C’è un’opera di Fabrizio Cotognini (Macerata, 1983) presentata alla Serra dei giardini durante la 56. Biennale di Venezia nella mostra Flags curata da Elena Forin e recentemente acquisita dalla Jozami Collection legata al Queen Sofia Museum Foundation – è sempre una gioia sapere che alcuni artisti italiani siano apprezzati oltreoceano e che entrino a far parte di collezioni importanti – che traccia una riflessione sulla riflessione, che disegna la storia sulla storia, che logora e sfianca il passato per sorprendere lo spettatore e invitarlo a decifrare un rebus, ad attraversare la singola pagina di un racconto polimediale da godere non soltanto per quello che significa ma per quello che è come pagina scritta, ghirigoro arabesco matassa schermo, un’immagine. Segno distintivo di quest’opera, tra le più luminose nel palinsesto offerto quest’anno ad Artissima, è lo sguardo visionario di un artista che prova a decifrare «i fumi di questa epoca confusa», che vuole modellare un discorso sulla storia del singolo e della specie, che mira a raccontare d’un viaggio nelle Marche: e d’una scoperta, seguita da un dialogo immaginifico tra la maestria di un poco più che trentenne creatore di mondi e un compagno di strada silenzioso, Fabio Mauri.
Partendo dalle tavole della Manipolazione di cultura, l’introvabile libro d’artista firmato da Fabio Mauri nel gennaio del 1976 e realizzato da Magdalo Mussio per le edizioni La Nuova Foglio (ad onor del vero il lavoro nasce nel 1971 ed è portato a termine nel 1973), Fabrizio Cotognini costruisce una conversazione impossibile, una sovrapposizione di vicende storiche che disarmano lo spettatore mediante cortocircuiti costruttivi, slittamenti temporali, potenti e pensanti associazioni.
Sulle immagini d’archivio strappate da Mauri alla documentazione fotografica del fascismo e del nazismo inserite nella parte alta di una superficie tripartita che accoglie, accanto alle immagini, una zona buia e una didascalia bilingue (italiano e tedesco), Cotognini imprime un timbro visuale che collega il passato alla nostalgia del presente, con un corpus d’immagini strappate al mondo dei social network, del fumetto e del cinema (si pensi al romanzo grafico V for Vendetta e all’omonimo film ) e dei vari brani della comunicazione attuale.
Con una tecnica che sbianca e traveste (travolge) il nerume del passato, Fabrizio Cotognini crea dunque fenditure metaforiche tra il prima e il dopo per dar luogo a controimmagini, a poetici stridori che non rinunciano alla resistenza e, con responsabilità, mostrano il terrore quotidiano, la seduzione del male, la disperata corsa del potere – entusiasmanti gli archetipi presi a prestito dalla fattoria degli animali e dall’apocalittico 1984 di Orwell.
Simulation of thoughts (2015) è, infatti, una storia semplice e accecante, ma una storia che sfugge alla storia e alla cronistoria per aprirsi alle storie, alle tante persone che sopportano, ai milioni di singole individualità produttive, alle maggioranze silenziose che rappresentano l’unico faro luminoso delle nostre complesse società.
immagini (all) Fabrizio Cotognini, Simulation of thoughts, 2015, pencil, pen, biacca on Fabio Mauri artist book nuova foglio 1976, 300x150cm, Jozami Collection / Queen Sofia Museum Foundation (Buenos Aires).