La doppia personale degli artisti Filippo Berta (1977) e Calixto Ramírez (1980), a cura di Saverio Verini, prosegue l’indagine del giovane spazio romano smART, attento alle varie declinazioni dei linguaggi creativi attraverso produzioni di artisti giovani e affermati.
L’artista italiano Filippo Berta e il messicano Calixto Ramírez confrontano, nello specifico, diversità e comunanze del loro approccio alla performance, entrambi proiettati nell’impiego del corpo in relazione allo spazio (intimo e pubblico), e si relazionano con lo spazio di smART e con la sua missione.
Il titolo, Una sola moltitudine, preso a prestito dal poeta portoghese Fernando Pessoa, direziona subito l’attenzione sul perno che lega i due artisti nella loro complementarietà, l’individualità indirizzata dal lavoro di Calixto Ramírez e la moltitudine a cui fanno specchio le produzioni di Flilippo Berta. Eroismo e resistenza abitano nelle sintesi iconiche con le quali Filippo Berta sublima azioni banali del quotidiano e gli conferisce forza. I gesti ripetuti di accendere un fiammifero, come avviene in Allumette #2 (2013), l’atto di sollevare un banco sopra la propria testa, come quello portato avanti da un gruppo di adulti nell’aula di una scuola, o camminare sulla riva del mare seguendo la forma lasciata dal retrocedere delle onde, come in Concerto per Solisti #2 (2015) sono alcune diverse modalità con le quali Filippo Berta declina e sintetizza la sua visione della dimensione collettiva. Pericolo e futilità aleggiano nelle performance di Calixto Ramírez; tutte rivolgono lo sguardo al corpo dell’artista come punto da cui partire per misurare lo spazio e lo fanno spesso partendo da una situazione di gioco, come in Tana libera tutti! (2016) dove il gioco del nascondino diventa misura dello spazio e distanza tra individualità e gruppo.
Le opere sono concepite come site-specific, in dialogo con lo spazio fisico, ma anche con le attività ditattiche sostenute e promosse dallo spazio, frutto di una grande attenzione per il territorio.
Una sola moltitudine permette di avvicinare il pubblico a tipologie di produzione creativa figlie del nostro tempo come la performance e la video performance. Gli spunti di riflessione sono molti e riguardano tanto gli aspetti contenutistici quanto gli aspetti formali. Alcuni sono stati discussi in un incontro con gli artisti il 20 marzo, incontro che può essere a breve consultato nel video pubblicato sul sito di smART.
«Attraverso il confronto tra due pratiche che presentano affinità e divergenze, – così conclude il suo saggio il curatore Saverio Verini nel testo in catalogo per aprirci alla mostra – Una sola moltitudine vuole offrire uno sguardo sulla performance e sull’impiego del corpo nell’arte contemporanea. Autorità e gioco, gravità e leggerezza, tensione e gesto liberatorio: è così in bilico tra opposte polarità, che il corpo collettivo di Berta e il corpo individuale di Ramìrez ci raccontano l’inesorabile inconsistenza e l’inestimabile potenza delle nostre azioni. Del nostro stare al mondo» (p.14). Ma lo stare al mondo e acquisire conoscenza significa anche impiegare il corpo. Ce lo ricordano le parole di Daniele Balicco rispetto al lavoro dei due artisti: «corpo fisico e corpo morale, dunque. Come possibilità di ripensare il nostro essere nel mondo; ma soprattutto come consapevolezza che la conoscenza passa necessariamente attraverso l’esperienza del corpo.» (p. 22)
Una sola moltitudine. Doppia personale di Filippo Berta e Calixto Ramírez, a cura di Saverio Verini
smART, Roma, fino al 7 aprile, 2017
immagini: (cover 1) Filippo Berta, Sulla retta via (On the straight and narrow), 2014, performance, HD Video, 1’ 43’’, Lungomare, Rimini (2 – 5) 01/04 Installation view Una sola moltitudine, foto di Francesco Basileo (3) Filippo Berta, Déjà vu, 2008, performance, Diasec print, 120 x 67,5 cm (4) Calixto Ramírez, Tana libera tutti!, 2016, performance, HD video, 42”, Parco Virgiliano, Roma (6) Filippo Berta, Happens Everyday 2012, performance, Diasec print, 120×67,5 cm