Le opere di ventinove artisti internazionali, di diverse generazioni, articolano lo spazio di Palazzo Ardinghelli in una rigenerazione mediale e simbolica.
Afterimage – la mostra al MAXXI L’Aquila curata da Bartolomeo Pietromarchi e Alessandro Rabottini, – sembra avere un legame con la storia recente della città abruzzese. A distanza di anni dal terremoto che ferì profondamente il territorio, permangono nelle vie della città impalcature che fanno percepire una traccia mnemonica visiva lontana nel tempo; che continua ad apparire nel campo visivo. È come se i segni di un frangente lontano si conservassero, con un’immagine residua e – nel percorso espositivo composto da quattro nuclei narrativi – si trovassero spunti di ricerca per approfondire questo fenomeno, anche in simbiosi con l’architettura del Palazzo Ardinghelli. Afterimage è un termine inglese che indica la sensazione che persiste dopo lo stimolo originario cessato, che rimanda appunto un’immagine residua.
I diversi percorsi narrativi, nell’intersezione di distinti artisti e media, portano alla transizione del significato e alla sedimentazione del concetto di trasformazione come in una costruzione di memoria. Si trovano la materialità pittorica, scultorea e il linguaggio fotografico, fino alla immaterialità del digitale che si concretizza su schermi e i corpi, che non rientrano nella relazione dei supporti fisici, emergono da monitor o superfici dipinte. La correlazione fra le opere dei diversi artisti non si percepisce diretta e automatica ma viene strutturata da una narrazione centrale, che guida i nuclei narrativi, come se una linea unica legasse ogni singolo elemento creativo in una particolare forma di interdipendenza; in un campo di visione che mantiene attiva la dimensione mnemonica, stratificata.
La mostra mette in dialogo lavori di importanti artisti italiani – parte della collezione della Fondazione MAXXI – con alcune opere di altre figure internazionali che hanno lavorato in maniera mirata e specifica sul luogo e anche con dei prestiti importanti. Il progetto espositivo prevede il coinvolgimento della struttura museale in tutte le parti interne e dell’ingresso, sin dalla piazza Santa Maria Paganica, dove ad aprire il percorso si trova Masso con gli ultimi 5 giorni. L’opera di Francesco Arena, appositamente pensata per l’occasione, traghetta un messaggio di transitorietà che, dalla fisicità della pietra all’usura delle notizie quotidiane, si evidenzia nell’avvicendarsi dei giorni, fermati dai giornali inseriti nel monolite.
Così inizia la narrazione per una dimensione mnemonica e legata alla quotidianità, nella forte componente tattile che rimanda al primo nucleo narrativo di Afterimage: Materie e memoria. Fino ad arrivare al quarto filone intitolato L’architettura interiore in cui il racconto visivo di Thomas Demand germina dal rapporto diretto con lo spazio architettonico, rimodulato esteticamente. Nella sala centrale del palazzo, l’artista tedesco dà vita a un’installazione ambientale articolata, ricoprendo di carta da parati in tessuto non tessuto lo spazio, e con opere fotografiche dei cartamodelli dell’archivio dello stilista Azzedine Alaïa: immagini digitali dalla valenza astratta.
Trasformazione e metamorfosi sono date dall’altro nucleo, Immagine mutevole che, dalla abituale strumentazione analogica delle opere degli anni Settanta – di Mario Cresci, Paolo Gioli e Luca Maria Patella -devia verso un aperto confronto con la dimensione digitale del lavoro attuale di Massimo Grimaldi. L’immaterialità e la visione mutevole dell’immagine sono evidenziate dall’opera fotografica stampata su seta di Elisa Sighicelli, che accoglie il visitatore durante la salita al piano nobile del palazzo, come elemento caratterizzante del processo di variazione.
Il corpo dischiuso narra come l’elemento corpo sia soggetto centrale, estetico e creativo. Questo elemento primario è la traccia semantica di fusioni concettuali sulla centralità della condizione umana, tra debolezza e aspirazione di rinascita. Ne rilevano i forti piani simbolici le opere di Francis Alÿs e di Frida Orupado. L’articolata struttura mediale su cui si basa Afterimage unisce linguaggi e visioni di diverse identità, che imprimono segni distinti nel tracciato dell’arte internazionale, transitando immagini dalla valenza caleidoscopica.
Afterimage, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Alessandro Rabottini, Museo MAXXI, L’Aquila, 02.07. 2022 – 19.03.2023
immagini: (cover 1) Francesco Arena, «Masso con gli ultimi 5 giorni», 2022. MAXXI L’Aquila Ehibition view. Photo Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione MAXXI (2) He Xiangyu, «Asian Boy», 2019-2020. Dominque White, «Land, Nation-State, Empire», 2022. MAXXI L’Aquila Exhibition view. Photo Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione MAXXI (3) Elisa Sighicelli, «SenzaTitolo(5016)». MAXXI L’Aquila Exhibition view. Photo Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione MAXXI (4) June Crespo, «Untitled (Voy, sí)», 2021. Luca Monterastelli, «Fiume buio», 2022. MAXXI L’Aquila Exhibition view. Photo Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione MAXXI (5) Dominique White, «Land, Nation-State, Empire», 2022. MAXXI L’Aquila Exhibition view. Photo Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione MAXXI (6) HE XIANGYU Asian Boy, 2019-2020. MAXXI L’Aquila Exhibition view. Photo Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione MAXXI