L’odierna società tecnologica corre veloce, si sa, e i suoi dispositivi diventano in poco tempo obsoleti. E’ un pensiero che raramente ci sfiora ma i computer che oggi utilizziamo, hanno già alle spalle una loro preistoria. Cosa ne è stato dei primi prototipi? Com’erano fatti? Dove si trovano? Funzionano ancora?
Nel Sud Italia, nella Sicilia abituata a ben altri tipi di rovine, esiste un luogo molto particolare e a oggi assolutamente prezioso per i fini legati alla ricerca e alla documentazione di un settore ben preciso di archeologia industriale: si tratta del “Museo dell’Informatica Funzionante”.
Esso nasce dal lavoro dei membri di Freaknet Medialab, dal 1994 primo laboratorio libero in Italia a fornire gratuitamente email ed accesso ad Internet; Dyne.org, fucina di programmatori di Software Libero; Poetry Hacklab, un laboratorio di informatica libera in Palazzolo Acreide, paese a 40 Km da Siracusa”.
Sul loro sito è ben chiara la loro opera, apprezzata dall’UNESCO e dalla Free Software Foundation: “i visitatori, sia fisicamente sia attraverso Internet, possono usare computer storici, conoscere la loro storia, imparare i rudimenti dell’elettronica e dell’informatica e condividere un pezzo del nostro percorso. Un luogo dove preservare, riparare, conservare, digitalizzare e condividere in rete un patrimonio fatto di hardware ma anche di documentazione, software, schemi elettrici, libri e media di vario tipo”. Raccolti quasi 2000 computer storici, molti di essi sono funzionanti o in attesa di essere riparati. Vi è poi l’impegno nella formazione: ad esempio si organizzano corsi di elettronica di base.
Il Museo in questione vuole svincolarsi dall’idea – per la verità ormai superata nell’ambito specifico – di rassomigliare ad un contenitore di oggetti da osservare con religioso distacco. Bensì punta all’utilizzo dei calcolatori storici da parte dei visitatori, così da amplificare l’effetto educativo dell’esperienza, approcciando giocosamente e con curiosità gli oggetti, così come comanda l’attitudine tipica degli hacker.
Se è vero quanto affermato da teorici e addetti ai lavori, ovvero che la società tecnologica iperconnessa eppure frammentaria, sta lasciando dietro di sé un “deserto digitale” nel quale le testimonianze sulla nostra vita rischiano di perdersi nell’oblio di bit non più interpretabili nel futuro, allora il Museo dell’Informatica funzionante acquista ancora più valore.
La preistoria della Rete è già da tempo argomento di studio e sono molte le istituzioni culturali impegnate a ripristinare, o a mantenere in vita, le opere create dagli artisti della Rete e dei new media in generale. Uno dei problemi più grossi, di fatto, è proprio la conservazione in sé. Da un lato vi sono creazioni nel quale il principio di obsolescenza è intrinseco per loro natura, dall’altro esiste l’esigenza di tracciare la storia dell’arte, far conoscere ai posteri, ricostruire un panorama da studiare e interpretare alla giusta distanza storica.
Il problema è ancora aperto ma è di conforto sapere che esiste una realtà come quella del Museo dell’Informatica Funzionante, innovativo e pregiato per ampiezza e rarità della sua collezione, costituito a beneficio della storia del digitale della quale siamo noi oggi i chiassosi e prolifici protagonisti.
Museo dell’informatica Funzionante / Associazione Culturale Freaknet, Palazzolo Acredine, Siracusa