SOMETHING ELSE – OFF BIENNALE CAIRO è un’iniziativa che nasce dalla volontà di supportare la scena artistica egiziana e la presenza di artisti internazionali al Cairo. Sotto la direzione di Simon Njami sono stati selezionati sette curatori che parteciperanno alla manifestazione apportando propri contributi e proposte.
Tra i curatori invitati c’è Valentina Gioia Levy che si occupa da anni di esplorare il rapporto tra pratiche artistiche e dinamiche cross-culturali, interessandosi a questioni geo-politiche globali e locali, con una particolare attenzione alle complesse relazioni tra oriente e occidente. In riferimento al delicato momento storico che sta vivendo l’Egitto, il nord-africa e tutto il medio oriente, la curatrice ha ragionato sul termine ‘rivoltare’ inteso non nella sua accezione più comune di ‘ribellione’, ma esplorando altre sfumature di significato, come ad esempio: capovolgere, ribaltare, stravolgere, nauseare.
Per Something Else, Valentina Gioia Levy presenta Liquid Lead Generation un progetto che include i lavori di quattro artisti italiani nati negli anni’70, nel mezzo di quel periodo noto come ‘anni di piombo’. Il titolo della mostra allude proprio a quel difficile momento della storia italiana contemporanea segnato da lotte e conquiste sociali, ma anche da numerosi attentati terroristici e dalla cosiddetta ‘strategia della tensione’ il cui obiettivo era quello di destabilizzare la situazione politica e l’opinione pubblica. Il nome del progetto rimanda anche all’espressione ‘modernità liquida’ usata da Zygmunt Bauman per indicare la società contemporanea caratterizzata, secondo il sociologo polacco, da frammentarietà, precarietà, nomadismo e una libertà di espressione, cui fanno da contrappeso l’abbondanza di informazioni e le nuove strategie di controllo e sorveglianza. Proprio la gestione dei flussi di informazione, e quindi del sapere e della conoscenza, diventa oggi la nuova frontiera del potere a livello globale.
Richiamando alla mente l’immagine del metallo delle pallottole che fonde, muta e si trasforma in messaggio, informazione o flusso di dati, il titolo della mostra (in italiano, generazione del piombo liquido) si riferisce a quegli artisti che si trovano a metà tra queste due epoche, che corrispondono anche al periodo a cavallo tra il prima e il dopo-internet. Sebbene le loro pratiche divergano per aspetti estetico-formali e spesso anche per la scelta dei mezzi espressivi, gli artisti selezionati condividono l’interesse per le dinamiche del potere che si esprimono attraverso la strumentalizzazione del linguaggio e, in generale, la comunicazione. Che siano informazioni liberamente disponibili in rete, notizie trasmesse da famosi quotidiani internazionali, advertising di grandi marche, graffiti o scritte grossolane contro il sistema che appaiono sui muri della città, per questi artisti i messaggi sono oggetti di cui appropriarsi e di cui far uso in quanto strumenti di riflessione e di critica della stessa società che li ha generati. Il paradosso, l’ironia e la mimesi con la realtà al fine di evidenziarne le incongruenze sono i fondamenti del loro fare artistico. Come campo di indagine scelgono la società capitalistica globalizzata rappresentandone le contraddizioni e assumendo il ruolo di istigatori di dubbi, riflessioni e ripensamenti utili a possibili evoluzioni del libero pensiero.
Nella serie di manifesti che sarà in mostra ad OFF Biennale Cairo, Adalberto Abbate attualizza un lavoro, già presentato al Centre Pompidou di Parigi, in cui recupera immagini di scontri nell’Italia degli anni ’70 e sostituisce gli elementi di offesa, come bastoni o altri oggetti contundenti nelle mani dei partecipanti alle manifestazioni, con mazzi di fiori. L’artista siciliano produce in questo modo un détournement dell’immagine – e della violenza in essa insita – trasformandola in una sorta di manifesto pubblicitario per la pace.
Anche per Ludovica Gioscia l’approccio all’immagine si compie attraverso la raccolta, la collezione e poi la rielaborazione in chiave ironica. L’enorme quantità di immagini che inondano la rete è impossibile da assimilare e ‘consumare’ nel senso che siamo stati abituati ad attribuire a questo termine. I milioni d’utenti che navigano ogni giorno, in ogni parte del globo, ingurgitano senza sosta nuovi input visivi che non potranno mai trattenere completamente. Come una giocosa risposta a questo stato bulimico dell’individuo contemporaneo perennemente on-line, ad OFF Biennale Cairo, Ludovica Gioscia presenta un’installazione site-specific composta da carte da parati che riproducono il Vomitorium Label, un marchio inventato dall’artista, che allude all’idea di un colorato rigurgito di immagini legate ai brands di alcune delle più grandi multinazionali che invadono il pianeta.
La rete e le sue potenzialità sono da sempre al centro della ricerca di Paolo Cirio. Il suo progetto Global Direct si fonda sull’utopia di poter riorganizzare l’idea di democrazia utilizzando il web e producendo una decentralizzazione globale del potere attraverso una ri-distribuzione della conoscenza. I diagrammi presentati sono organigrammi di nuove possibili configurazioni di organi politici e sociali e costituiscono la visualizzazione analogica di dati ricavati da una ricerca nata dall’analisi di fonti scientifiche e da conversazioni con vari professionisti del settore.
Infine, Liquid Lead Generation include anche la nuova versione dell’installazione web The Fifth Day di Carlo Zanni, presentata in anteprima per l’opening di OFF Biennale Cairo su concessione dell’Arts Santa Monica Centre de la Creativitat di Barcellona, dopo che l’istituzione spagnola ne ha supportato l’aggiornamento. Definito dall’artista ‘data cinema’, The Fifth Day, è un film generativo che espande il concetto di cinema attraverso l’uso della rete e i passaggi di informazione ad essa collegati. È costituito da una sequenza di fotogrammi scattati da Zanni durante un periodo di residenza in Egitto, alcuni anni fa, il cui susseguirsi si modifica in base a una serie di dati recuperabili in rete quali ad esempio: la percentuale dei seggi occupati dalle donne nel parlamento nazionale, le locandine dei film che appaiono sul sito della Apple, gli IP degli ultimi 13 utenti connessi (etc).
Il sovvertimento e la riorganizzazione del legame tra immagini, dati, informazioni, messaggi e significati è il filo conduttore che unisce i lavori presentati in mostra ed è parte fondamentale delle pratiche artistiche di questa generazione per cui la precarietà, lo sradicamento dal territorio di appartenenza e l’individualismo tipici dell’epoca contemporanea si accompagnano spesso alla nostalgia per momenti, luoghi e situazioni di aggregazione e di interscambio.
immagini (cover 1) Carlo Zanni, The Fifth Day, video still courtesy the Artist and Arts Santa Monica Centre de la Creativitat (2) Adalberto Abbate (3) LUDOVICA GIOSCIA, VL (Vomitorium Label) fall/winter 2014. Photography Jan Krejci (4) Paolo Cirio, Global Direct, installation view, courtesy of the artist