È un segnale positivo che un’università del Mezzogiorno, come la Seconda Università di Napoli, disseminata sul territorio casertano ricco di storia, ma socialmente fragile, abbia impostato, da alcuni anni, il proprio progetto educativo sull’arte pubblica. Gaia Salvatori, docente di arte contemporanea, ha ideato quest’articolato disegno culturale, che ha chiamato Le Aule dell’Arte. Arte contemporanea e università, coinvolgendo i colleghi, in particolare, Nadia Barrella, studiosa di museologia, e, naturalmente, gli studenti.
Il nucleo, teorico e critico alla base del progetto, è l’articolata riflessione sui modi della trasformazione dell’arte e del sistema dell’arte, nel passaggio alla galassia postmoderna, che implica, per essere compresa, una revisione profonda anche dei metodi e delle procedure della didattica, se si vuole fornire agli studenti una formazione e un’educazione all’altezza delle sfide del mondo globale.
Così, Le Aule dell’Arte, hanno avuto, con ritmi regolari, momenti di approfondimento e di confronto collettivo – incontri, seminari e convegni – e due tappe espositive che hanno segnato la presenza di artisti, di diverse generazioni e differenti orientamenti, impegnati nel territorio campano. «Sette artisti per un progetto» – i progetti di Livio Marino Atellano, Giuseppe Rossi, Anna Pozzuoli, Anonimo Napoletano, Andrea Sparaco, Antonio Tagliafierro e Francesco Pischetola – hanno affiancato, a gennaio scorso, nell’Aulario di Santa Maria Capua Vetere, l’installazione di otto grandi sculture, nel cortile della Facoltà di Lettere, avvenuta nel 2010, anno d’avvio della iniziativa che ha visto anche l’università come committente, funzione rara e, perfino, irrituale nel nostro paese.
La finalità de Le Aule dell’arte – lavorare per una didattica e una formazione rinnovate nelle procedure e nell’operatività – fa sponda con l’altro versante che ha animato il progetto fin dai primi passi. Si accompagna alla riflessione su un tema cruciale qual è quello dell’arte pubblica. Gli artisti, da parte loro, lavorano in questa direzione, in quanto intrecciano i loro discorsi all’ambiente e alla scena urbana, contaminando i linguaggi con l’operare al confine di arte e paesaggio, di arte e design, interrogandosi sul significato stesso dell’installazione.
Le Aule dell’Arte, che legano rinnovamento della didattica e educazione all’arte pubblica, hanno trovato nutrimento nelle ricerche stesse di Gaia Salvatori che, nella rinnovata attenzione alla nascita di uno «spazio pubblico», ha analizzato, con sensibilità e consapevolezza delle questioni, in Isole d’utopia da De Stijl all’arte per lo spazio pubblico, (Paparo Edizioni, Napoli 2013) come in Olanda, tra gli anni ’50 e ’80 del secolo scorso, si siano affermate esperienze di «arte come spazio pubblico integrata all’ambiente», quali, ad esempio, la proposta di design ambientale di Jan Konings per il porto di Amsterdam e «l’installazione visionaria» di Thomas Saraceno che punta a estendere del venti per cento la zona portuale di Rotterdam. Salvatori, tuttavia, non tira una linea diritta tra l’Olanda e la SUN, ma promuove un team internazionale per studiare e per portare l’arte pubblica nelle aule universitarie di Santa Maria Capua Vetere, così che le aule universitarie possano divenire «le aule dell’arte», in particolare, di un modo efficace di fare didattica e formazione.
Immagini (cover e 3) Gaia Salvatori, «Isole d’utopia da De Stijl all’arte per lo spazio pubblico», Paparo Edizioni, Napoli, 2013, cover del libro (1) N. Barrella, G.Salvatori (a cura di), «Le aule dell’arte. Arte contemporanea e Università», Luciano editore, Napoli, 2012, cover (2) Gaia Salvatori, ritratto.