Si è da poco concluso il Festival di Ars Electronica, un evento che, da punto di riferimento di una cerchia di specializzati è diventato ormai un’istituzione, oltre che una finestra privilegiata sulle produzioni tra arte e tecnologia, e – su un piano più allargato – sull’impatto del progresso tecnologico sul contemporaneo culturale (e quindi) sociale. In particolare quest’anno l’attenzione si è concentrata sulla città del futuro, la POST-CITY: mobilità, lavoro, cittadinanza, sono stati al centro del dibattito e dei lavori, attraverso visioni che si sono allargate sul futuro più prossimo con tono propositivo.
Abbracciati da un grande sponsor, quello del marchio Mercedez Benz, che con l’occasione ha presentato, per la prima volta in Europa, , la macchina self-driving Mercedes-Benz F 015 Luxury in Motion, e sostenuti da un grande numero di partners (430, tra musei, associazioni, università, centri di ricerca) la grande manifestazione ha animato l’intera cittadina di Linz, dalla vecchia sede delle poste al fianco della stazione (nuova location e zona centrale della mostra Post-City), alla cattedrale di St Mary (che ha ospitato le avanguardistiche performance di Anarchy Dance Theatre X Ultra Combos), l’OK Center of Contemporary Art (con la mostra «Cyber Arts» da sempre attenta a lavori rappresentativi di media art), il vicino CENTRUM, tutto dedicato al meglio dell’Animazione, fino al campus della Linz Art University dove gli studenti dell’Université Paris 8, hanno presentato progetti innovativi accanto ad una serie di opere storiche, tutte particolarmente care a tematiche relative alla narrativa ipertestuale. Si attraversa poi il ponte sul Danubio dove troneggia la moderna struttura dell’Ars Electronica Center che ha ospitato le mostre «Elements of Art and Science», «Spaceship Earth» con immagini satellitari interattive provenienti dall’Agenzia Spaziale Europea, e dove è stato possibile provare l’esperienza del Deep Space 8K con una serie di progetti pensati ad hoc che danno vita a questa struttura di ultima generazione per la visione di immagini in risoluzione 4k.
Nel complesso ad Ars Electronica hanno trovato spazio i lavori e il pensiero di 946 professionisti, tra artisti, scienziati e attivisti provenienti da 42 paesi. Numerosissimi, quindi, gli eventi, le mostre e le iniziative di cui continueremo a parlare singolarmente su Arshake. Interessantissime le talk che hanno dato spazio al pensiero di grandi visionari nella sede della mostra Cyber Arts. Jeffrey Shaw (che quest’anno si è aggiudicato il Prix Ars Electronica nella seconda edizione del Premio dedicato ai Pionieri Visionari) che ha raccontato dei suoi lavori, da quelli storici a quelli più recenti.
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L’artista e teorica Victoria Vesna, conosciuta per il suo lavoro al crocevia con la nano-scienza e Jens Hauser, critico e curatore specializzato in bio-arte, sono stati tra i protagonisti di un dibattito che ha preso spunto dalle residenze che, da qualche anno, Ars Electronica porta avanti con la partnership del CERN – European Organization for Nuclear Research. Qui gli artisti sono invitati ad osservare il lavoro degli scienziati e a trarne ispirazione in un processo di collaborazione e vicinanza pensato per esistere all’interno di una dimensione tutta sperimentale. «Sperimentazione» significa anche non avere certezza di un risultato sicuro nel breve termine, soprattutto non può essere pensata in termini economici, almeno in un primo momento; questo in sintesi il contenuto del brillante intervento di Michael Doser, fisico del CERN impegnato – appunto – in questo progetto che ha aperto gli spazi di ricerca scientifica alla creatività.
Tornando alla sede dell’evento centrale di «POST-CITY», e nell’ambito di una conferenza sul post-interface, ideata dai due artisti pionieri Christa Sommerer e Laurent Mignonneau, il teorico Erik Huhtamo, specializzato nella media archeology, ha affrontato lo scottante tema del post – mediale. In una visione radicata nel concetto di topos, ovvero cliché. Huhtamo ci ha invitato ad una visione sulla media art di tipo «circolare», dove dover saltare da un tempo ad un altro, dove il pre e il post vivono in un circuito di continuo scambio. Il post diventa il topos perdendo di significato nel momento stesso in cui si riconosce tale. Cinque giorni di attività incessante hanno chiuso l’ultima serata con il tradizionale Big Concert nato dalla collaborazione di Dennis Russell Davis e e dell’Orchestra Bruckner, che, come ogni anno, ha messo in scena l’attraversamento delle discipline, in particolare tra la musica e le arti visive che ne hanno creato spettacolari interpretazioni nella suggestiva location all’interno della stazione ferroviaria di Linz.
immagini (cover 1) Feed Me, NOPER + SAINT MACHINE (2) Spaceship Earth / ESA (3) Deep Space 8K: Post Refugee City (4) Welfare State 3000 / Matea Ban (HR)