Questa è la seconda di otto tappe del viaggio di Pasquale Polidori a Kassel in occasione di Documenta 14, manifestazione quinquennale tra le più importanti al mondo. Potete visitare qui la sua prima tappa, Documenta 14. Luogo e Topos. Pt.I, pubblicato su Arshake il 19 luglio, 2017.
…Ci si può chiedere se il nume tutelare di questa assillante toponomastica di luoghi espositivi sia Baudelaire, oppure Proust, oppure Benjamin: poeta, narratore, filosofo, in tutti i casi un soggetto errante, in balia dell’ossessione dei luoghi e dei nomi dei luoghi. Così il visitatore di documenta14 percorre Kassel da nord a sud, dal Nordstadtpark alla Kunsthochschule, con in più il peso dell’incompletezza del paesaggio (Atene è lontana…) e la condanna di dover cogliere significati dappertutto. “Nomadic and performative, working as a stateless heterotopia by means of multiplication and displacemet…”: parole che sembrano precisare lo statuto del visitatore di documenta14, ma che in realtà definiscono The Parliament of Bodies, cioè un collettivo costituito da persone e associazioni che, attraverso discussioni pubbliche e manifestazioni in diversi luoghi di Kassel e di Atene, nel periodo di documenta14 sono impegnate a sensibilizzare il pubblico ai temi dell’antifascismo, del trans-femminismo e dell’antirazzismo. Una efficace presentazione di questo programma occupa le pagine centrali del Kassel Map Booklet.
Di gran lunga il più essenziale ed esiguo di tutti gli Hand Book pubblicati nelle ultime edizioni di documenta, il Map Booklet che guida la visita/viaggio è un tascabile di 112 pagine, molto economico, agile da scorrere e da infilare in tasca. Ci sono 5 mappe che riassumono i possibili percorsi da una all’altra delle 35 sedi espositive. Le date e gli orari degli appuntamenti di 7 programmi di film e una fitta serie di trasmissioni radiofoniche. Il piano del programma Aneducation, ispirato alle antiche scuole filosofiche, e relativo a dibattiti e conferenze sul rapporto tra “art, education, and the aesthetics of human togetherness”.
In fondo al Map Booklet, gli artisti sono ordinati in una laconica Checklist: nome e cognome, con luogo e data di nascita o morte; opere esposte, con titolo, materiali, dimensioni e luogo di esposizione. Nessuna nota che spieghi il perché della presenza degli artisti in mostra o dica qualcosa di più sul lavoro.
Ma soprattutto, il Map Booklet enumera e introduce brevemente tutte le sedi dell’esposizione, offrendone un profilo storico e architettonico, spiegando il perché dell’inclusione del luogo specifico nel percorso espositivo e, in alcuni casi, argomentando sul rapporto tra il luogo e le opere che vi sono state destinate. Tutto in modo sintetico e, si direbbe, quasi sbrigativo (una sbrigatività che alcuni hanno inteso come superficialità o sciatteria, addirittura), ma non c’è dubbio che, con le sue mappe indispensabili e l’enfasi posta sulla massiccia ‘occupazione’ culturale dello spazio urbano, il Map Booklet sia il vero catalogo di documenta14.
È nel Map Booklet, infatti, che i luoghi di documenta14 si legano ai diversi temi che ispirano i raggruppamenti di opere, e la topografia dell’esposizione si rivela essere una topica della retorica curatoriale, dove la mappatura degli argomenti si sovrappone a quella urbana. Solo qualche esempio: la stazione ferroviaria principale di Kassel-Wilhelmshohe è reinterpretata come una locale Acropoli da cui si gode la vista della città di Kassel insieme al video trittico di David Lamelas che presenta trasmissioni dal vivo dal Parlamento greco e da quello tedesco; il Grimmwelt, museo dedicato ai fratelli Grimm, diventa il luogo ideale per un gruppo di opere che si pongono come costruzioni critiche e negative verso le narrazioni repressive, razziste e patriarcali (Roee Rosen, Bruno Schulz, Tom Seidmann-Freud, Asja Lacis) oppure indagano questioni più strettamente linguistiche (Susan Hiller); il Museum Für Sepulkralkultur raccoglie opere centrate sul corpo umano nei suoi significati culturali più recenti e ormai ben acquisiti (Prinz Gholam, Terre Thaemlitz); nell’enorme e spoglio magazzino delle poste centrali, le opere intessono un discorso sulla Storia come campo di controllo, trasmissione e incrocio di informazioni e valori culturali (Ross Birrell, Beatriz Gonzalez, Daniel Garcia Andujar).
Sembra che il discorso/percorso sia troppo didascalico e scontato? Non saprei. Senz’altro è un atlante di questioni tipicamente e necessariamente contemporanee. Il luogo, il topos, il tipo. (A proposito di ‘catalogo di tipi’, fra i film in programma c’è Don Giovanni di Carmelo Bene…)
…to be continued…
Pasquale Polidori è artista e filosofo multimediale e multidisciplinare, sperimentatore di ogni mezzo (tecnologico e non) che possa estendere la sua pratica estetica che ragiona con particolare forza attorno al linguaggio. Polidori intraprende la narrazione di un viaggio che dalla visita della manifestazione prosegue in una sfera più intimistica, dove ragionare su tematiche universali che ruotano attorno all’arte tutta, al suo modo di occupare gli spazi, di raggiungere il pubblico attraverso il canale istituzionale (o di o di esserne tenuta a distanza).
Documenta 14, a cura di Adam Szymczyk con un team di circa 18 curatori, 10.06-1709.2017, Kassel, Germania (e Atene, fino al 16 luglio)
Immagini: (cover 1) Kassel, Former Underground Train Station (kulturbahnhof), Documenta 14, Kassel 2017 (2) Maria Eichhorn, «Rose Valland Institute», Documenta 14, Kassel 2017 (3) Annie Sprinkle & Beth Stephens, «Free Sidewalk Sex Clinic», collective action, 2017 june (4) Fridericianum, The Parliament of Bodies, Documenta 14, Kassel 2017 (5) Kassel, Lutherplatz, Documenta 14, Kassel 2017