Da sei anni, «Ibrida» ha portato assieme lavori, artisti, critici, ricercatori e giornalisti interessati a video arte, performance e musica in un festival che anima diverse locations di Forlì. Sotto la direzione artistica del duo di video performers Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, suoi fondatori, il festival prende forma sotto la prospettiva trans-disciplinare e trans-mediale.
Anche durante il periodo di emergenza COVID del 2020, sono stati in grado di adattare il Festival alla situazione del momento, mantenendo vivo lo spirito loro e del festival espresso attraverso presenza, contatto, scambio e dialogo. Ora analizzano i grandi cambiamenti di questo anno e le aspettative per l’edizione che verrà, mentre attendiamo che le porte dell’evento aprano i battenti a breve.
Elena Giulia Rossi: Ibrida giunge alla sua sesta edizione. Avete attraversato la pandemia (non rinunciando a mantenere una sezione fisica del Festival lo scorso anno). Ci sono dei cambiamenti che si aggiungono a quelli intercettati lo scorso anno a seguire questo momento storico? Come sono percepiti i termini ‘ibrido’ e ‘intermediale’ oggi rispetto a ieri, quando erano visti per lo più con sospetto, in particolare in ambito creativo?
Francesca Leoni e Davide Mastrangelo: Nessun cambiamento storico avviene prima di essere stato annunciato, preparato e agevolato da una serie di mutamenti minori, spesso passati inosservati quando accaduti. Il cambiamento era già in atto, la pandemia ha accelerato tutti i processi, soprattutto quelli legati alla tecnologia e alla scienza, creando una vera e propria collisione ibrida dei due mondi (fisico e digitale). Dopo l’edizione speciale dello scorso anno, dove buona parte del programma si è svolta online, torniamo alla nostra formula originale: in presenza, con diverse situazioni all’interno della zona festival (EXATR), dai live all’interno del teatro tenda, alle proiezioni di videoarte in sala multimediale, alle istallazioni in esterno, fino ad arrivare a incontri e workshop in presenza. Avremo anche una zona ristoro all’interno di EXATR, perché il festival è anche convivialità e soprattutto opportunità di incontrarsi e confrontarsi, anche creando legami e ponti inaspettati. Per noi il termine «ibrido» è sempre stato declinato in maniera positiva, nel senso che l’ibridazione permette, in tutti gli ambiti e non solo in quello artistico, infinite possibilità. L’ibrido è qualcosa che non è né A né B, ma un AB infinitamente variabile e unico nel suo genere. Lo stesso vale per il termine «intermediale». Quando abbiamo inserito questo titolo nel nostro festival, abbiamo fatto diverse ricerche e studi in merito appurando, tra l’altro, quanto fosse poco utilizzato in certi ambienti. Intermediale ha come radice Inter, «che indica una posizione intermedia, un rapporto di comunanza di reciprocità». Gli artisti in programma a Ibrida Festival sono per lo più artisti intermediali a tutti gli effetti, proprio perché lavorano con diversi media contemporaneamente riflettendo questa loro condizione nelle opere. Abbiamo sempre sostenuto l’ibridazione dei codici per vocazione, mai per necessità imposta.
Com’è cambiato (se è cambiato) il vostro universo creativo? La domanda è rivolta a voi come artisti e anche come organizzatori, dato che tutto quello che fate con il festival sembra essere estensione della vostra stessa energia creativa.
Il festival, così come la nostra produzione artistica, è in continuo divenire. Le due cose si influenzano e si alimentano a vicenda. Da un lato il festival cresce, mantenendo uno sguardo fisso sul presente e ampliando l’interesse verso i nuovi linguaggi e le nuove tecnologie, dall’altro tutto quello che vediamo e programmiamo nel nostro festival in qualche modo si stratifica in noi divenendo uno stimolo costante. Ibrida Festival è la nostra pelle, l’abitiamo tutti i giorni, ce ne prendiamo cura nei minimi dettagli, anche affidandoci ad altri esperti del settore. In fondo Ibrida Festival è la nostra opera, se così non fosse sarebbe una semplice vetrina e non un luogo di scambio umano. Proprio per questo non inseriamo e non facciamo inserire da terzi i nostri lavori in programmazione, perché la nostra opera è il Festival in sé. Abbiamo fortunatamente tante altre occasioni in cui esporre le nostre produzioni audiovisive come duo artistico.
Quest’anno avete realizzato una piattaforma web permanente. Potete raccontarci di cosa si tratta e come la possiamo utilizzare oltre i giorni del Festival?
La piattaforma Ibrida Live è nata nel 2020 per andare incontro alle necessità dettate dalla pandemia, ma era già nei nostri progetti quello di creare uno spazio «fisico» in rete. Molti dei nostri artisti, infatti, lavorano già nel mondo virtuale, per questo ci era sembrato un percorso del tutto naturale. La pandemia ha semplicemente accelerato i tempi di costruzione.
Quest’anno saranno fruibili gratuitamente opere di videoarte nelle tre stanze (Red Room, Green Room e Blue Room) e una web performance in Live Room, alla quale si potrà accedere solo con un biglietto digitale, seguendo le istruzioni che troverete all’interno della stanza. La piattaforma live sarà attiva anche in quest’edizione, ma in una modalità differente dallo scorso anno. Le selezioni video di Ibrida torneranno in presenza, quindi la piattaforma sarà parte integrante del festival proponendo qualcosa in più, che non sarà fruibile dal vivo. La nostra scelta è ricaduta su Francesca Fini, celebre artista interdisciplinare, alla quale abbiamo dedicato una monografica online. Inaugureremo Ibrida Live giovedì 23 settembre alle ore 20.30 con Wild Paint, una web performance di action painting ‘aumentato’: l’artista si cimenterà in un’opera di pittura dal vivo, ogni suo gesto e ogni colore utilizzato produrranno in tempo reale suoni generativi e animazioni grafiche che si sovrapporranno alla componente fisica e ai materiali organici, creando una seconda partitura aumentata dell’opera. In tutti i giorni del Festival (24, 25 e 26 settembre), andranno in loop nelle altre tre stanze virtuali sue opere di videoarte edite e inedite.
Vorremo sottolineare che Ibrida, quest’anno, dedica uno spazio importante alle artiste, avremo infatti altre tre monografiche al femminile: la brasiliana Kika Nicolela, a cura di Vertov Project, Francesca Lolli e Elisa Giardina Papa, a cura di Piero Deggiovanni. Questa è un’altra novità del festival: d’ora in poi ogni anno verranno scelti alcuni artisti di cui approfondiremo la produzione e il percorso.
Ogni anno avete aggiunto qualcosa di diverso, ogni anno siete cresciuti sempre di più con un impegno crescente nel creare connessioni con artisti affermati ed emergenti. Quali sono gli obiettivi di questa edizione?
Abbiamo rafforzato quello che nella scorsa edizione ha funzionato facendolo diventare parte integrante del festival. Come ad esempio l’incontro «Art Magazine Talks» che diventerà un appuntamento fisso nel palinsesto del festival, in quanto permette a chi scrive e parla d’arte contemporanea di confrontarsi con un pubblico variegato composto da artisti, critici e curiosi. Anche le web performance, in streaming sulla piattaforma Ibrida Live, diventano da questa edizione parte della programmazione. Inoltre abbiamo aggiunto un’istallazione interattiva di Igor Imhoff, The best place to Burn, dove non appena un visitatore entra nella zona «sensibile», questo si ritrova specchiato nella proiezione, sotto la forma di una torcia umana, alterando e nascondendo con le fiamme il paesaggio, cancellato anche nella sua forma digitale. Presentare questa installazione di Imhoff segna il prossimo passo di Ibrida Festival: andare verso le nuove tecnologie legate all’interattività in ambito artistico. Da quest’anno abbiamo incorporato anche un partner strategico, PubliOne, che già ci supportava con la comunicazione integrata dell’evento, ma che in questa edizione, in particolare, si stringe a noi dandoci un sostegno maggiore. Crediamo che un evento culturale debba avere un respiro internazionale, ma anche una buona connessione con il territorio che lo ospita coinvolgendo le realtà economiche e sociali. Il nostro obiettivo resta quello di raggiungere il maggior numero possibile di persone, facendole avvicinare ai linguaggi dell’intermedialità.
Ibrida Festival, Forlì e online, 22 – 26.09.2021, Potete consultare qui il sito per il programma completo e aggiornato
a cura di Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, organizzata dall’Associazione Culturale Vertov Project
immagini: (cover 1) Elisa Giardina Papa,«Technologies of Care», 2016 (2) Francesca Fini, «White Sugar», 2013 (still da video), courtesy F. Fini (3) Francesca Leoni e Davide Mastrangelo, ph. Andrea Bardi, courtsey Vertov Project (4)Igor Imhoff, «The best place to Burn», frame video, installazione 2021, courtsey Imhoff