L’Accademia Americana presenta il lavoro di Grear Patterson, giovane artista con il dono di una visione (forse) inconsapevolmente lucida del mondo contemporaneo, espressa attraverso la carica ormonale della sua età e una saggezza innata che gli permette di cogliere il dritto e il rovescio del linguaggio, di penetrare i dettami del sistema mediatico, di appropriarsene consapevolmente per parlare di altro e per rivelarne i suoi stessi meccanismi, come la ripetizione delle immagini, o l’iconicità del linguaggio sintetizzato attraverso simboli, assimilati ancora prima di essere decodificati. «Ci viene in mente un adolescente impacciato, maturo per la sua età, – così lo descrive il curatore della mostra che con lui ha lavorato a stretto contatto – i cui sentimenti eccedono la capacità di articolarli completamente nelle molte sfumature di cui questi sono composti»[1].
Elementi della sua vita privata della sua adolescenza entrano nella dimensione creativa per essere poi restituiti nel profilo di un paesaggio contemporaneo che attraverso il racconto della tipica infanzia americana si spinge oltre, estrapola la natura del linguaggio, ne cattura i segreti, li utilizza per riflettere sulla memoria e sul tempo, espressi nella peculiare coesistenza – e quindi tensione – tra visione nostalgica ed esplosione emotiva.
Misty, Annie e Meredith sono lavori su tele di grandi dimensioni realizzati con fuochi d’artificio e risultati dalle tracce sulfuree che, ad un primo sguardo, li rendono somiglianti a tradizionali dipinti astratti. Il dolore profondo delle delusioni d’amore a cui i nomi del titolo fanno riferimento è «scaricato» sulla tela senza filtri, trasposto in tutta la sua carica emotiva ancora una volta intrisa di un aspetto nostalgico, quello delle celebrazioni del 4 luglio (Independence Day) a cui la tradizione dei fuochi rimanda. John Henry è una scultura che apre il sipario su un altro tipico gioco americano, il salto alla corda che prende vita nel suo utilizzo da parte dell’artista e dei visitatori per diventare nuovamente tensione tra nostalgia di un gioco d’infanzia e il bisogno di sfogo fisico.
E ancora, la barca che troneggia dentro la fontana nel giardino d’ingresso dell’Accademia Americana gioca invece con le proporzioni e fa dell’oggetto di un altro momento ludico, un «monumento» al gioco, incastrato in una fontana troppo piccola per le sue dimensioni, ma libero di navigare nello spazio della memoria.
L’impiego dei meccanismi mediatici diventa poi complice per mettere in scena il voyeurismo infantile. In Wendy (2014) pochi secondi di una scena di The Sandlot (1993), film americano popolare negli anni dell’infanzia di Patterson e ambientato nell’America degli anni Sessanta, isola una brevissima sequenza in cui una seducente bagnina si spalma la crema attirando l’attenzione dei bagnanti. La ripetizione della scena in loop, sintesi di un sistema linguistico mediatico estremamente convincente e sintomo dell’ossessione che nella ripetizione trova la sua massima espressione.
Su tele di grandi dimensioni gioca con le abbreviazioni linguistiche visive per trasformarle in occhi e bocche e tracciare così i tratti di visi infantili. Sono poi i titoli, in tutti i lavori ma in questi in particolar modo, ad instillare la carica nostalgica, come Like a Kid at Christmas titolo che conferisce al volto felice la nostalgia di un tempo passato o I am Gonna be Alright che sembra consolare l’espressione triste in cui si configura la disposizione delle abbreviazioni tipografiche.
Pittura, video, scultura, tutto entra in gioco per esprimersi con la spontaneità di un giovane (forse) inconsapevolmente abile nel rivelare ciò che è difficilmente visibile, di farlo attraverso una diversità di forme espressive che ruotano attorno ad un unico universo linguistico che dalle parole, quelle dei titoli, si estende nelle forme espressive visive, ciascuna chiamata in gioco dalla sua stessa carica emotiva.
[1] Peter Benson Miller, testo in catalogo della mostra, Forest Theater, edito da Nero
Grear Patterson, Forest Theater, American Academy in Rome, 08-10 – 30.11.2014
immagini (cover), Grear Patterson, Camp Mondamin, 2014 Installazione con barca a vela 250 x 400 x 130 cm ca., American Academy in Rome (1) Grear Patterson, Sliding Forever, 2012, multi generational xerox print, 192 x 126 inches, unique (2) Grear Patterson, Manhattan Beach, sun on celluloid – 2010, courtesy the artist (3) Grear Patterson, Forest Theater, Installation view, American Academy in Rome (4) Grear Patterson, Camp Mondamin, 2014 Installazione con barca a vela 250 x 400 x 130 cm ca., American Academy in Rome (5) Grear Patterson, Wendy, 2014, DV still, size projection specific, unique (6) Grear Patterson, Like A Kid At Christmas, 2014 Tarpaulin in three parts, 81 x 81 inches (205.74 x 205.74 cm) (7) Grear Patterson, Treehouse, 2007, 35mm c-print uv transfer, 4 x 6 feet, unique.