Questa settimana su Arshake Luigi Pagliarini dialoga con Giorgio Cipolletta, per allargare lo sguardo alla natura e alla funzione del corpo, dell’intelligenza e guida l’attenzione su quanto di invisibile si intreccia nella relazione di questi due aspetti con l’Universo.
L’interesse per il tema del corpo e le sue «s-misurate infinite possibilità» sono direttamente proporzionali. Da Spinoza a Deleuze, da Merleau-Ponty[1] a Jean-Luc Nancy[2] tutti hanno indagato il corpo. Parlare del corpo e col corpo è complesso. Come ricorda Gilles Deleuze[3], accanito lettore «al microscopio» di Spinoza[4], la conoscenza dei rapporti tra mente e corpo è sempre pratica: ciò che è in gioco è sempre un concreto incrociarsi e scontrarsi di rapporti di potere, affetti, costruzioni sociali. L’artista, oggi pensato come «operatore della complessità» fa pratica del corpo, come, performance, come «terra di mezzo», un «terzo paesaggio» che dispone le sue energie collaborando con le scienze per una diversa visione del mondo. Un cortocircuito di esistenze e resistenze da cui partire. Ne parliamo con l’artista, psicologo e scienziato Luigi Pagliarini. (Giorgio Cipolletta)
Giorgio Cipolletta: Recuperando gli echi di Spinoza e Deleuze, cosa può un corpo?
Luigi Pagliarini: Mi metti nella posizione di darti una non risposta. Provo a spiegarmi.
Per risponderti è inevitabile e necessario partire dalla domanda: cos’è un corpo? Ciò non tanto per il fatto che il corpo potrebbe avere infinite possibilità – non può essere così, come non potrebbe essere per nessuna delle singole componenti della realtà – ma al contrario per delineare un arco di possibili azioni all’interno di un dominio specifico nel quale un singolo elemento del reale può agire.
Segue quindi a cascata, nel rispondere a questa, la domanda cosa è un corpo? Piombiamo qui in un abisso esistenziale dove emergono poche ma ineluttabili verità. La prima di queste è terribilmente spiazzante. Ovvero, non esiste un corpo quale espressione singola e circoscritta. I nostri corpi sono «universi» colmi di dinamiche e, ancora più importante, colmi di altri infiniti corpi. Virus, funghi e batteri ci popolano e ci pervadono e costituiscono gran parte di tutto ciò che siamo, dal carnale, allo psicologico fino allo spirituale. Essi determinano buona parte delle nostre azioni e delle nostre reazioni. Sono responsabili del nostro peso, del nostro umore, delle nostre prospettive e di mille altri significati. In buona sostanza, gli organismi che abitano dentro noi ci guidano, ci orientano, ci seguono e sono co-artefici della nostra esistenza. Il nostro corpo è quindi, di per sé, un «universo» o com’è che amo pensarlo un terrarium semovente. Questa metafora che mi piace utilizzare racchiude un’idea di condominio dove il «possibile» non viene determinato unicamente da una coscienza neurale o da un impianto scheletrico-muscolare o gastro-enterico, ma dall’insieme di tutto ciò, dalla sinergia, dalla lotta, dalle intenzioni di milioni di esseri, di genetiche, di corpi, di spostamenti, di necessità, di obiettivi, di volontà, alcune delle quali trasparenti e altre ben più misteriose. Ciò, sia per l’essenza che per la dinamica delle relazioni e delle interazioni che affrontano. Il corpo umano quindi, e arrivo alla tua domanda iniziale, può. Può un’infinità di cose, ben più di quelle che possiamo immaginare, anche perché non sono le conseguenze di un pensiero cognitivo o le evoluzioni di un comportamento macroscopico le più indicative, non necessariamente. Tutti i suoi moti riguardano anche l’infinitesimamente piccolo che si relaziona con la sua superficie, quella che ci appare ai sensi, e che poi si estendono fin verso l’infinitamente grande. Ovvero, tutte le relazioni che dovrebbero interessarci maggiormente.
Noi siamo dei mediatori tra le forze annidate negli atomi, nelle molecole e nei microrganismi che ci compongono e che attraverso l’involucro che le contiene, con lo stesso criterio, modificheranno il nostro pianeta, la nostra galassia e di conseguenza il nostro ed altri universi. Lo so, è difficile pensarlo o finanche immaginarlo ma credo sia esattamente così.
[1] Maurice Merleau-Ponty, L’occhio e lo spirito, SE, Milano, 1996.
[2] Jean–Luc Nancy, Corpus, Cronopio, Napoli, 1995.
[3] Gilles Deleuze, Cosa può un corpo? Lezioni su Spinoza, a cura di Aldo Pardi, Ombre Corte, Verona, 2007.
[4] Baruch Spinoza (1677), Etica, Bompiani, Milano, 2007
— to be continued…
immagini: (cover 1) Luigi Pagliarini, «RobocupJr, LEGO Footbal Playere», 1998 (2) Luigi Pagliarini, «Fatherboard. The Superavatar», 2007 (3) Luigi Pagliarini, «AliveOrDead», 2002
Luigi Pagliarini, neuropsicologo per formazione, è un artista impegnato dai primi anni ‘90 nella software art e robotica d’arte. È Professore di Teoria della Percezione e Psicologia della Forma, Semiologia del Corpo, Psicologia dei consumi culturali e di massa presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e Consultant Professor presso il Playware della Danish Technical University dove si occupa di Robots and Dynamic Agents Interfaces Design. In passato, ha collaborato a diversi progetti con realtà quali LEGO Group, la SONY e la Real World Records. È stato fondatore e direttore del Pescara Electronic Artists Meeting; direttore artistico di Ecoteca; curatore della sezione di Robo[art] del Robotsatplay Festival in Danimarca; inventore e fondatore di RoboCup Junior, oggi adottata come strumento didattico in tutte le scuole del mondo, e ha pubblicato su libri, riviste, webzines, su atti di congressi e conferenze internazionali. In questo momento è membro del comitato editoriale del Journal of Artificial Life and Robotics, del comitato editoriale della Rivista di Psicologia dell’Arte, membro del Comitato Scientifico della Conferenza Internazionale Psychology-Based Technologies e membro direttivo di APEXperience. Ha esposto i suoi lavori in diversi musei nazionali e internazionali e alcuni delle sue ideazioni son state riportate su organismi di stampa intercontinentali.