Elegia che investe cose e case (persone e parole, vento e sole) per aprire lo sguardo ad un orizzonte estetico sempre più disponibile ad azioni, a relazioni, a reazioni avvincenti, il lavoro di Bianco-Valente apre domande all’interno e al limite del significare. Dopo il progetto realizzato a New York per la mostra Common Spaces – versione di Costellazione di me «incentrata sulle trasformazioni sociali e urbanistiche che negli ultimi decenni hanno coinvolto il quartiere newyorkese di Chelsea e i suoi abitanti»[1] – un nuovo entusiasmante compito, organizzato a Roccagloriosa, in provincia di Salerno (secondo step del programma PUBLIC SPACES = A PLACE FOR ACTION preparato dall’associazione culturale Front of Art – diretta e fondata da Katia Baraldi, Laure Keyoruz e Andrea Stomeo – a Bcharre, paese montano del nord del Libano, assieme agli artisti Rana Haddad e Pascal Hachem, invitati, ora in Italia)[2], pone al centro della riflessione l’arte in quanto spessore della vita, pianificazione conoscitiva in praesentia, percezione delle cose nello spazio.
Nata da una collaborazione con i cittadini di Roccagloriosa e, più precisamente, da un quesito che l’artista ha elaborato e posto alle persone incontrate nel tessuto urbano del borgo cilentano, Cosa manca (questo il titolo del lavoro) rappresenta un viaggio ai confini della solitudine, tra le magie del dialogo e dell’ascolto, del corpo a corpo con l’altro e dell’intimità.
Accanto ad una domanda – la domanda è, appunto, Cosa manca? (domanda nata per intessere il rapporto di partecipazione con l’abitante del luogo) – Bianco-Valente hanno richiesto agli abitanti un oggetto consumato dal quotidiano (una tovaglia da tavola o un lenzuolo) per puntare l’indice sul concetto di dono, su un fenomeno sociale totale il cui sistema, lo ha suggerito Marcel Mauss, non solo racchiude tre obblighi collettivi (il dare, il ricevere e il ricambiare), ma serve anche a stabilire relazioni fra gruppi e persone.
Partendo da un oggetto portatore di vita (di storia, di emozioni ordinarie) e trasformando un prima/dopo in condizione di esperienza, in temporalità e spazialità, in processualità e sistematicità, Bianco-Valente – artisti morbidi, la cui morbidezza tocca con mano la leggerezza della polifonia, della connessione interpersonale – sembrano aver posto, in questo nuovo progetto (un progetto realizzato in collaborazione con l’associazione culturale Farnespazio), le basi stesse del coesistere. Armonia, C’è troppa solitudine, Il senso di stare insieme, Autostima, Condividere le cose, A me Rocca sta bene così, sono alcune delle risposte riportate sui drappi, su panni stesi che lasciano pensare e che aprono una nuova eccezionale avventura in cui il sogno dell’avanguardia, quello di trasformare – seppur momentaneamente – la vita, pare compiersi come una magia percorsa dal vento muto (mutevole) della poesia.
«PUBLIC SPACES = A PLACE FOR ACTION» @ Roccagloriosa, Rana Haddad-Pascal Hachem e Bianco-Valente, promossa da Front of Art e Farnespazio, 24.06-30.06.2014, Roccagloriosa (SA).
Note
[1] «Durante le due settimane di permanenza a NYC abbiamo tenuto un laboratorio di preparazione presso l’Hudson Guild, un centro sociale per anziani di Chelsea, dove alcune persone ci hanno raccontato la loro storia e le trasformazioni del quartiere dove hanno vissuto la loro vita. Ne è scaturita una mappa immaginaria dei luoghi che ormai non esistono più, se non nella loro mente, che insieme alla trama dei loro racconti è diventata la struttura portante dell’installazione di parole che loro stessi ci hanno aiutato a tracciare sulle pareti di The Kitchen».
[2] «Altro intervento che è stato realizzato sempre con i giovani è stato quello dell’artista libanese Laure Keyoruz insieme ad Andrea Stomeo, fondatori insieme a Katia Baraldi di Front of Art. Gli artisti hanno coinvolto gli anziani del villaggio facendo loro raccontare in piazza i ricordi e le tradizioni legate a Bcharre».
Immagini (tutte) Bianco-Valente, Cosa manca, 2014, Public Spaces – A Place for Action, Roccagloriosa (SA).
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