In un recente libro uscito per Postmedia, Gaia Bindi attraversa il rapporto tra arte ed ecologia. Lo fa attraverso uno sguardo storico che si allarga sulla scena internazionale, seppure radicato nell’esperienza e nella storia del PAV – Parco Arte Vivente, progetto al quale per diversi anni ha partecipato come curatrice.
Il PAV- Centro Sperimentale per l’arte contemporanea fondato dall’artista Piero Gilardi, costituisce in qualche modo un proseguimento della sua ricerca e attività artistica militante verso una dimensione corale e collettiva. Questo slancio individuale e corale ha fatto si che il PAV diventasse, operando in tempi lontani dall’esplosione di interesse verso l’ecologia di questi ultimi anni, come promotore e contenitore di esperienze internazionali rivolte ad arte ed ecologia.
A fianco dei progetti dello stesso Gilardi, da sempre alimentati dall’interesse per il rapporto uomo-natura-tecnologia e proiettati verso una futuribile società cibernetica, progetti di visualizzazione di dati meteorologici di Andrea Polli, l’arte transgenica di Eduardo Kac e di Marta de Menez, l’attivismo del collettivo Critical Art Ensemble, sono tra le esperienze tra arte, scienza e tecnologia che hanno costruito una storia. Il racconto ha trovato in questo contenitore un luogo ideale anche per la sua significativa origine di riconversione da area manifatturiera a giardino.
Siamo partiti dal PAV perché in fondo è l’esperienza italiana che del rapporto tra arte ed ecologia è un punto di riferimento nazionale e internazionale e anche perché il libro ‘fiorisce’ proprio da questa esperienza. Torniamo ora al volume e alla sua struttura, che procede con altro ordine per quanto il PAV, nel libro si ritrova naturalmente in diversi punti del saggio.
A seguire una premessa storica del rapporto ‘fertile’ tra arte, ecologia e tecnologia, con un taglio inevitabilmente antropologico, il racconto prosegue scandito da una serie di progetti che trovano radici nella visione e nella pratica artistica di Joseph Beuys e in quella delle esperienze della Land Art. Dato che il taglio della lettura si pone nella dimensione antropogenica, prima di avventurarsi altrove, il ruolo della vita biologica sul Pianeta, ancora prima dell’uomo, è anticipato da quello gli insetti. Per quanto piccoli, la loro presenza è un importante indicatore dell’equilibrio uomo-natura, accomunati da uno stesso destino, oltre ad essere stati da sempre fonte di ispirazione per l’organizzazione della società tecnologica e dell’informazione stessa. Il capitolo dedicato all’uomo al centro del clima è declinato attraverso i sui tentativi di comunicazione, tanto in ambito artistico quanto scientifico. La comunicazione si dimostra essere un importante veicolo per acquisire consapevolezza di qualcosa che in verso o in un altro, influenzerà un agire umano che sarà presto letto nella risposta del clima stesso. Il capitolo dedicato a Gilardi e al PAV è anticamera della finale riflessione sull’immagine dell’antropocene, tra arte e scienza che conclude il discorso e ne apre un altro molto importante: il ruolo del pubblico e l’aspetto emotivo. Per quanto sembri confinata alle arti umanistiche, l’emotività un ruolo lo deve pure avere se è vero che tra gli scienziati ci sono professionisti che rischiano la vita per andare a caccia di uragani.
Il libro raccoglie diverse esperienze in una lettura che attraversa l’Antropocene, non spinge l’uscita dai suoi confini, ma si pone pur sempre nella proiezione di una visione propositiva, già sollecitata dal titolo dell’introduzione ‘coltivare l’utopia’. La prefazione di Piero Gilardi passa in rassegna le tematiche dei vari capitoli e le commenta con alcune sue riflessioni e idee da rilanciare ai lettori. Prefazione e conclusione chiudono un cerchio che ruota attorno all’importanza di emotività e percezione. (…) il ruolo delle arti ecologiche – così conclude Gilardi la su prefazione a manifesto del suo pensiero militante – è quello di collaborare alla presa di coscienza della maggioranza degli abitanti del pianeta, superando con l’empatia estetica la ‘grande cecità’ che ci attanaglia” (Gilardi)
Gaia Bindi, Arte, Ambiente, Ecologia, postmedia books, Milano 2019