Prosegue oggi il racconto di Delphine Valli, appunti e riflessioni sull’importante confronto tra cultura visiva Occidentale e Orientale, vero e proprio diario da Marrakech dove è in corso la sua residenza a Le 18 Derb el Ferrane, con The Impossible Present, progetto vincitore della X edizione Italian Council. Il suo vedere e sentire si posiziona al centro di queste due culture, delimitazioni culturali che abbracciano la vita dell’artista, Algeri, dove ha vissuto dai 3 mesi ai 16 anni e Roma dove attualmente vive e lavora. La sua ricerca creativa, da sempre impegnata nell’indagine delle tensioni che si creano tra intervento artistico e spazio, ritrova la matrice tradizionale islamica della cultura nella quale è cresciuta. Siamo entrati nel processo di questo percorso per coglierne le riflessioni a caldo e nel loro formarsi. Il dialogo è iniziato da una conversazione molto spontanea e informale nel luglio 2022 iniziando a riflettere su questo rapporto complesso tra culture facendo riferimento ai Canoni dello sguardo di Hans Belting (Arshake, 15.07.2022). Allora il viaggio era ancora a venire. Ora l’esperienza è in corso e il pensiero in questi mesi ha preso forma cosciente, è nel pieno del suo percorso e ve lo lasciamo seguire tutto d’un fiato come è successo quando ho aperto la casella di posta l’8 Ottobre 2022. La lettera e la riflessione proseguono la prossima settimana.
Elena G. Rossi
Sono arrivata nella Medina di Marrakech il 14 agosto, verso mezzanotte
L’arteria principale era colma di gente, le botteghe erano aperte
ho avuto la netta sensazione di sognare e che tutto ciò non fosse reale
Il giorno dopo, è stata l’intensità del caldo torrido e secco sulla pelle
i rumori, i volti, le sonorità della lingua, dal profondo del mio essere a far riemergere una memoria sepolta fino ad allora
assopita perché non sollecitata
Si stava allentando una tensione nelle quale mi accorgevo di avere vissuto dal mio rientro in Francia
Quel giorno, ho fotografato il muro di cinta di Marrakech, a Bab Doukkala, una delle porte della Medina
La scritta Unico Grand Amour mi ha colpito, ce n’era un’altra, in arabo, per me allora criptica
(ora so che vuole dire Astro della paura – di ciò che incute paura – o ancora Planet of horror e potrebbe essere legato a una squadra di calcio)
il mio primo progetto murale esisteva già e riuniva italiano, francese e arabo!
Un forte odore di orina ai piedi del muro mi ha assalito
l’Unico Grand Amour conteneva, accoglieva tutto, l’alto e il basso, la verticalità e la piscia
l’umanità, tale e quale
che non rifiuta nulla, per entrare
Il tutto sotto il caldo rovente e allucinante di metà agosto
Juan Palao [filologo, bibliotecario, traduttore, insegnante e critico d’arte indipendente, residente a Marrakech dal 2011] mi ha fatto notare che Yves Saint Laurent, impossibilitato a tornare ad Algeri, si stabilì a Marrakech
così come Eric Van Hove, un artista che devo ancora conoscere, nato ad Algeri e stabilitosi a Marrakech
È strano, questo impossibile ritorno ad Algeri che porta qui, a Marrakech, alle porte del deserto
Mentre parlavo con Aniko M.E Boehler [antropologa, produttrice, regista, curatrice, ambientalista, imprenditrice creativa e sociale] del dato invisibile nel mio lavoro che considero alla pari con quello visibile, mi ha suggerito di scoprire i Gnawa, confraternità mistica presente in Marocco, e il suo patrimonio immateriale e di parlarne con Philippe Lauro Baranès [con KamarStudios_Morocco, Khalid Içame, Ouled Kamar Ensemble, Maâlem Abbès Larfaoui Baska]
Attraverso lui che ha avuto la generosità di condividere con me il frutto di anni di ricerca, mi sono un po’ addentrata in quel universo enigmatico
Per i Gnawa, l’esilio è esilio dal Sé
testimoniano della perdita di un mondo
per loro, il mondo della realtà diurna è un mondo dato come già morto, come la luce delle stelle
Attraverso i loro rituali, il tempo di una notte di trance è l’abolizione, la metamorfosi del tempo in spazio
la riappropriazione di un tempo e di uno spazio propri
La questione del ritorno induce necessariamente quella dell’esilio
dello sradicamento
Melania Rossi ha giustamente compreso le varie sfaccettature del mio rapporto al ritorno
così come quello alla cultura nella quale sono cresciuta
mettendo in luce il probabile stretto legame che la mia pratica artistica poteva avere con essa
Il desiderio di ritornare ad Algeri era motivato dalla necessità di fare finalmente coincidere tempo e spazio
Ora che penetro con più consapevolezza nella bellezza dell’arte islamica e capisco meglio ciò che ho percepito prima solo intuitivamente, mi rendo conto che la questione del ritorno è più profonda di quanto immaginassi
che non è in alcun modo limitato a una cultura o a un territorio geografico
ma che l’esilio è di natura diversa
e che ho la possibilità forse, attraverso il mio, di poterne valutare la natura
Come se la geografia e ciò che implica fossero solo un percorso da seguire verso il Sé
La via e non la metà
Orientarsi, letteralmente
In quanto ai progetti murali che mi ero prefissata di realizzare per The Impossible Present come traccia visiva del mio percorso, qui mi è immediatamente apparso impensabile dipingere dei muri, impossibile o incongruo segnarli in modo permanente
Sono la luce, l’ombra, veri protagonisti a Marrakech, in eco ai miei studi sulla cultura visiva islamica e sul suo rapporto con la teoria della visione, oltre che la città stessa, a essersi imposte e i muri stessi
Poi il transitorio, l’effimero, perché rispecchiano la consapevolezza dell’inafferrabile
e forse, la riluttanza per l’immagine che si pensa necessariamente permanente
con il corollario predominio sul già esistente
Lo spazio è impenetrabile, è il miracolo (M. C. Escher)
(Leonardo Caffo, Velocità di fuga)
Difficile immaginare poi, in un paese dove c’è stato un protettorato francese, volere predominare sull’esistente
E la verticalità, già indotta da quella del muro
Ho pensato anche alla cenere, con la quale ho già lavorato quest’anno, ci tornerò, che è traccia, e che, nel progetto che segue, è associata all’ombra, ne è la traslazione
L’arte islamica crea un vuoto e dissolve le fissazioni mentali, lo si sperimenta vivendo gli spazi pervasi da infinite geometrie che non sono altro che rappresentazioni di leggi cosmiche.
Sono gli spazi che ho frequentato sin dall’infanzia e il motivo per il quale sono tornata allo studio e all’osservazione di questa arte tradizionale.
Studiarla e comprenderla meglio, sempre limitatamente per me, mi ha aiutato a fare luce su aspetti che intuivo soltanto e permesso di iniziare a uscire da un rapporto vago alle potenzialità del linguaggio artistico.
«L’aniconismo, escludendo l’immagine che invita l’uomo a fissare la sua mente su qualcosa al di fuori di se stesso, a proiettare la sua anima in una forma “individualizzante”, crea un vuoto. Sotto questo aspetto, la funzione dell’arte islamica è analoga a quella della natura vergine – specialmente il deserto – che favorisce la contemplazione». (…)
«L’ornamento dalle forme astratte corrobora il vuoto contemplativo con il suo ritmo continuo o il suo carattere di intreccio senza fine: invece di catturare la mente e di trascinarla in qualche mondo immaginario, ‘dissolve’ le fissazioni mentali, proprio come la contemplazione di un ruscello, di una fiamma o di un fogliame tremante nel vento può staccare la coscienza dai suoi ‘idoli’ interiori».
(Titus Burckhardt,L’art de l’islam, Langage et signification)
Questi aspetti, formali o concettuali, pervadono anche un certo tipo di pratica mistica nell’arte contemporanea qui, che ne fa tesoro, rimodulandoli e integrandoli
… continua …
Delphine Valli, Marrakech, 6 Ottobre, 2022
immagini: (cover 1) Delphine Valli, «Unico Grand Amour», Palazzo del Badii, L’Incomparabile, Marrakech, 2022 (2-3) Delphine Valli, progetto per wall drawing, ombra, luce, materiali rimovibili, Project for wall drawing, shadow, light, removable material element, Marrakech, 2022
Delphine Valli, The Impossible Present, Le 18 Derb el Ferrane, Marrakech, Marocco
Supporto curatoriale: Melania Rossi | Partner culturali: Marsiglia: Mucem, Dipartimento della Ricerca, Opera Mundi, FAI-AR alla Cité des arts de la rue, Les Ecrans du Large a La Friche Belle de Mai; Rome: AlbumArte | Sponsor culturale: Parallelo42 Contemporary Art.
Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura