati e sfumature diverse.
Le immagini qui riprodotte sono le fotografie esposte nella mostra a Napoli a Villa Pignatelli (21.09 – 17.11.2013).
Ogni immagine era accompagna da una nota dell’autore che riportiamo qui di seguito:
Alfabeto armeno [img 1]
L’alfabeto armeno, mi è stato detto,
ha tenuto in vita il Paese,
come il nervo centrale della sua spina dorsale.
Ero stranamente commosso
da questo monumento nel nulla.
Ruota Panoramica [img 2]
Il vento spostava leggermente la grande ruota,
che di tanto in tanto cigolava.
L’eco che immaginavo:
musica da fiera,
e voci, risate e grida,
senza alcuna preoccupazione.
Distributore di benzina ad Alaverdi [img 3]
Poco dopo che ho scattato questa foto il benzinaio
che si era addormentato nel suo capannone
si è svegliato, mi ha visto con la mia macchina fotografica,
e si è subito alzato gridando,
cacciandomi via con un bastone. Doveva aver fatto un brutto sogno.
Il mare vicino Naoshima [img 4]
Alcune persone possono stare in piedi per ore
e guardare le montagne.
Lo preferisco osservare il mare.
Non c’è nulla di più misterioso
di come il tempo scorra lungo l’oceano.
L’orizzonte ti fa perdere il senso del tempo.
Immagini
(1cover) Wim Wenders, Alfabeto armeno, Armenia, 2008, C-print, 183.5 x 378.2 cm, Copyright: © Wim Wenders 2013; (2) Wim Wenders Ferris Wheel, Armenia Ruota Panoramica, Armenia 2008 C-print 148.8 x 345.5 cm Copyright: © Wim Wenders 2013; (3) Wim Wenders Petrol Station in Alaverdi, Armenia Distributore di benzina ad Alaverdi, Armenia 2008 C-print 183.5 x 452.5 cm Copyright: © Wim Wenders 2013