Eduardo Kac è un artista conosciuto per i suoi lavori pionieristici di tele-presenza, di transgenetic art (termine da lui fondato), e di bio-arte, per citarne alcuni nell’ambito di una ricerca incentrata sulla dimensione filosofica, sociale, politica ed estetica del linguaggio e dei processi di comunicazione. Una serie di lavori tutti dedicati agli odori ed accorpati nel termine cappello di Olfactory Art sono ora in mostra presso la galleria parigina Charlot.
Osmo-box, ultima delle sue produzioni, e per la prima volta presentata al pubblico, consiste di odori racchiusi in scatole nere per essere rilasciati gradualmente nello spazio non appena è intercettata la presenza dei visitatori. Si tratta quindi di installazioni esperienziali tutte legate alla memoria e proiettate nel viaggio mentale verso un «altrove» dettato dalla percezione di ciascun fruitore. L’estetica minimale delle scatole fa slittare la natura e l’unicità di ogni opera alla composizione olfattiva, vera determinante della sua identità.
Già nel 2011 con Aromapoetry, presentato in mostra, Kac realizza, con l’aiuto delle nanotecnologie, il primo libro interamente scritto con gli odori. Undici sono i poemi che compongono il volume, libro d’artista e installazione, alcuni creati da una/due molecole altri composti da decine di molecole e suddivisi in zone olfattive all’interno della pagina. Kac costituisce così un ritmo del libro che trova la sua armonia nell’alternanza degli odori e nel passaggio dalla semplicità uni-molecolare alla complessità di strutture poli-molecolari.
«L’Olfactory art – sostiene Kac – inventerà la sua nuova dimensione estetica e dovrà essere intesa come una forma di arte contemporanea che esplora i limiti e le possibilità di uno dei sensi più difficili da rappresentare. In questo interroga la gerarchia sensoriale che privilegia la vista agli altri sensi, oltre a invitarci ad immedesimarci nella posizione di altre creature viventi, come per esempio i cani, che ripongono nell’olfatto il loro strumento primario di interazione con il mondo» (E. Kac).
Questo discorso sull’olfatto si inserisce nel più ampio raggio di una ricerca a di una pratica poliedrica, spesso nutrita dal dialogo e dalla collaborazione con scienziati e professionisti di altre discipline, guidata da un interesse viscerale per le dinamiche della comunicazione: nello scambio verbale e non, in strutture dialogiche tra inter-specie, nella tele-presenza, e così via. Avvalendosi dall’incontro di telematica e biologia Kac ha spesso sperimentato queste forme dialogiche attraverso la creazione di ecosistemi alternativi.
Prima ancora delle sue pionieristiche sperimentazioni con il web, questa sua fascinazione per il linguaggio e per e la comunicazione, si esprimeva attraverso progetti di poesia olografica, digitale, di sperimentazione con i primi sistemi di comunicazione, tra cui il fax. Anche il corpo performativo diventa veicolo di un sistema alternativo di scrittura e di lettura. Questa serie performativa di opere di poesia del corpo, Pornograms, realizzati negli anni Ottanta del XX secolo sulla spiaggia brasiliana di Ipanema (Rio de Janeiro), e per molto tempo rimasto nell’ombra dei suoi progetti di tele-presence art e di transgenetic art è da qualche anno al centro degli interessi del mondo istituzionale che ne hanno chiarito e approfondito il legame con la ricerca più recente. Il corpo è costantemente presente nel suo lavoro, tanto più lo è nei lavori olfattivi.
Nel caso dell’Olfactory Art, il legame con il linguaggio è da cercare nella relazione asimmetrica di questo con l’olfatto. Si tratta di un altro tipo di espressione che la lingua scritta o parlata è inadeguata a descrivere in maniera oggettiva. «L’arte e la critica – afferma Kac – manca di un vocabolario che possa descrivere un lavoro di arte olfattiva. Ma questo cambierà nel futuro».
Una scelta coraggiosa ed encomiabile quella della Galleria che nasce nel 2010 come spazio aperto alle nuove sperimentazioni e particolarmente interessata alle esperienze post-digitali, aperta quindi, ad affrontare le difficili questioni inerenti aspetti espositivi e, soprattutto conservativi, temi ormai inevitabilmente presenti nel mondo contemporaneo di cui l’arte è, come da sempre, il suo specchio. In questi casi il processo di creazione conquista un ruolo importante, così come lo aveva già conquistato nelle ormai riconosciute opere di arte concettuale. I disegni preparatori e descrittivi delle unità installative di Osmobox sono infatti in mostra come documentazione e parte stessa del progetto.
Eduardo Kac. Feeling of Smell, Galleria Charlot, Parigi, 16.10 – 22.11.2014
immagini
(1 cover – 3) Eduardo Kac, drawings exhibited in the artist’s solo show Olfactory Art, Galerie Charlot, Paris (October 16 to November 22, 2014). All drawings measure 21 x 29 cm (8″ x 11.5″) and were realized in 2014. (2 – 5) Eduardo Kac (solo show), Olfactory Art. Osmoboxes, installation view, Galerie Charlot, Paris (October 16 to November 22, 2014). (4) Eduardo Kac, Aromapoetry (2011), artist’s book with box and slipcase, twelve custom-made aromas enmeshed in a nanolayer of mesoporous glass, letterpress text and graphics, 16 2ml vials with engraved titles, 11.69″ x 8.27″ x 2″ (297 mm x 210 mm x 50.8 mm), edition of 10 signed and numbered by the artist.