L’intervista a Leonardo Jaumann, imprenditore e avvocato particolarmente attento al diritto d’autore avvia la una prima tranche di ‘indagini’ di Azzurra Immediato per GAME OVER.Loading, fase di ricerca di GAME OVER. Future C(o)ulture, progetto finalizzato alla ricerca e allo studio di nuove “entità culturali”, ibride volte alla ricostruzione del futuro. Con questa serie di interviste, Azzurra si è rivolta a professionisti che lavorano con il mondo della cultura a vario titolo ma in maniera tangente. Mantenendo una ‘distanza oggettiva’, hanno restituito una visione ‘altra’ rispetto a quella degli addetti ai lavori.
Azzurra Immediato: Quali sono i bisogni che, oggi, la società dovrebbe e vorrebbe veder espressi attraverso la cultura, dunque, anche mediante la creatività e le idee di ogni singolo?
Leonardo Jaumann: In primo luogo, andrebbe definito cosa si intende per cultura. Immagino non sia qui inteso come mero sinonimo di «arte», poiché sarebbe riduttivo, nonché errato.
Nel dizionario si legge:
- Quanto concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società; più com., il patrimonio delle cognizioni e delle esperienze acquisite tramite lo studio, ai fini di una specifica preparazione in uno o più campi del sapere: farsi una c.; un uomo di grande c.; avere una solida c. musicale, storica, letteraria.
- In senso antropologico, il complesso delle manifestazioni della vita materiale, sociale e spirituale di un popolo o di un gruppo etnico, in relazione alle varie fasi di un processo evolutivo o ai diversi periodi storici o alle condizioni ambientali.
Altrettanto ingannevole può essere parlare di bisogni, giacché questi vengono spesso confusi coi desideri.
Non ho idea di quali siano i bisogni attuali del genere umano. Tuttavia, personalmente, ho notato di essere particolarmente sensibile a forme creative che hanno come scopo quello di aumentare la consapevolezza, o di dare degli strumenti per questo. Cultura diventa così strumento di crescita personale e collettiva. Consapevolezza non solo di sé, ma di molto altro. Ritengo assolutamente essenziale che questa consapevolezza sia scevra da ogni forma di demagogia, così cara a certe forme espressive e che si ispiri più al sentimento, meno all’emotività e che si avvicini a ciò che è vero, o che anche semplicemente è. La semplicità oggi è un valore spesso frainteso con la mediocrità ed è per questo che è essenziale che la cultura, ripristini una certa igiene su ciò che è così essenziale nella propria complessità da essere rivoluzionario. Un altro bisogno credo sia quello di chiarire e di riempire di nuovo significato il termine «umano» Nel bene e nel male, molti fenomeni sono semplicemente umani. Non mi riferisco a un rinnovato umanesimo, quanto più a una riflessione antropologica e di genuino sincero affetto e compressione verso tutto ciò che appartiene all’uomo in quanto essere umano.
Tutto ciò a mio avviso non potrà prescindere da un approccio olistico, dove tutto l’universo del mentale e dell’emotivo viene ridimensionato e dove di nuovo vi sia un approccio esoterico ed exoterico nello stesso momento, dove scienza e spiritualità, che già convivono nell’uomo, non vengano nuovamente artificiosamente scisse.
Come immagini possa originarsi la nascita di nuove entità culturali? Cosa è per te una ‘nuova entità culturale’?
Non tutto ciò che è culturale è bene. Cultura nasce anche nel male e dal male. La cultura, una nuova cultura, semplicemente nasce, si forma, e rispecchia nei suoi frutti, l’humus di cui si è cibata.
Una cultura è, il resto è giudizio. Bisogna domandarsi che cultura vogliamo. È errato pensare a cultura come a qualcosa di necessariamente elevato. Tutto parte dall’educazione, dalla tradizione, è un lento processo che può avere diversi esiti culturali.
La cultura è un risultato necessario, non è evitabile e non necessita di peculiari presupposti per originarsi, si firma comunque, solo che a volte non piace e la si chiama sub-cultura.
Da parte mia, ciò che mi piace considerare «nuova entità culturale» in senso evolutivo, quindi di progresso, è un fenomeno che ben sa da dove viene e ha intuito dove sta andando. Una tensione in avanti, guidata da una forte intuizione, che permette di progredire verso maggiore apertura, compressione e consapevolezza. Al momento sul pianeta convivono diverse realtà. Non importa che vi sia una fusione di culture diverse, che si vada verso la globalizzazione, che si resti nella propria tradizione. Tutto ha senso e serve a concretizzare una nuova consapevolezza se inserito in un percorso di coscienza. Credo che il genere umano sia ormai lontano da fenomeni collettivi o di massa, credo che viviamo in un periodo storico dove si debba parlare ai singoli e perciò non vi è più un criterio univoco. Ognuno individui la sua strada e anche la propria espressione culturale che più lo avvicinano alla consapevolezza. Poi, ci si troverà tutti al medesimo traguardo, avendo seguito strade diverse.
‘Ibridazione culturale’ e ‘superamento delle frontiere del sapere’: chimera o realtà? È possibile pensare a un nuovo habitat innovativo ed innovato in cui cultura ed altri universi del sapere possano dialogare e fondersi?
Parlare di ibridazione significa parlare di carattere dominante e recessivo. Gregor Mendel ben sapeva che incrociando due diverse varietà di fagioli alcuni caratteri predominavano su altri. Non posso fare a meno di connotare con una certa negatività il concetto di “ibridazione culturale” poiché subito devo pensare a fenomeni di repressione di culture, come il cattolicismo in Sud America o altro. Certamente il risultato della cultura ad esempio messicana e della Santeria sono molto affascinanti e sono forse frutto di un’ibridazione. Tuttavia, in natura vi sono anche casi di ibridazione spontanea e allora che questa ben venga, poiché rispecchia un processo evolutivo che risponde meglio a nuove situazioni e a nuove esigenze.
La domanda di cui sopra è ancor colma di separazioni, di stigma. Parlare di diversi habitat ancora una volta ripercorre gli ultimi secoli di scissione tra i vari settori. Un ragionamento già visto e per un certo verso anche noioso. La risposta è si, si possono creare “nuovi” habitat, il primo è ad esempio smettere di pensare ad “habitat”. Finché permane la visione dualistica del mondo, la cultura sarà sempre e solo parziale. L’ironia è che è tutto già presente, ma sono solo gli uomini a tenerlo separato e ad adoperarsi poi per far dialogare ambiti che egli stesso ha artificiosamente separato. Un nuovo habitat può essere quello di una festa: mettete assieme persone diverse e lasciate dialogare e vedete cosa succede, senza però sceglierle perché rappresentative di settori diversi.
Leonardo Jaumann: Laureato all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano con tesi in diritto industriale, con particolare riguardo al diritto in rete. Ha conseguito il titolo di Avvocato nel 2008, è iscritto all’albo dei Consulenti Marchi italiani dal 2005 ed è Mandatario europeo marchi e design. Oggi titolare della Jaumann srl.
Azzurra Immediato: storica dell’arte, curatrice e critica, Senior Partner e Art Curator per Arteprima Progetti. Editor per ArtsLife, Photolux Magazine, Il Denaro, Ottica Contemporanea, Rivista Segno e alcuni quotidiani, indaga progetti artistici multidisciplinari, focalizzandosi su fotografia, arti performative e video arte, ed è nel board scientifico del progetto IAR, International Artist Residency. È tra i promotori e firmatari del Manifesto Art Thinking. Direttrice artistica della Sezione Fotografia del festival VinArte dal 2018 e ideatrice, con Massimo Mattioli, del progetto Imago Murgantia. Collabora con il Photolux Festival in veste di docente di workshop ed assegna alla cultura il ruolo fondamentale di processo e dispositivo fondamentale di ogni attività, risposta ai bisogni e ai desideri, strumentazione emotiva per l’impresa, gli individui e i territori come avviene per la comunicazione con DotNet. Inoltre, nel 2020 ha intrapreso una collaborazione con Jaumann srl, unendo il mondo dell’Arte con quello della Giurisprudenza e della Intellectual Property.
L’intervista è parte di Loading, fase preliminare di GAME OVER, progetto finalizzato alla ricerca e allo studio di nuove “entità culturali”, persone, oggetti o ricerche provenienti da diversi ambiti disciplinari (i.e. fisica, bio-robotica, AI, agricoltura, medicina) e al loro traghettamento nel mondo dell’arte. Si tratta di una ricerca ma anche di un gesto che va oltre il semplice dialogo interdisciplinare e diventa piuttosto radicale: un vero e proprio ‘trapianto’ di ambiti di ricerca indirizzato alla predisposizione di future c(o)ulture, dove la “creatività” corrisponde ad “invenzione” ed “invenzione” corrisponde a contribuire ad una trasformazione. Una scintilla, un segnale di mutazione genetica, un cambio di direzione, un cortocircuito. Un’energia diversa che sia il segnale di un cambiamento in atto e che possa costituire nuova linfa vitale per il sistema della Cultura. Questa prima fase è una fase investigativa e si rivolge a visionari, pensatori ibridi di vari settori, inclusi quelli della cultura, che possano esprimersi sulle necessità attuali, ciascuno in relazione al proprio ambito disciplinare e, in linea più generale, nel rispetto della cultura e della società ad ampio raggio. Project team: Anita Calà Founder and Artistic Director of VILLAM | Elena Giulia Rossi, Editorial Director of Arshake | Giulia Pilieci: VILLAM Project Assistant and Press Office | Chiara Bertini: Curator, Coordinator of cultural projects and collaborator of GAME OVER – Future C(o)ulture | Valeria Coratella Project Assistant of GAME OVER – Future C(o)ulture. Interventi precedenti: Primavera De Filippi (Arshake, 21 gennaio,2021)
Immagini (cover 1) Leonardo Jaumann, ritratto, foto: Fabio Ricciardiello (2-3-4) Identità altere, ph: Leonardo Jaumann (6) Azzurra Immediato, ritratto, ph: E. Forbicioni