Questa domenica si è conclusa la 24a edizione del Sónar Festival a Barcellona, confermandosi ormai come tra i più importanti punti di riferimento internazionali nel convergere di arte, musica elettronica, e industria tecnologica. Come ogni anno i riflettori hanno oscillato tra pubblico e protagonisti della scena mondiale in un ‘palco espanso’.
Concerti, musica, audio-visivo, spettacolari progetti multimediali hanno portato, ancora una volta, a Barcellona artisti da tutto il mondo, giovani e affermati, che hanno dato forma ad una visione del futuro con particolare attenzione a realtà virtuale e intelligenza artificiale, due settori che si avvicinano sempre più a rivoluzionare le nostre facoltà percettive – e quindi fisiche – , e quest’anno tema e centro dell’attenzione di questa edizione del Festival.
Il Festival si è espanso anche fisicamente coinvolgendo realtà diverse in tutta la città catalana. La sovrastante mostra di Bjork.Digital al CCCB ci ha risucchiato, volenti o nolenti, nelle viscere dell’artista (e della spettacolarizzazione del suo dolore) ai suoi ritmi musicali e a quelli dettati dai mezzi di una realtà virtuale piuttosto retrò.
Scendendo sulla Rambla, verso il mare, negli spazi di Arts Santa Mònica, ci siamo liberati nella creatività di Brian Eno con la mostra Light Forms / Soundforms che ci ha accolto, a partire dall’installazione sonora realizzata per lo splendido chiostro del primo dei tre piani dell’edificio, nella dimensione embrionale, diffusa, coinvolgente, empatica, tipica di un visionario che è stato, e rimane, un vero intellettuale e sperimentatore.
L’installazione al Padiglione Mies van der Rohe (riprodotto dall’originale) e promosso dalla Fundació Mies van der Rohe, che ha confermato la sua collaborazione con il Sónar + D per il terzo anno consecutivo, ci ha scosso con tutta la nostra fisicità con Wave Shift di Mark Bain.
L’amplificazione modulata delle vibrazioni dell’edifici,o emesse dalla sua stessa materia (ma anche dalla presenza dei visitatori), hanno fatto letteralmente tremare le pareti e visitatori, visualizzate con le increspature dell’acqua nelle fontane del Padiglione attraverso speakers appositamente posizionati sotto la superficie.
Ci siamo avvicinati così alle porte del Sónar e del Sónar + D dove si sono susseguiti un’infinità di eventi. Enthropy, evento transmediale dell’astronomo e cosmologo Dr. Dida Markovic con il duo DopplerEffeckt e Antivj, momento magico, tra conferenza, concerto audio-visivo e live-documentary, ha accolto il pubblico del Sónar il suo primo giorno.
Phosphere di Daito Manabe con lo studio Rhizomatiks, installazione performativa di luci, suoni e danza, produzione di quest’anno di SonarPlanta è stata anticamera della sua performance life con Nosaj Thing, sinergia di due creatività e visioni che intrecciano visual e musica in uno spettacolo che, in un attimo, ha riempito la sala.
Ricevuta con grande entusiasmo anche la performance serale di Nicolas Jaar, giovanissimo che ha ormai conquistato un pubblico internazionale con uno stile ormai riconoscibile e riconosciuto, ma continuamente arricchito di nuova energia audio-visiva.
E ancora, l’illustratrice Noemi Schipfer e l’architetto musicista Takami Nakamoto hanno reso complici le loro creatività nel nome di NANOTAK con cui hanno portato in scena una performance live onirica e ipnotica. Questi, tra i tantissimi eventi che hanno letteralmente stregato il pubblico e che, attraverso gli eventi collaterali, lo hanno attirato al di là della cortina spettacolare, conquistando la loro curiosità per i contenuti.
Accanto agli stage sono stati presentati i più interessanti: più stimolanti sinergie sono state presentate le ultime produzioni di Realtà virtuale, tra cui Dear Angelica, la prima animazione dipinta mano, il documentario Ground Beneath Her, Home VR Spacewalk dove immedesimarsi nel corpo di un astronauta, e Deep Dream Software, di Jessica Brillhart di Google.
La presenza, da qualche anno, della sezione Sónar + D ha quindi portato al Festival un valore aggiunto, espandendo il suo raggio di azione con l’entrata nei retroscena dei grandi spettacoli multimediali, l’incontro con i protagonisti, l’offerta ai giovani professionisti di numerose possibilità messe sul tavolo da un ‘attitudine’ del Sónar che favorisce l’incontro tra creatività e industria in maniera ‘fattiva’.
Le sezioni start up e Meet the Expert, lo Start Up Garden, e il Networking Day che quest’anno ha anticipato di un giorno l’apertura del Festival, hanno goduto di maggiore spazio e attenzione. L’incredibile energia ha trascinato via dalla realtà i 123.000 visitatori per quattro giorni interi, ma anche lasciato una traccia e spunti di riflessione su cui ragionare a freddo, a riflettori spenti.
Il crescere dell’attenzione del pubblico, ma anche il concretizzarsi di opportunità lavorative che sono state avviate dal Sónar + D in questi anni passati, ci fanno riflettere sui grandi cambiamenti della creatività che tende sempre più ad espandersi in nuove forme interdisciplinari e inter-mediali. Soprattutto, si è rivelato modello vincente per la sua attitudine interdisciplinare e per la capacità di sintonizzare creatività e industria su stessi canali di frequenza.
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immagini: (cover 1 – 14) Nerea Coll – Sonarvillage 2017 (2-4-5-6-9-10-11-12-13) Sonar+D, 2017- Photo© Arshake: Cristian Rizzuti (3) Bjork – photocred. Santiago Felipe (7) Nerea Coll – Sonarplanta 2017 (8) Nicolas Jaar – Sonar Pub 2017. Photo Fernando Schlaepfer