Dal 1977, anno in cui avvia un sodalizio con Sergio Lombardo e inizia a lavorare nel centro studi Jartrakor, Cesare Pietroiusti (Roma, 1955), artista per passione e medico (con specializzazione in clinica psichiatrica) per disperazione, ha costruito un percorso luminoso che, sotto la via lattea dell’eventualismo estetico, crea cortocircuiti utili a dissacrare, profanare, reinventare gli strumenti del comunicare per leggere, con occhio vigile e analitico, i miracoli e i traumi dell’arte e della società di massa.
Accanto a un progetto che gioca sull’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (sull’incanto, sul declino e sul ritorno dell’aura), a una serie di lavori legati all’economia e al denaro – dai Metodi per una alterazione irreversibile del denaro (la masticazione delle banconote con Eating Money e l’utilizzo dell’acido solforico per la mostra Arte, Prezzo e Valore, organizzata negli spazi di Palazzo Strozzi, a Firenze) alla recente Disponibilità della cosa (organizzata al MAMBo con Stefano Arienti e gli Associanti) – Cesare Pietroiusti ha maturato, sulla piattaforma del secondo Novecento, un disegno relazionale (ma forse è meglio definirlo connettivo, comunitario, collettivo) che, se da una parte fa pensare, per affinità, alle trovate di un Duchamp, di un Manzoni o di un Kline, dall’altra apre un mondo multicodico, transmediatico e pluridisciplinare che trasforma il messaggio in un massaggio attivatore di pensiero.
I pensierinonfunzionali.net (1978-2008) – «Prova a fare in due modi diversi la stessa cosa» e «Realizza un oggetto che appare soltanto quando lo si osserva per un certo tempo» sono i primi due –, rappresentano, in questo percorso, assieme al Senza titolo, 2009-2016 («la distribuzione gratuita di 300 fogli bianchi regolarmente firmati e numerati dall’artista che si impegna a completarli nell’arco temporale compreso tra il 4 agosto 2009 e il 4 ottobre 2016»), un progetto che toglie la parola fine al finale.