> SPECIAL PROJECT #04 – I Cieli di Roma. Work in Progress. by Mariagrazia Pontorno
I Cieli di Roma e-mail 22/07/2015
From: simona_caramia@
To: mariapontorno@
Subject: RE: progetto per Arshake
Date: Wed, 22 Jul 2015 23:49:02 +0200
Anche se sai perfettamente che.. a me il cielo di Roma piace solo quando piove, sul finire dell’estate.
I Cieli di Roma e-mail 17/06/2015
Date: Wed, 17 Jun 2015 10:46:36 +0200
Subject: Re: i cieli di Roma
From: francesca.gallo@
To: mariapontorno@
Cara Mariagrazia, dopo tante dilazioni, raccolgo il tuo invito!
L’ultima avventura condivisa fra noi, Volincielo, riguardava il volo di uno stormo di uccelli, ne I cieli di Roma, invece a volare è il presunto elicottero di Benedetto XVI all’indomani dal suo irrituale ritiro dalla scena pubblica. In realtà, quello che mi ha più colpito di questo ultimo lavoro è la scelta di identificare Roma – vista dall’alto – con alcuni luoghi d’arte e cultura: dall’Auditorium all’Ara Pacis, dal cupolone al Maxxi…
Ma è spontaneo chiedersi chi guarda in basso, di chi è l’occhio della soggettiva? E’ uno sguardo talmente impersonale da librarsi nella stratosfera, sullo sfondo di nuvole dai colori innaturali, e poi osservare addirittura la terra che eclissa il sole. Troppo semplice pensare che sia l’occhio divino. Tutttavia è certamente un occhio inumano, che assai poco si cura di noi, della nostra storia e delle sue piccole anomalie. Cosa sono queste rispetto ai tempi del cosmo?
Ancora una volta nel tuo lavoro sento una voce che poco ha a che fare con una specie – l’homo sapiens sapiens – che soffre di un inspiegabile egocentrismo!
Ti abbraccio e ti ringrazio, francesca
I Cieli di Roma e-mail 14/06/2015
Date: Sun, 14 Jun 2015 21:13:50 +0200
From: marzio.pieri@
To: mariapontorno@
Subject: R: video
I Cieli di Roma e-mail 05/01/2015
Date: Mon, 5 Jan 2015 14:49:43 +0100
Subject: ho capito che per volare bisogna rimanere ancorati, ancoratissimi alla terra
From: elena.abbiatici@
To: mariapontorno@
Bertold Brecht, Il sarto di Ulm (Ulm 1592), da Poesie di Svendborg, 1939.
“Vescovo, so volare”,
il sarto disse al vescovo.
“Guarda come si fa!”
E salì, con arnesi
che parevano ali,
sopra la grande, grande cattedrale.
Il vescovo andò innanzi.
“Non sono che bugie,
non è un uccello, l’uomo:
mai l’uomo volerà”,
disse del sarto il vescovo.
“Il sarto è morto”, disse
al vescovo la gente.
“Era proprio pazzia.
Le ali si son rotte
e lui sta là, schiantato
sui duri, duri selci del sagrato”.
“Che le campane suonino
Erano solo bugie.
Non è un uccello, l’uomo:
mai l’uomo volerà”,
disse alla gente il vescovo.
Gino De Dominicis, Tentativo di Volo, 1963
Bas Jan Ader, Fall I e Fall II, 1970
https://www.youtube.com/watch?v=8loz4lHZxwk
Hayao Miyazaki, The wind rises, 2013
http://m.youtube.com/watch?v=HhhUk5f0ksQ
Kathryn Bigelow, Point Break, 1991 – Skydiving Scene
https://www.youtube.com/watch?v=nKOBZSPKvTE
Tony Scott, Top Gun, 1986
https://www.youtube.com/watch?v=tOLgGA-Yqc8
Da Icaro con le ali di cera inventate dal padre Dedalo, al folle volo di Ulisse oltre le Colonne d’Ercole, ad Astolfo che vola sulla luna in cerca del senno perduto di Orlando, dai modelli di Leonardo da Vinci alle prime mongolfiere, il tentativo di volo è sempre stato quello di annullare i limiti umani, terrestri, Wenders fa dire a due angeli che la dimensione terreste fa volare invece molto di più di quella immateriale a cui appartenevano prima. Perché bisogna essere profondamente ancorati alla terra, alle cose, alle persone, per poter arrivare ad una comprensione spirituale dell’io e che è bellissimo sentire di appartenere a qualcuno o qualcosa.
Wim Wenders, Il Cielo sopra Berlino (Der Himmel über Berlin), 1987
https://www.youtube.com/watch?v=sBRJkJ6xlMc
I Cieli di Roma Drone_backstage 04/01/2015
I Cieli di Roma Drone_pics 04/01/2015
I Cieli di Roma e-mail 01/01/2015
Date: Thu, 1 Jan 2015 16:01:18 +0100
Subject:
From: gilda.policastro@
To: mariapontorno@
Mi sono accorta del cielo di Roma per la prima volta quando ho ospitato un amico di Milano. Io vengo dal sud, ho conosciuto altri cieli. E no, lui il cielo non lo capiva, gli dava uno stordimento, continuava a ripetermi che a Milano non c’è, che è tutto grigio, si confonde con lo smog, i colori dell’asfalto e dei palazzi. A Roma intanto i palazzi sono mediamente più bassi, e questo agevola. E poi il cielo dev’esserci per forza perché Roma è la città dei papi e il cielo è il posto dove si finisce quando si muore, e quindi amen. Se invece parliamo di un cielo generico, del fatto che il cielo è una specie di coperchio aperto, mobile, e che quello che non entra negli affanni quotidiani lo lasci andare lì, alla maniera di un palloncino scappato alle dita intirizzite, beh, allora è un altro mondo che si apre. Oggi ad esempio c’è il sole, e lo stupore si rinnova, dopo che ha lasciato attoniti per lungo tratto il prodursi di un epifenomeno ricorrente: l’inverno a dicembre. Allora tu apri la finestra, respiri, forse lo guardi, il cielo, ma forse no. È il primo giorno dell’anno, quello dei propositi, degli autoinganni. Imparerò a ballare il tango, e a guardare il cielo («tu sei cieca»). Il cielo che ha ispirato, diciamolo, due delle frasi più stupide del cinema di tutti i tempi: Chissà perché la gente non guarda più i tramonti. Ed era Antonioni, non Centovetrine. E poi anche: Sono così perché ho preteso troppo dai tramonti (Lars von Trier, il regista più cattivo al mondo). Sapete poi che il cielo non è solo tramonti, il cielo è un fatto così generico che hai detto cielo e praticamente sei punto e a capo. Al contempo però se pensi al cielo ti rilassi: è un fatto anche questo. Alza gli occhi al cielo, fai un salto fanne un altro, diceva la filastrocca. Ho saltato abbastanza, direi. Mi sono ricordata di una cosa che diceva Leopardi su Roma, che le donne qui sono ipocrite e disinteressate agli uomini. Non c’entra col cielo, col papa, coi voli. C’entra però col fatto che ognuno guarda il mondo coi propri occhiali (e muove a tenerezza che Leopardi si affrettasse a specificare come non su di lui, ma nemmeno sui giovani “belli e ben vestiti” cui gli fosse capitato di accompagnarsi queste “befane” dirigessero mai lo sguardo manco per sbaglio): se il cielo io non lo vedo, alla fine, è perché non ci ho mai creduto ai palloncini, ai tramonti, e nemmeno alle befane. Piuttosto ai morti, sì, ma che c’entra. Quelli non se li fila proprio il cielo, né le umane sciagure: lui sta lì, dove l’hanno messo, poteva stare sotto e saremmo un altro emisfero, stamattina invece degli autobus guarderei passare i canguri. A testa in giù.
I Cieli di Roma e-mail 31/12/2014
Date: Thu, 31 Dec 2014 12:08:35 +0100
Subject: Re: I cieli di Roma
From: fabriziopizzuto@
To: mariapontorno@
Mariagrazia Pontorno, a mio avviso, spesso e volentieri realizza non solo video, bensì pittura in movimento. Quel momento che lei descrive è infatti pittorico: il cielo di Roma, fermarsi col motorino, l’arcobaleno, un volo di elicottero bianco da un centro che definiamo focale; meglio: nodale, spirituale. Elicottero-alea verso il non-luogo della sua sparizione, (della resa? Del cambiamento?). Che ne sarà di quell’insettone candido? Sparirà nel niente, protetto dal suo essere di natura spirituale, non terrena?
Quel momento è poetico, pittorico ma non congelato, un’istantanea della natura mutevole e passeggera del mondo ma che prevede una percezione vettoriale di movimento.
La poesia di Mariagrazia ha a che vedere col poco, con l’evocativo, con il suggestivo, con il leggero frusciare di erbe mosse dal vento. Allo stesso modo un movimento di elicottero è cielo, vento, colori che si spostano inseguono, susseguono; attimo instabile, attimo che sta per sfuggire.
Punti di vista di qualcosa che ha la sua natura nell’essere transitorio, nel mutamento/movimento, come un alzarsi del braccio che simula il tempo che verrà, come un anziano signore che prepara la sua saggezza con gesti lenti, paradossalmente anche come fiori imprigionati in un movimento di crescita che ha la sua bellezza in giorni e non in secondi, tempi incomprensibili e inconsueti nella velocità del video da esporre… ecco si, percepisco un invito, una richiesta a capire il molto nel poco, un simbolo, tempo che si contrae ed espande, epoche passano, cadono gli imperi e questo non è che un battito d’ali, un volo di elicottero o di calabrone, che non sarebbe adatto a volare, ma, qualcuno dice, lui non lo sa e vola lo stesso.
Mentre tutto questo scorre, passa un tramonto che ne insegue un altro, un arcobaleno sostituisce la pioggia, la mafia incombe, i giornali si stampano, un arresto, foto congelata dell’arresto, un viola sotto il verde laggiù nel cielo in un punto che non esiste, il vento sposta le erbe, epoche cadono, un Papa si dimette, il volo del suo elicottero, una lacrima che non vuole cadere pensa ai fatti propri, niente sipario, niente dissolvenza, scorre la vita.
I Cieli di Roma e-mail 18/12/2014
Date: Thu, 18 Dec 2014 10:07:35 +0100
Subject: Re: I cieli di Roma
From: danielavoso@
To: mariapontorno@
I Cieli di Roma news 13/12/2014
Grazie a Michele Fronterrè per lo splendido contributo pubblicato su Formiche
http://www.formiche.net/2014/12/13/arshake-i-cieli-roma-maria-grazia-pontorno/
I Cieli di Roma e-mail 12/12/2014
From: chiaracapodici@
Subject: ecco qui…
Date: Fri, 12 Dec 2014 13:26:31 +0100
To: mariapontorno@
Ciao Maria Grazia,
ecco, ho avuto un problema: il primo approccio al tuo progetto è stato collegandomi alla pagina dove, dopo una serie di e-mail, finalmente arrivavo alle immagini legate a i cieli di Roma.
Guardando i tuoi screenshot, al papa non ci ho pensato neanche per un attimo.
Scorro le mail che hai ricevuto e mi sembra di aver perso qualcosa per strada.
Rivedo i tuoi screenshot: dovrei forse riconoscere dal bianco l’elicottero del papa?
E poi, finalmente, mi accorgo di aver sbagliato link, ma l’errore mi sembra fecondo: fa parlare solo un titolo e delle immagini, e hanno fra loro una tensione particolarmente feconda.
Sai che sono una teledipendente d’annata: questi elicotteri mi fanno pensare a Magnum P.I. e ad A-Team. Niente papa o dolce vita, piuttosto un’evocazione del rumore di mezzi in volo sopra le nostre teste che mi parla di un’indecifrabile senso di controllo che permea questa città. Sempre.
in questi giorni fatti di innumerevoli parole su Roma e la sua mafia nera, questo elicottero mi sembra condensare il cielo nel punto d’incontro fra complottismo e realtà, politica del quotidiano e dei poteri oscuri.
E poi il cielo. Anzi i cieli. Quella luce sempre mutevole di cui i cieli di Roma si fanno schermo, lasciando scorrere tutto il resto alle nostre spalle.
Il titolo del tuo progetto permane come una traccia ostinata nei miei pensieri.
Neanche stessi subendo gli effetti di una scia chimica, mi trovo indotta a ripensare a Ratzinger e al suo viale del tramonto (forse dovrei andare a fare una ricerca su internet) e alle teorie sui rivolgimenti dei grandi poteri, alle chiacchere su la grande bellezza, alla Roma degli anni ’60, a Olivo Barbieri che in elicottero Roma l’ha trasformata in una miniatura
Le linee di progettazione di questo tuo elicottero e i tuoi cieli assenti si sono già fatti parte affiorante di una trama più estesa.
È tanto che non mi trovavo ad avere a che fare con la freddezza morbida dei tuoi lavori, tanto discreta quanto chiara e potente, come una goccia cinese. Non vedo l’ora di vederla di nuovo in movimento.
Nel frattempo ti invito a un altro volo, che per me è stato ricco di suggestioni quanto quello a cui alludi tu: http://www.pedroguimaraes.net/studio/albums/how-to-fly-1/
Ti abbraccio!
Chiara
I Cieli di Roma e-mail 10/12/2014
Date: Tue, 9 Dec 2014 23:40:04 +0100
Subject:
From: francescopontorno@
To: mariapontorno@
Non ho mai creduto che i cieli di Roma fossero tutti uguali, né che i cieli delle città e dei luoghi del mondo fossero uguali. Magari mi impongo di pensarlo, per credere di stare sotto il cielo migliore, un’area dove si possono fare grandi cose (le cose più belle del mondo) e da dove prende avvio la vita di tutti, vita che assume importanza in proporzione alla vicinanza al cielo sotto cui passo io (toh!). Non è così, i cieli sono tantissimi. Uno più bello dell’altro. Mi piacerebbe stare sotto il cielo d’Africa. Quello sì che è il cielo dei cieli. Il cielo originario. Ma io vivo sotto il cielo di Roma e qui sgomito.
I Cieli di Roma e-mail 09/12/2014
From: lucasanjust@
To: mariapontorno@
Date: Tue, 9 Dec 2014 18:51:05 +0100
Subject: Re: ciao!!
I Cieli di Roma e-mail 08/12/2014
From: raffaelebedarida@
Date: Mon, 8 Dec 2014 10:19:12 -0500
Subject: Re: ciao
To: mariapontorno@
I cieli di Roma mi lascia sgomento. Nel giro di pochi mesi, nel 2013, l’immagine di Roma ha fatto due comparse notevoli su schermi e schermetti di tutto il mondo: con le dimissioni del Papa e con La grande bellezza. In tutti e due i casi l’eco felliniana era palese fino allo stucchevole e la sensazione netta era di un’operazione di marketing della decadenza. La svendita delle rimanenze. Quel che rimane sono appunto simboli completamente svuotati di sostanza e di rilevanza: vivono di riflesso del proprio simulacro. Un po’ come masticare la pizza gommosa dei locali più tristi di Via Veneto sapendo benissimo che della dolce vita non è rimasto nemmeno il retrogusto.
Insomma una materia prima perfetta per il tuo lavoro che, come sempre, mette in scena l’impalcatura rappresentativa di una realtà ormai assente o in dissoluzione. (Il recente completamento di One World Trade Center, immagine mastodontica della fine di un’idea, mi ha fatto ripensare all’intuizione premonitrice di Roots). In questo senso hai fatto benissimo a concentrarti sull’elicottero eliminando la citta’ più scenografica del mondo. Un vettore dello sguardo, dice giustamente Christian: però si muove nel vuoto e quel che rimane è il vettore stesso senza le coordinante che gli danno un senso.
Un caro saluto e
a presto,
Raffaele
I Cieli di Roma / work in progress 29_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 28_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 27_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 25_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 23_11_2014
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I Cieli di Roma / work in progress 20_11_2014
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I Cieli di Roma / work in progress 15_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 13_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 12_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 11_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 10_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 09_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 08_11_2014
I Cieli di Roma / work in progress 06_11_2014
I Cieli di Roma e-mail 09/10/2014
Date: Tue, 7 Oct 2014 21:07:49 +0200
From: raffadelia@
To: mariapontorno@
Subject: R: Re: R: progetto arshake
Mariagrazia,
sono felice di poter visionare questo tuo lavoro nella fase più creativa, e complessa. L’idea di voci che possano rincorrersi ad accompagnare il tuo laboratorio, la tua officina artigianale e digitale è, io credo, qualcosa di prezioso. Per te, e per chiunque si affacci sul tuo modo di progettare, e creare.
In un primo momento il titolo I cieli di Roma mi aveva fatto subito venire in mente Volincielo, con quei giri lievi, ripetitivi di uccelli in uno sfondo dai colori cangianti, delicati; per qualche istante le due immagini (di cui la prima chiara e presente nella mia mente) hanno creato un cortocircuito. Che permane ancora: perché di questi Cieli di Roma poco so dire (tanto). A leggere le parole di Christian Caliandro e a guardare questo screen shoot il privilegio di chi si mette nella posizione di comprendere ha subito a che fare con una doppia natura, una natura multipla, e sfuggente; elementare, e così artificiosa. Il volo del papa dimissionario, che ha incollato ai televisori tutto il mondo, può senz’altro essere l’eco rovesciato delle immagini felliniane. Nella mia testa, il cielo in cui farai muovere questo tuo elicottero di plastica e ferro, carta velina e ruggine, non può che essere un “cielo che non finge Eden”. E le parole di Elio Pagliarani risuonano in me come un foglietto delle istruzioni da consultare, mentre il mio sguardo segue il reticolato meticoloso (che può agonizzare in uno scarabocchio) del tuo mezzo di trasporto papale. Parlano proprio di un “cielo contemporaneo”, un “cielo d’acciaio” “che non concede smarrimenti”. Ecco, ancora una volta il tuo sguardo diviene mistico e moderno, indulgente e spietato. La rarefazione e l’incommensurabilità di un evento così inusuale, e grandioso, fuori dall’ordinario, e l’ausilio della tecnica, di una geometria rigorosa in cui far affiorare la realtà interiore, dell’anima. Cosa resta, di quel volo? Resta tutto, resta niente. Dov’era il papa, da cosa si allontanava, verso cosa si muoveva, in quegli spazi che da sempre noi tingiamo di azzurro? Il tuo elicottero ha tutte le qualità per essere un oggettino di plastica, come quelli che si trovano negli ovetti di cioccolato come sorpresa, e per richiamare allo stesso tempo la solennità e la meticolosità di una ricostruzione dettagliata, meccanica, fisica. Resta tutto, di quel volo; resta niente. E il tutto, il niente, ruotano nelle linee e nelle fughe di queste tue carte preparatorie. Ciò che mi chiedo, e che mi preme, è sapere come entrerà in gioco, la realtà, in questo tuo lavoro. Come già in Roots – in assoluto la cosa che più ho amato della tua opera – sotto forma di cosa, entrerà in gioco? Cosa, è realtà, nel tuo lavoro? L’illusione ottica?
Mi vengono in mente le parole di una persona a me molto cara, quando dice che la vita non è altro che il sogno di un ubriaco, di un visionario. Ecco, mi viene da aggiungere, anche nel caso del papa, a metà tra cielo e terra.
Raffaella
I Cieli di Roma e-mail 30/09/2014
Date: Sun, 28 Sep 2014 18:21:23 +0200
From: pasqualepolidori@
To: mariapontorno@
Subject: R: ciao
Di tutte le discipline, la storia è quella che maggiormente insegna la differenza tra il sapere e il conoscere. La storia si può saperla, e anzi l’impressione è che si possa solo saperla: non conoscerla né farne esperienza. Si fa esperienza del presente e si conoscono i documenti, quando non sono segreti o segretati da chi ne impedisce la conoscenza. E però la storia non sono i documenti, bensì piuttosto ciò che di essi si può dire mentre si fa esperienza del presente. Ma la storia non la incontriamo, così come non si incontrano le parole. I sensi del corpo, che strutturano l’atto dell’incontrare, non arrivano alla storia. Alla storia ci arriva la mente attraverso la lingua, il desiderio continuamente irrealizzabile di conoscere la verità, la tensione al futuro, all’etica, al senso di giustizia: la storia si costruisce sui documenti e sui reperti, ma poi la storia è lo sguardo che li collega, e non c’è niente di più impalpabile dello sguardo. L’astrazione degli storici fa impallidire la cosiddetta astrazione dei pittori, che non è affatto tale.
Ora, il tuo lavoro sull’elicottero del Papa, che lo ricostruisce e sintetizza come immagine mentale, può essere forse il disegno tracciato dalla mano di uno storico. L’elicottero non c’è più, non resta che cercarne il simulacro.
saluti. p
I Cieli di Roma e-mail 21/09/2014
From: marisa_vallone@
To: mariapontorno@
Subject: RE: progetto arshake
Date: Fri, 19 Sep 2014 12:07:42 +0200
Cara Mariagrazia,
è un piacere provare a dare un piccolo contributo a questa importante fase creativa, e grazie per aver pensato anche a me.
Devo dire che ho sempre sentito una certa affinità emotiva rispetto ad alcune grandi piccole “ossessioni” che finora ho riscontrato nei suoi lavori, anche se non ho avuto il piacere di conoscerli tutti. Cercherò di scriverle quello che mi passa per la testa cercando di non alterare troppo il flusso di pensieri, quindi le chiedo scusa in anticipo se certe cose potranno sembrare sconclusionate ma immagino che in questo momento le interessi di più condividere un momento di “brain-storming”.
La sensazione che ho rispetto al suo percorso è quella di una metaforica profonda evoluzione di una forza che si muove su linee verticali, un’energia che a dispetto dell’apparente delicatezza (che deriva soprattutto dal punto di vista di un’artista raffinata e di animo gentile) nasconde in sé un principio di violenza sempre più evidente ed amplificato, ma è una violenza necessaria e non distruttiva, prevede una pars construens.
Questa forza è duale: è sia fisica che metafisica.
Parte dalla fisica perché ha a che fare con la gravità e con le leggi che regolano l’universo per come lo percepiamo (il movimento quasi impercettibile della natura che respira, e poi lo sradicamento come se le regole si fossero improvvisamente ribaltate in favore di una nuova fortissima anti-gravità – ROOTS);
è metafisica perché si respira un senso di ascensione spirituale (anche se mi piace pensare alla possibilità di attraversare anche elementi della fisica quantistica con le sue implicazioni filosofiche).
Dunque radici e movimento sono stati finora alcuni degli elementi ricorrenti.
In questo nuovo progetto mi sembra di scorgere l’ulteriore evoluzione di quel movimento verticale di ascensione, il passaggio da natura a tecnologia si è compiuto ma le forme sinuose e il colore anomalo dell’elicottero papale hanno comunque un qualche collegamento con la natura (io ho pensato al siero simile al latte presente nelle piante..), o forse di più, vanno verso il sovrannaturale. E anche le radici sono presenti seppur non visibili: le vedo sul piano intellettuale, nuovamente sradicate. Eppure questa caduta dei punti di riferimento non sembra turbarla troppo, anzi c’è quasi un entusiasmo poetico, una voglia di rendere epici questi momenti di rinnovamento sociale, come se fossero snodi fondamentali al proseguimento di quell’ascensione autentica, veramente spirituale.
Voglia di migliorarsi.
L’elicottero è uno degli oggetti più rumorosi da immaginare, e produce frequenze così basse da farci vibrare lo stomaco (sono curiosissima di scoprire in che modo vorrà trattare il suono, se in maniera dissonante e delicata come nel caso di “Roots”, o se vorrà enfatizzarne la potenza). In questo senso il discorso di prima della violenza: è bello il contrasto tra un oggetto di una simile forza abbinato al suo candore.
Vista la mia passione per il cinema anche io ho immediatamente riconosciuto in questo volo papale l’immagine speculare dell’elicottero di Fellini. In effetti le riflessioni critiche da fare sul piano antropologico sono tante, infinite. Ma devo dire che gli aspetti che mi hanno colpito di più per il momento sono quelli di cui le ho parlato.
Concludo dicendole che mi diverte molto questo inedito punto di vista ironico/sarcastico abbinato alla sua solita eleganza: la scelta del soggetto e dell’evento fa di per sé sorridere e riflettere!
Come sempre, grazie per le belle suggestioni.
Marisa
I Cieli di Roma e-mail 20/09/2014
Date: Thu, 18 Sep 2014 15:37:09 +0200
Subject: Re: progetto arshake
From: bordinisilvia@
To: mariapontorno@
ciao Mariagrazia, il tuo elicottero che porta il papa – parte finale di un cerimoniale che ho visto in you tube – privilegia i toni un po’ visionari dello sguardo dall’alto su Roma e evoca Fellini. A me, forse perché il confronto tra Mastroianni e Benedetto mi appare come una provocazione, è subito venuto in mente Apocalypse now. L’elicottero come un dispositivo fatato e diabolico, un po’ bestia e un po’ tecnologia
ti mando qualche immagine che svolazzava su internet, e un bell’abbraccio
I Cieli di Roma e-mail 13/09/2014
Date: Fri, 12 Sep 2014 12:58:24 +0200
Subject: Re: progetto arshake
From: vassallosilvana@
To: mariapontorno@
Cara Mariagrazia,
il tuo progetto, sin da quando me ne hai parlato tempo fa, mi ha incuriosito molto, per le suggestioni che evoca a vari livelli.
In primo luogo a livello socioculturale, per quello che ha significato l’abdicazione del papa Benedetto XVI, un evento epocale nella storia della chiesa e non solo. Il film di Nanni Moretti Habemus Papam a questo riguardo è stato profetico, ma mi vengono in mente anche le riflessioni dello psicoanalista Massimo Recalcati sull’evaporazione della figura paterna contenute nel bel libro Cosa resta del padre? Un libro che si interroga sull’eclissi del valore dell’autorità paterna e su quello che può sostituirlo al giorno d’oggi (facendo, tra l’altro, riferimenti a testi letterari di Philip Roth e Cormac McCarthy e ad alcuni film di Clint Eastwood).
Poi naturalmente c’è la questione della sovraesposizione mediatica e di quella mescolanza tra realtà e finzione che sembra avvolgere tutti gli eventi che ne diventano oggetto. Basta guardare le immagini che si trovano su internet sul viaggio in elicottero di Benedetto XVI sopra Roma, alcune sono estremamente estetizzanti (come l’elicottero che passa vicino alla cupola di San Pietro o ad altri monumenti famosi dell’iconografia architettonica di Roma) e, come molti hanno osservato, richiamano film del passato, in primis La dolce vita.
Mi immagino che nel tuo lavoro ci saranno tanti spunti sul rapporto tra reale e finzione, e che il tuo elicottero virtuale ,
così straniante, ci (tras)porterà a riflettere su queste questioni.
I Cieli di Roma e-mail 11/09/2014
> Date: Wed, 10 Sep 2014 10:49:19 +0200
> From: filonzi.a@l
> To: mariapontorno@
> Subject: Arshake
>
> rispondo con piacere all’invito di dedicarti un pensiero per il blog di
> Arshake.
>
> Cara Mariagrazia,
> inevitabile per me, quando ti penso, non associarti alla persona che ci ha
> fatto conoscere, Mario Sasso, un maestro per entrambe di vita, di arte.
> Anche se la tua poetica e la tecnologia che utilizzi nei tuoi lavori si
> discostano molto da quelle di Mario, il modo di concepire la pittura e il
> disegno digitale, non come fine, ma come mezzo di espressione, vi accomuna e mi
> ha sempre interessato.
> Raro oggi trovare chi approfondisce la ricerca sulla tecnologia come
> linguaggio espressivo, anziché farne sfoggio tecnico nella narrazione. Mi
> colpisce come, anche in questa tua ultima opera in progress, il cielo sia il
> luogo privilegiato. Volando su un aereo, Sasso ha iniziato un percorso
> artistico sul tema urbano che lo ha portato all’astrazione del segno della
> mappa.
> Rovesciando il suo punto di vista, e guardandolo dal basso in alto, tu
> trasformi il cielo, presente in molte tue opere, in un luogo di fantasia e
> possibilità.
> La leggerezza, l’ironia con cui lo affronti, facendovi innalzare i grattacieli
> di Central Park in Roots, tracciandolo dei disegni dei voli di uccelli in
> Volincielo, soffiandolo tra gli steli in Il giardino di Maresa, allude sempre a
> qualcosa che si insinua sotto la pelle della realtà, ad un cambiamento.
> La realtà ridisegnata con tanta meticolosità in 3D incoraggia a pensare che il
> cielo sia un luogo su cui ancora si possa intervenire, trasformandolo a proprio
> piacimento, in qualcosa di bello, di poetico.
> Anche quest’ultima opera che allude ad un volo ben noto, anche angosciante per
> alcuni, trasforma un mezzo pesante altamente tecnologico (sia nel disegno che
> nella realtà), con la pesantezza di un simbolo, in un segno e la fantasia fa il
> resto, dandogli la consistenza di una nuvola.
> Dedico questo pensiero con tanto affetto. Buon lavoro
> Annalisa
I Cieli di Roma e-mail 10/09/2014
Date: Mon, 8 Sep 2014 17:41:39 +0200
Subject: Re: progetto per Arshake
From: ro.ciacci@
To: mariapontorno@
Ciao Mariagrazia,
eccoci di nuovo a lavoro, all'”opera!”.
Ho visto il tuo nuovo progetto e mi sembra uno snodo rispetto ai tuoi precedenti lavori perchè fai un passo avanti, superi il “naturale” in maniera netta ma mantieni l’idea di movimento che è una costante nelle tue opere poichè qualifica come vitali tutti gli elementi che analizzi, per usare una frase dal sapore scientifico, e l’elica come presenza mi ha colpito subito e stupito.
L’elicottero è in questo caso un elemento molto potente perchè racconta un fatto straordinario: il volo di un Papa che abbandona il suo ruolo lasciando credo tutti senza parole, fedeli e non fedeli.
Davanti all’impossibilità di andare avanti anche chi ricopre incarichi così alti e assoluti decide di fermarsi e andare via.
Certo le ragioni furono pratiche, come poteva allontanarsi da San Pietro in un altro modo?
Ma allo stesso tempo quell’andare via sull’elicottero bianco fu un’immagine interessante.Mi stupisce poi, ti scrivevo, questa tua considerazione del mezzo tecnologico in modo così aperto, perchè se è vero che tu usi molto la tecnologia nei tuoi lavori non la usi come in questo progetto. E’ per ciò che mi sembri ad uno snodo.
Anche se, e la cosa mi piace molto, rendi l’elemento dell’elicottero non nella sua presenza fisica ma nella sua potenza metaforica tanto che nel disegno 3d sembra infatti quasi un giocattolo, anzi manifestatamente un qualcosa di “ri-creato” spostando l’attenzione sull’idea e non sul mezzo.
Reiventi la tecnologia, riconfiguri utilizzando un momento cruciale della storia.
Un’idea senza dubbio coraggiosa. Pulita e semplice. Un’idea che si protegge perchè si “auto-limita” aprendo in un modo sottile e raffinato un ampia riflessione.
Ricominci bene l’anno!
Sono curiosissima…
Grazie,
ti abbraccio,
rosa
I Cieli di Roma e-mail 03/09/2014
Date: Tue, 2 Sep 2014 22:22:15 +0200
From: troncone.alessandra
To: mariapontorno
Subject: Re: progetto per Arshake
Cara Mariagrazia,
ti leggo con piacere di ritorno dalle vacanze, e scusami se non ti ho risposto prima.
Conosci bene l’affetto e la stima con cui seguo il tuo lavoro e sono felice di prendere parte al tuo work in progress.
Leggendo del tuo nuovo progetto il mio pensiero è andato subito a “Volincielo”, agli uccelli che, su uno sfondo “disneyano” dai colori pastello, si rincorrevano in un contesto indefinito quale può essere un’anonima porzione di cielo.
Da “Volincielo” a “I cieli di Roma”: dal volo naturale a quello artificiale, dal reale al simbolico, ma anche dall’universale al particolare, dal cielo “qualunque” a quello della città che hai (abbiamo?) scelto per mettere radici.
Vorrei chiederti quanto l’elicottero è un pretesto per farci vedere la città sotto un’altra luce e quanto invece c’è la volontà di scandagliare il rapporto tra Roma e la sua immagine, tra l’idea della città eterna e la prematura (e insospettabile) abdicazione di quello che rappresenta – nel bene e nel male – uno dei suoi simboli più evidenti.
Curiosa di vedere il lavoro finale, ti mando un grande abbraccio
Alessandra
I Cieli di Roma e-mail 25/08/2014
Date: Thu, 21 Aug 2014 18:20:50 +0200
Subject: Re: progetto per Arshake
From: vale.bernabei
To: mariapontorno
Cara Mariagrazia,
la tua e-mail, in cui mi mostri in anteprima I Cieli di Roma, mi è arrivata mentre camminavo sotto i cieli di Catania che, se non ricordo male, è proprio la tua città natale.
Leggendola subito mi è tornata in mente la tua capacità di usare la tecnologia per rappresentare artisticamente argomenti senza mai “raffreddarli” anzi, quasi donando concretezza a temi “poetici” che, altrimenti, rimarrebbero invisibili. Mentre lo scrivo, ripenso alla prima mostra con cui ci siamo conosciute, dieci anni fa, alla galleria Monitor. In quel caso avevi presentato Alice Hair Deflector, raccontata con un video in 3D, linguaggio scelto da te anticipando quella che sarebbe diventata, col passare degli anni, quasi una moda. Adesso mi mandi screenshot di cieli e penso che è strano – e bello – che essi abbiano calamitato la tua attenzione proprio in un periodo storico in cui nessuno rivolge più il suo sguardo alle nuvole, al sole, agli alberi, agli astri. Gli smartphones, le connessioni in ogni angolo della strada e, recentemente, anche i droni (ennesima virata verso l’esposizione a 360 gradi), hanno relegato ai cieli la funzione di una semplice scenografia, quasi demodé, inutilizzata, poco spendibile.
Per questo gioisco quando un’artista riesce ad andare oltre e a vedere con un’intuizione, quasi fosse una visione, che spostando il punto di vista si può trovare altro. Mi piace l’espediente narrativo che ti ha permesso di narrare, questa volta, la nuova storia che hai visto tu e di raccontarla a tutti.
Alla prossima visione.
Valentina
I Cieli di Roma e-mail 19/08/2014
From: luigia.lonardelli
To: mariapontorno
Subject: R: progetto per Arshake
Date: Mon, 18 Aug 2014 14:46:56 +0200
I Cieli di Roma e-mail 15/08/2014
To: mariapontorno
Subject: R: progetto per Arshake
Date: Thu, 14 Aug 2014 22:06:11 +0200
R O M A
Una caratteristica di Roma è la sua indecifrabilità. E’ come se Roma fosse ricoperta da una guaina morbida, elastica, che impedisce di vedere con precisione i lineamenti, nasconde allo sguardo gli angoli acuti, rende tutto uniformemente morbido, rotondo, mucillaginoso. Tutto vi diviene inespressivo, ipnoticamente inespresso, come un corpo ricoperto da uno strato di grasso che celi le sue forme.
Tutte le manifestazioni di una città – la stupidità della gente o la sua intelligenza, la violenza, il pericolo, ecc. ecc. – sono a Roma attutite, quasi cancellate o comunque ricoperte da questa melina appiccicosa. I romani non sono gentili, ma non sono esenti da una loro cordialità. Non sono brutali. Alcuni di essi – uomini, settori – lo sono, certamente, ma tale brutalità è nascosta dall’indifferenza della città. La città come copertura. Caratteristica precipua e comune del romano è infatti la sua indifferenza, che si sposa a uno scetticismo ormai atavico. Un romano non crede nella realtà, non prova forti sentimenti o forti emozioni o forti desideri; è generalmente simpatico, caratterizzato da uno humor menefreghista che è l’emblema di tutta la città. Diceva una battuta della Dolce vita: Roma è un ottimo posto per nascondersi. Questa è una caratteristica di ogni grande città, ma in Roma il nascondersi è particolarmente dolce, tra l’indifferenza della gente, e la vita facile delle sue trattorie. Il pericolo a Roma non viene mai avvertito, così come la morte; a Roma si può essere aggrediti senza accorgersene, perché tutto rimbalza nella consistenza gommosa di questa città. Si muore senza accorgersene, e senza che gli altri ci facciano caso, non per cinismo (il cinismo presuppone delle passioni, odio, ambizione, che a Roma mancano) ma per indifferenza. Il romano non è certo fanaticamente dinamico, ma non ha nemmeno l’indolenza felina dei napoletani. Roma è il posto ideale per vivere soli e per morire soli, senza che questa solitudine acquisti nulla di drammatico; al massimo può essere noiosa (Roma, pur non essendo stimolante, non è neanche una città veramente noiosa, come può esserlo una città di provincia). A Roma, piuttosto, i sensi si ottundono. A Roma manca anche la paura, che dura un secondo, dopo di che si ritorna ad una allegra carnale indifferenza. Lungi dal terrore, Roma può essere la città della depressione – delle croniche, morbide crisi depressive…
Ma nello stesso tempo Roma ha un pregio: essendo una città fantasma, una città immaginaria, sonnambula, può favorire grandi e pacate allucinazioni. Una persona a Roma potrebbe fingersi idiota e vivere una vita nascosta, marginale, e soccombere sotto il peso di ancestrali e antichissime colpe.
Carlo Bordini