Il 7 ottobre si è conclusa la prima edizione di Digitalive al Romaeuropa Festival, piattaforma dedicata all’intersezione tra arti performative e nuove tecnologie che segue al Digitalife, sezione in questi anni dedicata alle arti digitali. Il passaggio da life a live marca la genesi di un nuovo format che ora diventa biennale e che sostituisce gli schemi espositivi della mostra con lo spettacolo dal vivo.
«L’ubiquità pervasiva dei media e della rete influenza profondamente i modi e gli stili in cui la performatività viene messa in atto e fruita » – così si era espressa la curatrice Federica Patti descrivendo l’approccio concettuale dell’evento che ha invaso gli spazi del Mattatoio per quattro giorni.
Quest’anno, per la prima volta, l’Accademia di Belle Arti di Roma ha collaborato con Romaeuropa Festival e si è immersa in Digitalive con il progetto Backstage/Onstage. Studenti di comunicazione, video, fotografia, grafica, arti multimediali e scenografia hanno seguito la rassegna muovendosi sia dietro le quinte che tra il pubblico.
Assieme al team di Romaeuropa e di Arshake, gli studenti hanno esplorato le dinamiche di produzione delle performance e si sono confrontati con gli artisti. Il team di Backstage/Onstage si è dedicato alla produzione di materiali di sala, ha curato i social media, prodotto foto e video, allestito e disallestito i teatri del Mattatoio e intervistato artisti e altre figure coinvolte nel festival. Da tutto questo sta nascendo un progetto editoriale che sarà avviato a breve su Arshake in una sezione dedicata e che dedicherà un focus a tutti e gli 11 artisti invitati al festival e ai loro lavori, dalla preparazione dietro le quinte, alla loro entrata in scena.
La curatrice, Federica Patti, ha risposto ad alcune domande che ci permettono di contestualizzare il lavoro svolto quest’anno a Digitalive, un evento di grande rilievo ed alta valenza sperimentale nel contesto artistico nazionale.
Come si inserisce Digitalive nel tuo percorso curatoriale? Sei stata molto presente dietro le quinte e tra il pubblico mostrandoci una figura di curatrice particolarmente partecipe: come ti relazioni alla pratica curatoriale?
Oltre al lavoro di critica e curatela “pura”, ho diretto uno spazio indipendente a Bologna (lo Spazio Barnum) e curato la sezione AV di ROBOT Festival per diversi anni; queste esperienze, insieme a quelle seguite insieme alle colleghe de LaRete Art Projects – il collettivo curatoriale di cui faccio parte – mi hanno permesso di cimentarmi con tutti gli aspetti legati ad una manifestazione artistica, dalla selezione degli artisti alla produzione delle opere, dalla comunicazione agli allestimenti, all’accoglienza alla stesura di testi critici. Lavorando soprattutto con giovani artisti e nel mondo delle pratiche liminali, la versatilità è fondamentale. Ed anche molto divertente!
Come descriveresti la tua esperienza da curatrice in Italia, dove tanti artisti lasciano il paese trovando più riconoscimento all’estero?
Per fortuna i grandi artisti italiani che vanno all’estero sono sempre entusiasti all’idea di poter proporre il proprio lavoro in Italia! Scherzi a parte, la cultura è un settore professionale con peculiarità, pregi e difficoltà come ogni altro impiego. Personalmente cerco sempre di sfatare il falso mito, il luogo comune secondo cui chi produce cultura lo fa per hobby o per passatempo, oppure che chiunque può lavorare nell’Arte e nella cultura, senza alcuna qualifica. Dichiarare con maggiore insistenza la fortissima connotazione professionale di queste attività.
Abbiamo visto che tanti artisti si conoscevano e abbiamo notato un loro forte interesse per le altre opere presentate: si può parlare di una scuola italiana nell’ambito della performance multimediale?
Sono contenta del clima che si è creato durante i giorni della manifestazione, non solo gli artisti erano curiosi l’uno dell’altra ma tantissimi operatori ci hanno raggiunto per confrontarsi e fornirci feedback sui lavori in scena. Il mondo delle live media performance è da tempo una community molto attiva, aperta e internazionale.
Secondo te quale esito ha avuto la fusione tra Spring Attitude e Digitalive?
Non è stata una fusione ma un incontro, una collaborazione. “Ci” piacciamo molto e possiamo dare energie l’uno all’altro.
Che feedback hai ricevuto dagli artisti? Che bagaglio ti ha lasciato questa edizione di Digitalive e come quest’esperienza influenza i tuoi progetti futuri?
Queste giornate di Digitalive, il confronto con gli artisti, mi hanno ricordato, ancora una volta, l’importanza della costruzione dell’esperienza in cui si colloca una performance e come questa viene presentata al pubblico per essere fruita. L’attenzione al dettaglio è fondamentale, in ogni aspetto, perchè ogni singola variazione può causare un cambio di fruizione, addirittura una diversa valenza del lavoro presentato. Il team di Romaeuropa ha una sensibilità in questo senso davvero unica nel settore e ha permesso di soddisfare le esigenze di pubblico e artisti al massimo dell’espressività possibile.
E per finire, è già stato selezionato il vincitore del premio Digitalive 2018? Hai intenzione di seguire il processo di produzione dell’artista premiato?
Seguirò senz’altro la nuova produzione, insieme alla direzione artistica di Romaeuropa Festival e ai partner che stiamo coinvolgendo. Il vincitore lo annunceremo presto! 🙂
Articolo e intervista scritti e redatti dalle studentesse del Dipartimento di Didattica: Sofia Dati, Noemi Saia, Ornella Simma Padalino, Accademia di Belle Arti di Roma. Visitate qui la pagina di presentazione del progetto Backstage / Onstage per saperne di più e qui per sapere di più su Digitalive.
immagini (cover): Digitalive (2-3-4-5-6): Digitalive, Romaeuropa Festival 2018, photo: Maria Giovanna Sodero, Eleonora Mattozzi realizzate per il progetto “Backstage/ On Stage” realizzato in collaborazione tra Accademia di Belle Arti di Roma, Romaeuropa Festival con il supporto di Arshake.