Dopo aver conseguito il Diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires, Nélida Mendoza (Asuncion, Paraguay, 1965) si è specializzata all’Accademia di Carrara stabilendosi in Italia nei primi anni ’90. Da questo momento in poi, ha affiancato l’attività artistica con l’insegnamento di Video Scultura, Installazioni Multimediali, Arti Performative e Animazione presso diverse Accademie di Belle Arti. Numerose le mostre personali e collettive di cui è stata protagonista in Italia, Stati Uniti, Belgio, Francia e America Latina. Tra le mostre più importanti ricordiamo la partecipazione all’Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia (1990, 1993, 1995) e «Clorinda» (2013), mostra personale itinerante tenutasi presso l’Istituto Cervantes di Palermo e destinata a far tappa a Buenos Aires e Asuncion.
Cristina Costanzo: Ti sei formata presso l’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires e specializzata all’Accademia di Carrara. Perché hai deciso di dedicarti alla Scultura? Come e quando ti sei avvicinata all’uso del sonoro e del video per fini artistici?
Nélida Mendoza: All’Accademia di Belle Arti di Buenos Aires ho avuto la possibilità di seguire per due anni tutte le diverse tecniche delle arti visive, come incisione, pittura e scultura. La scultura e il disegno mi hanno appassionato particolarmente per la possibilità che mi offrivano di indagare i volumi e lo spazio, ho compreso così che tutte le sperimentazioni spaziali e le speculazioni visive rappresentavano per me il modo migliore per dialogare e rappresentare un’idea. Questo è stato il mio esordio a Buenos Aires in anni politicamente difficili. Nello stesso periodo alcuni dei miei colleghi si recavano in Europa, attraverso le loro esperienze ho ricevuto le prime notizie su Carrara, città in cui si «camminava sul marmo», materiale pregiato. Ho individuato in Carrara il luogo in cui realizzare una sfida così nel 1986 mi sono recata a Roma e poi, per specializzarmi con la pietra, a Carrara, dove mi sono fermata dodici anni. In America Latina era diffusa la convinzione che per essere un artista dovevi andare in Italia mentre per fare lo scrittore dovevi andare in Francia. In quegli anni, particolarmente formativi, ho avuto la possibilità di frequentare artisti di diverse culture e nazionalità. Le mie prime riflessioni su gli altri media e lo spazio si sono compiute nel corso delle ricerche a Carrara. I cavatori ti insegnavano a comprendere i massi, le pietre e il materiale lapideo attraverso i loro suoni e particolari esercizi di sinestesia. È così che mi sono interessata al suono naturale nell’environment. Nel 1996, arrivata a Palermo, mi sono avvicinata alla rete siciliana per lo studio del paesaggio sonoro e ho introdotto il suono nelle mie ricerche scultoree confrontandomi non più soltanto con la pietra ma anche con altri strumenti che mi hanno consentito di sperimentare nuovi linguaggi, prestati alla ricerca artistica. Come scultrice mi interessa comprendere il modo in cui le nuove tecnologie offrono letture inedite dello spazio e il modo in cui il materiale scultoreo dialoga con i new media. È un esempio della mia ricerca in questo campo l’installazione Alice, sita all’interno di un parco riqualificato dell’Isola di Menorca, con cui indago il suono dell’acqua attraverso i diversi volumi della pietra.
Trascorri lunghi soggiorni in America Latina, dove attualmente si registra un grande fermento artistico in direzione delle sperimentazioni tra arte e tecnologia e non solo. Che cosa pensi di queste nuove possibilità?
Nel corso dei miei viaggi in Paraguay ho realizzato che il suono è uno strumento straordinario attraverso il quale misurare la diversità dei luoghi – tanto quelli incontaminati quanto quelli urbani – e che attraverso l’ascolto si modifica l’immagine visiva. Attualmente in Paraguay si presta molta attenzione al video come supporto capace di risolvere alcune problematiche legate alla comunicazione tra gli indigeni e i «civilizzati». Oggi strumenti multimediali come la videocamera e il registratore vengono utilizzati dagli indigeni a supporto delle necessità sociali di tali fasce marginali. In questo momento si assiste a una grande rinascita del cinema latino americano e in particolare di quello paraguayano, anche in lingua originale, che viene apprezzato e riconosciuto nei festival europei.
Hai partecipato a mostre, simposi e rassegne di alto profilo e tra le ultime personali menzioniamo «Clorinda», progetto che affronta tematiche – sempre presenti nella tua produzione – come l’identità, la diversità, il territorio e il confine. Per sottolineare questa riflessione fai ricorso al video. Puoi parlarci di questa esperienza?
ll progetto «Clorinda» è un vero e proprio confine che rappresenta la conclusione di una ricerca condotta su me stessa. La mia ricerca non è esclusivamente estetica, in quanto artista migrante sono sempre alla ricerca di un contenuto. Come me che sono figlia di esiliati politici, chi emigra vive sempre la sensazione che ogni ostacolo che la vita ti pone sia una frontiera. «Clorinda» è l’ultimo capitolo della ricerca dedicata a cosa rappresenti per un artista migrante la frontiera tra Paraguay e Argentina. Per sviluppare questa analisi conduco un dialogo tra tre artisti. Alessandro Aiello, membro del collettivo siciliano Canecapovolto e studioso dell’immagine video come strumento antropologico, presenta un’interpretazione del materiale da me prodotto e del mio racconto attraverso cinque video e tre postazioni audio; Fernando Moure, curatore paraguayano attivo a Colonia, offre una selezione di lavori di cineasti paraguayani che affrontano la medesima tematica della frontiera creando una relazione tra le molteplici interpretazioni dello stesso tema: l’identità; e infine io. Io sono attraverso la mia opera e senza il mio lavoro sono nessuno.
Inoltre, ho fortemente voluto che la mostra fosse itinerante. «Clorinda» è stata presentata all’Istituto Cervantes di Palermo da Francisco Corral, già direttore del centro culturale spagnolo Juan de Salazar in Paraguay nonché esponente di spicco della cultura paraguayana e punto di riferimento fondamentale per la ricerca artistica nel periodo più buio per l’arte contemporanea ad Asuncion. Il centro culturale Juan de Salazar è un luogo di incontro, scambio e difesa dell’intellettualità di Asuncion. Clorinda è l’ultima città argentina al confine con il Paraguay, l’avamposto degli esiliati politici per entrare in Argentina e organizzare movimenti e gruppi culturali. Clorinda è la metafora dell’Argentina come luogo di accoglienza e di bontà nei confronti della cultura. «Clorinda» presenta anche un’installazione consistente in una serie di membrane di terracotta con una dinamica sottesa basata su un movimento indotto meccanicamente che è metafora del viaggio, del tempo, del percorso e dell’ansia di arrivare alla frontiera e di poter attraversarla.
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Dopo esserti stabilita in Italia hai affiancato all’attività artistica l’insegnamento presso diverse Accademie di Belle Arti dedicandoti a Video Scultura, Installazioni Multimediali e Animazione. Puoi descrivere il rapporto dei tuoi allievi e dei giovani con le nuove tecnologie?
Attraverso l’insegnamento ho compreso che oggi la scultura è uno dei linguaggi che più si avvicinano al contesto delle nuove tecnologie prestandosi a diversi ambiti di ricerca sperimentale come la robotica. All’Università di Pisa ho preso parte al progetto “Animatronica” grazie al quale si è realizzata una sinergia tra scultori, modellatori e ricercatori della Hanson Robotic di Dallas e dei centri di ricerca della stessa Università. In quell’occasione ho notato che la scultura e il disegno sono fondamentali per l’animazione e costituiscono per tanti giovani uno sbocco di ricerca sperimentale e un’importante possibilità lavorativa.
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Oggi il panorama dell’arte contemporanea è animato da linguaggi diversi che includono disegno, pittura, scultura, installazioni, new media e altro ancora. Tu stessa ami sconfinare da un medium ad un altro praticando contaminazioni suggestive. Credi vi siano linguaggi più adatti ad esprimere la contemporaneità?
Credo che non esista una divisione tra pittura, scultura ed altre espressioni artistiche. Oggi l’artista ha la fortuna di agire simultaneamente in più ambiti facendo ricorso all’interdisciplinarietà e alla multiculturalità.
Nelle tue opere è sempre centrale il rapporto con l’altro da te, inteso come l’ambiente in cui intervieni con installazioni site specific, come la memoria collettiva dei luoghi reinterpretata dalla tua sensibilità artistica, come la cultura latino americana che costituisce le tue radici. In che modo ti poni nei confronti di tutto questo?
Io sono un’animale sociale, la mia ricerca estetica non è mai individuale ma sempre collettiva. Le mie problematiche esistenziali non sono centrate su di me ma si relazionano con il mondo che mi circonda, da cui non posso separarmi. Desidero che il mio lavoro rispecchi il senso collettivo dell’uomo civilizzato di oggi che vive in una condizione di ricerca della propria completezza.
Vuoi anticiparci i tuoi prossimi progetti?
Oltre a dedicarmi a «Clorinda», sto realizzando un intervento di Land Art per il MAACK, Museo all’Aperto di Arte Contemporanea Kalenarte di Casacalenda in Molise, che tende a rivalutare il passato storico della cittadina attraverso la ricerca sull’identità della collettività e la riscoperta del paesaggio. A Casacalenda, dove ha sede il Museo nato da un’idea dell’architetto e artista Massimo Palumbo, la collettività è circondata dal paesaggio che diventa protagonista attivo della comunità.
immagini
(1 cover) Nélida Mendoza, «Alice», 2003, Marmo Bianco di Carrara, Menorca, Spagna, courtesy dell’artista (2) Nélida Mendoza, «Alice», 2003, Marmo Bianco di Carrara, Menorca , Spagna, courtesy dell’artista (3) Nélida Mendoza, «Clorinda», 2013, terracotta, acqua, courtesy dell’artista (4) Nélida Mendoza, «Clorinda», 2013,veduta della mostra, Sant’Eulalia ai Catelani, Centro Culturale Spagnolo Istituto Cervantes – Palermo, courtesy dell’artista (5) Nélida Mendoza, CROMIE2,collaboration with A. Gagliardo and M.H.Bertino, Malastradafilms, excerpt from video (6) Nélida Mendoza, Memories 1, collaboration with A. Gagliardo and M.H.Bertino, Malastradafilms, excerpt from video (7) Nélida Mendoza, «Clorinda», nuovo violetas, 2013, still da video 2013, courtesy dell’artista (8) Nélida Mendoza, «Memories», 1998, Mixed media, Palermo, courtesy dell’artista.