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Christian Niccoli, Ohne Titel, 2011, video, 45”, loop. Premio Terna 04 (categoria Megawatt)
Christian Niccoli nasce a Bolzano nel 1976. Attualmente, vive e lavora a Berlino. Si è formato presso le Accademie di Firenze, Milano e Vienna e ha partecipato al Corso Superiore Arti Visive della Fondazione Antonio Ratti di Como. Ha partecipato ad Unidee in residence presso Cittadellarte – Fondazione Pistoletto di Biella e all’International Studio Program presso il Künstlerhaus Bethanien di Berlino. La sua ricerca artistica parte dalla volontà di esprimere prima di tutto una condizione emotiva, personale e globale ed il supporto che meglio interpreta la complessità di tali riflessioni esistenziali è il video. Egli stesso afferma: «il mio interesse è indagare gli esseri umani e le loro esigenze. Le mie opere sono diventate più precise e tecnicamente sofisticate ma alla fine sono una continua analisi di me stesso e dell’ambiente che mi circonda». Prende in prestito dalle scienze umane alcuni metodi di indagine e come un antropologo studia i comportamenti e le consuetudini delle comunità con cui si confronta, ricerche che confluiscono in installazioni video complesse, spesso multiple e simultanee che raccontano relazioni e modelli comportamentali di sistemi sociali come coppie di amanti o famiglie.
Le sue opere sono state presentate in Italia e all’estero presso numerose esposizioni, istituzioni e musei, tra cui alla 8th Baltic Biennale for Contemporary Art di Szczecin, il Kunsthaus Graz, Transmediale e Berlinische Galerie – Landesmuseum für Moderne Kunst, Fotografie und Architektur di Berlino, la Harald Falckenberg Collection ad Amburgo, il Museum of Modern and Contemporary Art a Rijeka, il Kunstverein Göttingen, Galerie im Taxispalais di Innsbruck, La Châtaigneraie – Centre wallon d’art contemporain, Flémalle, e Museion – Museo d `Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano. Ha vinto il Österreichische Grafikwettbewerb ed era nella shortlist del Premio Lo Schermo dell’Arte 2011.
Ohne Titel, tra le vincitrici del Premio Terna 04 nella categoria Megawatt, è un video di 45 secondi in loop in cui cinque persone in bilico su una struttura minimale, formata da un asse e un cilindro, provano a dosare le proprie forze per trovare stabilità. È un lavoro sulla responsabilità collettiva, una metafora della precarietà dove «ognuno dei cinque protagonisti è nei suoi movimenti responsabile per la stabilità di tutto il gruppo».
Quale è lo stato dell’arte oggi in Italia? Quale è il ruolo dell’artista nel sistema attuale dell’arte e della società?
Vivendo a Berlino da molti anni e non avendo mai «vissuto» come artista nel mio paese di origine, posso solamente dire le mie impressioni «da fuori». Mi sembra che il sistema dell’arte in Italia non sia più così Italo-centrico. C’è una maggiore circolazione internazionale da parte degli artisti, che devono dimostrare all’estero di che pasta sono fatti, pur mantenendo delle basi nel sistema italiano. Ho l’impressione che dopo la stagione anni Sessanta-Settanta, l’artista «che funziona» in Italia sia sempre anche un po’ un personaggio da salotto buono, che funziona all`interno del contesto di finanziamento prevalentemente privato (e non pubblico come in altri paesi europei). Mi auguro che questa cosa cambi, ma mi sembra che, fortunatamente, ci siano sempre più artisti informati su fondi pubblici, residenze e festival e che quindi fanno veicolare il loro lavoro anche attraverso canali internazionali fuori dal circuito gallerie/fiere.
Premio Terna pubblicò, in una delle sue prime edizioni, una ricerca previsionale dello stato dell’arte dal 2010 al 2015. I risultati hanno aperto una finestra su quello che è agli effetti il panorama attuale. Tra questi, anche il fatto che la crisi avrebbe portato ad un superamento dell’assuefazione rispetto alle regole dominanti, oltre ad un maggiore impegno sociale dell’arte. È quello che sta accadendo davvero?
Su questo non so dire con precisione. Sono fuori da queste cose.
Ricordi la tua partecipazione al Premio Terna? Stavi lavorando ad un progetto in particolare?
In quel periodo stavo lavorando al film Ohne Titel, un film sperimentale girato poi nel luglio del 2013 in Islanda.
In un’intervista con Eleonora Charans (2010), racconti della tua iniziale passione per la pittura e del tuo incontro con il video, quando hai realizzato che era un canale espressivo capace di esprimere al meglio la tua immaginazione. Invertiamo la domanda: in quale direzione, e in che misura, a tuo avviso, il video ha cambiato la pittura?
Sono due mezzi per me molto diversi. A un livello visivo, il cinema ha preso molto dalla tradizione pittorica, basti pensare alle vedute nei film di Sergio Leone. Oppure, nella video-arte, come per esempio Bill Viola ha creato praticamente dei dipinti in movimento. Per certi videoartisti che, come me, lavorano con un linguaggio molto ridotto e che si affidano completamente alla potenza dell’immagine, la pittura è sempre un buon mezzo di riferimento. Mi viene in mente l’Isola dei morti (Toteninsel) di Böcklin, che in un immagine racconta tutta un atmosfera, una sensazione, senza raccontare una storia.
Come è cambiata la committenza [pubblica e privata] in Italia e in Germania, dove ora vivi e lavori?
Non ho mai fatto progetti su commissione. Quindi non posso parlare di proprie esperienze.
Cosa dovrebbe avere (che ancora non ha) l’Italia a sostegno della creatività per rendere il nostro paese sempre più competitivo a livello internazionale? E quale paese, su scala globale, ritieni sia il migliore da questo punto di vista?
Da sudtirolese «privilegiato» mi viene da dire: i fondi pubblici. Quindi fondi che danno la possibilità di produrre senza dover fare i conti con finanziatori privati (gallerie, collezionisti). La Scandinavia da questo punto di vista fa un lavoro brillante. Anche in Germania ogni regione ha un fondo per produzioni artistiche. Ovunque gli artisti fanno fatica a produrre, ma la mia impressione è che in Italia il sistema di fondi sia talmente arretrato che, se non sei ammanicato, quei pochi fondi di produzione (anche se solo 1000 euro) non li vedrai mai. Nessun Paese al mondo è assolutamente meritocratico, ma ho l’impressione che in Italia si ragioni troppo in termini di «amicizia» piuttosto che di «stima».
Cosa ha rappresentato, e cosa rappresenta oggi per un artista il Premio Terna nel panorama Italiano e in quello internazionale?
È una bella opportunità per mostrare il proprio lavoro e per sostenere la produzione di nuovi progetti. Per me il Premio è stato il primo tassello nel finanziamento del film Ohne Titel (2013).
Terna è un’azienda che si occupa di trasmettere energia al Paese. Il suo impegno con Premio Terna si focalizza sulla trasmissione di energia all’arte e alla cultura e nella creazione di una rete di sostegno e sviluppo del talento. Ritieni la formula del Premio Terna ancora attuale per la promozione dell’arte? Hai qualche suggerimento da dare per la prossima edizione?
Sarebbe forse opportuno rendere la mostra del Premio un evento itinerante.
Immagini(cover – 1) Christian Niccoli, Ohne Titel, 2011, Premio Terna 04 (categoria Megawatt), still from video e (1) video from vimeo (2) Christian Niccoli, Untitled#1, 2009, still from video (3) Christian Niccoli, Ohne Titel, 2011, still from video (4) Christian Niccoli, Die Umarmung, 2003, still from video (5) Christian Niccoli, Planschen, 2008, still from video.