Carlo Zanni è da sempre impegnato a ritrarre il paesaggio contemporaneo, sfuggente, sempre più costruito attorno, con e dentro le informazioni. I dati, e il loro fluire in tempo reale, sono stati spesso materia (e contenuto) dei suoi lavori accostati a materiali relativamente più tradizionali: pittura scultura, video. Il momento creativo nei suoi lavori più sperimentali è stato sempre accompagnato da inevitabili domande: «Se l’arte che produci è un file, cosa vendi?Come lo vendi? A quanto lo vendi?
Attorno a queste domande, legate a vendita, acquisizione e conservazione di lavori effimeri, ruota il suo ultimo libro, Art in the age of the Cloud, una biografia che dai retroscena delle produzioni che hanno alimentato fattivamente accese discussioni sui questi temi, allarga lo sguardo al contemporaneo più attuale, quello dell’arte e quello della cultura digitale a cui appartiene.
Tutto parte con dei lavori gif salvati in formato video per partecipare ad una mostra al MoMA/P.S.1, nel 2001. L’opera contenuta in un file, come la video-gif, è stata solo uno di tanti modi di formalizzare opere d’arte nel mondo digitale, man mano sempre più complesse, sperimentando il rischio di includere nel lavoro il flusso dei dati e di farne il cuore dell’opera. Rischio, perché difficilmente un collezionista, istituzione o privato che sia, si sente sereno nell’acquisto di opere che possono sfuggire al loro controllo, che sono in qualche modo ‘vive’.
Basti pensare alla sua serie di sculture –ritratto Altar Boys, dove la componente fisica era completata da un software collegato ad un server e contenuto al suo interno, o ai corti che hanno definito una nuova forma di cinema da lui stesso ritrovata nel termine di DATA Cinema, anche questo dipendente da dati estrapolati in tempo reale. My Country is a Living Room (2011) era un poema generativo realizzato con Google Scribe, strumento del web [non più in uso] che completava automaticamente le parole iniziate.
Per tutti questi lavori Zanni ha creato delle forme alternative alla versione ‘live’, complice l’archivio dei dati, che potessero sopravvivere al tempo e cercare un dialogo con il mercato, senza rinunciare alla ricerca e alla sperimentazione.
Ubiquità e riproduzione hanno duellato in opere e multipli. Anche il semplice video si è ritrovato, poi, altro da sé, incorporato nei ViBo (video book), concepiti da Zanni come video- libri, pensati per circolare con costi accessibili e in un numero di edizioni piuttosto alte, un modello di distribuzione da mettere nella lista del vicino futuro.
Art in the age of the Cloud scorre in un tempo non-lineare. I capitoli scandiscono il tempo, ciascuno un anno diverso. Si va continuamente avanti e indietro ricollegano fatti e momenti in una sorta di brevi flash. Aspetti biografici legati al lavoro dell’artista si intrecciano all’attualità più popolare: quella che ha visto nascere e trionfare per un periodo Napster[1], quella che ha visto tremare il mondo politico con Wikileaks[2].
Il tempo non è chiuso alle date che scandiscono la vita di Zanni. Si estende, piuttosto, anche a momenti importanti che hanno scandito il contemporaneo o dato spunti per poterlo osservare in maniera consapevole. Il 1936, per esempio, entra nella biografia dell’artista per essere l’anno del celebre L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica di Walter Benjamin, testo fondamentale per ragionare sui nuovi canali di riproduzione e di distribuzione, sul concetto di originalità e di possesso.
Non sono i dati a definire il profilo del paesaggio contemporaneo, dell’uomo individuale e sociale? Dataism, termine che indica un mondo definito dai Big Data utilizzato da David Brooks nel New York Times nel 2013, con Homo Deus di Yuval Noah Harari nel 2016 si radicalizza come dato di fatto. Il ruolo e lo spazio degli uomini è ridotto a quello di un chip al servizio del sistema di data processing. Se questo è vero, l’uomo deve affrettarsi a ridefinire radicalmente tutti i parametri per affermarsi nel mondo liquido che da spazio ‘altro’ è diventato contenitore. Art in the Age of the Cloud è un libro d’artista, una biografia e un tassello di questo grande mosaico ancora tutto da ricomporre.
[1] Napster è un programma di file sharing creato da Shawn Fanning e Sean Parker attivo dal 1999 al 2001
[2] Wikileaks è organizzazione internazionale senza scopi di lucro lanciata nel 2006 per ricevere in modo anonimo, e grazie ad un contenitore protetto (drop box) documenti segreti e renderli pubblici sul proprio sito web.
CARLO ZANNI, Art in the Age of the Cloud, Diorama Editions, 2017
immagini: (cover 1-3) Carlo Zanni, «Art in the age of the Cloud», 2017 (4) Carlo Zanni, «Art in the age of the Cloud», 2017, book launch Marséll Paradise, Milan, 10.01.18