Fotografia, video e web sono protagonisti di un saggio di Luca Panaro, recentemente uscito per la casa editrice postmedia books. La tecnologia è qui analizzata nel suo impiego creativo e in una lettura trasversale e inter-disciplinare che accende i riflettori sui temi di «casualità» e «controllo». Il filo che cuce assieme tecnologie e tecniche creative (comprese fotografia, cinema, video arte, net art, etc.) coincide con lo spazio liminale che si pone – appunto – tra «casualità» e «controllo». Il controllo è quello in cui confida l’autore nell’intenzione consapevole di avviare un processo che sa essere poi destinato a definirsi «nel» e «con» il caso e nello stupore che il risultato inaspettato suscita.
L’autonomia del mezzo è portata in primo piano dal pensiero di filosofi (Benjamin, Flusser), da scrittori e da quegli artisti che hanno riposto in queste peculiarità il significato del loro lavoro. Il protagonista del romanzo di Luigi Pirandello, I Quaderni di Serafino Gubbio operatore (1925), che nelle mani della macchina diventa lui stesso spettatore, introduce l’argomento con un esempio letterario che lascia da subito intravedere il taglio interdisciplinare del saggio.
Autonomia della macchina fotografica e del video sono analizzati, poi, attraverso il pensiero e l’opera di Andy Warhol (l’artista che voleva essere una macchina) e di Franco Vaccari che, sostiene Panaro, «ha avuto il merito di aver sostenuto fino in fondo l’autonomia del mezzo». Tutto questo si intreccia con esempi del cinema di ieri e di oggi, come The Cameramen (1928) di Buster Keaton, dove anche una scimmia ammaestrata è in grado di usare una macchina fotografica e Blow up (1966) di Michelangelo Antonioni, dove una situazione sfuggita all’occhio umano si rivela impressa sulla pellicola per determinarne l’intera trama.
L’immagine riprodotta, in forma statica e in movimento, annuncia l’estensione dei generi artistici a nuove tecniche e nuove logiche creative. Così anche il ritratto, che nella pittura congelava la virtù degli uomini, oggi può manifestarsi anche come immagine in movimento; il risultato a volte anche subordinato al caso. Il video-ritratto di Zidane ( Zidane: A 21st Century Portrait, 2006) di Douglas Gordon e Philippe Parreno che riprende il calciatore proprio durante la partita che lo vede espulso, ne è un esempio lampante. Autonomia del mezzo e imprevedibilità proseguono poi nel web dove il mezzo coincide con lo spazio, dove le potenzialità di creare processi generativi o la possibilità di ripresa in real-time, ovvero di documentazione in tempo reale, diventano contestualmente strumento di creazione e soggetto dell’opera.
Nelle sperimentazioni sul web citate da Panaro l’imprevedibilità è consapevolmente chiamata in causa dagli autori che si ritirano poi dalla scena per «assistere» ai finali dell’opera. Camera Caritatis (1999-2006) realizzata dal poliedrico Roberto Cuoghi lascia spazio e azione agli utenti nel nome di un’opera anonima. Nella trama del corto The Ties Between Illness and Success, opera di Carlo Zanni, da lui stesso definita nel genere di «data-cinema», la malattia si aggrava proporzionalmente al numero di utenti che accede al sito, ponendola così in stretta relazione al successo, e quindi ai dati e all’accesso. No Fun (2010) del duo conosciuto, tra gli altri, come Eva e Franco Mattes, mette in scena un finto suicidio in una video-chat per filmarne le variegate reazioni degli utenti, inconsapevoli di essere osservati.
Può capitare, quindi, che sia l’intreccio con il caso a determinare di un’opera lo sconfinamento da un genere ad un altro. 2001, dell’artista tedesco Wolfgang Staehle esposto alla Postmasters Gallery di New York come video ritratto del paesaggio urbano, comprendeva anche una ripresa delle Twin Towers in tempo reale. Nella contemporaneità degli eventi, con l’attacco delle Torri Gemelle dell’11 settembre, questo lavoro si è trasformato nella tragica ripresa dell’attacco terroristico del 2001. L’inaspettato questa volta ha migrato l’opera verso la dimensione mediatica per rimanerne parte come documentazione in tempo reale di un evento tragico. Un saggio agile e una lettura trasversale che non solo attraversa i generi e i tempi, ma che non trascura di sottolineare come tutte queste peculiarità di automatismo e interattività abbiano radici lontane, in un tempo analogico.
Luca Panaro, «Casualità e controllo. Fotografia, video, web», postmedia books, Milano 2014
Immagini
(cover) Roberto Cuoghi, In Camera Caritatis, 1999-2006 (1) Michelangelo Antonioni, Blow up, 1966, still from film (2) Franco Vaccari, Photomatic d’Italia, 1972-1974.(3) Carlo Zanni, The Possible Ties Between Illness and Success, 2006-2007, still from video (4) Eva e Franco Mattes, No Fun, 201o.