Prosegue il viaggio di Luca Zaffarano a Tokyo, al Mori Building Digital Art Museum nell’isola di Odaiba. Dopo aver descritto lo spirito creativo e di business che da vita al gruppo interdisciplinare teamlab, Zaffarano ci guida ora tra gli ambienti da loro realizzati, una immersione totale nell’arte che ricopre, sovverte lo spazio, lo rende intelligente e reattivo alla presenza dei visitatori. Parte I
(…) Cerchiamo di descrivere di cosa si tratta. Il primo ambiente che si incontra è una esplosione di pattern di fiori in movimento, il rendering è in tempo reale, determinato dal movimento delle persone, ed è completamente casuale. Il pavimento e le pareti sono ricoperte di materiale morbido, alcune pareti sono specchianti in modo da aumentare l’effetto di disorientamento. «Le persone camminano liberamente nel teamLab Borderless e si perdono nel mondo dell’opera. I lavori sconfinano in trasformazioni che rispondono alla presenza delle persone, e mentre noi ci immergiamo e ci fondiamo con questo mondo unificato, esploriamo nuove relazioni che trascendono i confini tra le persone, e tra le persone e il mondo»[1].
Ogni parte dell’ambiente è illuminata dalle proiezioni, persone incluse, si vedono farfalle che svolazzano, fioriture, petali che scivolano via dolcemente, toni di colore che cambiano; l’effetto è incantevole, magico, sembra possibile anche l’improbabile, proprio come in un romanzo di Murakami. Fiori, petali, farfalle, sono tutti simboli di quel senso di fragilità che permea la cultura buddista della vita in cui tutto è effimero, nulla è immutabile ed eterno, proprio come il tempo breve della bellezza delle fioriture. «Ogni cosa esiste in una lunga, fragile e miracolosa continuità della vita. Questo è il concetto universale di teamLab che attraversa le nostre creazioni» [2].
Dopo un primo momento di meraviglia e incertezza capiamo che la struttura labirintica non può essere compresa e bisogna muoversi per tentativi, scoprendo nuove stanze. La prima in cui entriamo si intitola Black Waves, sulle pareti circolari vengono proiettate onde astratte simili a quelle di una visione notturna di un mare agitato, al centro della stanza ci sono dei materassi per sdraiarsi e la colonna sonora, creata dal sound engineer Hideaki Takahashi (disponibile anche su Spotify) è probabilmente la più bella tra tutte quelle ascoltate. Il compositore mescola fasce sonore di rumore quasi bianco a un partitura minimale per pianoforte, e ricorda molta musica ambient. L’esito dello schiumare delle onde proiettato sulle pareti, perfettamente accompagnato dalla musica, ha un effetto rasserenante e ci permette di riflettere su quanta bellezza sia presente nella casualità quotidiana del racconto della natura. Nell’ambiente successivo una serie di installazioni dai nomi come Grid spaces, Light Vortex, Barrier, Descent of the Gods prendono forma all’interno di un cubo il cui pavimento è fatto di specchi e le quattro pareti sono ricoperte ciascuna da una cinquantina di proiettori che, complessivamente, vanno a comporre una griglia di circa 200 proiettori di fasci luminosi di vari colori, tutti regolati in tempo reale da una partitura sonora-visiva computerizzata che produce astrazioni, tramite griglie, balletti, flussi, vortici di luce. Se da una parte lo spettacolo è forse troppo pop per aspirare ad essere davvero innovativo, da un altro punto di vista ci fa riflettere sulle possibilità compositive precluse a tante avanguardie che hanno anzitempo prefigurato una smaterializzazione della pittura, a partire a Lazslo Moholy Nagy che teorizzava un’arte capace di dipingere con la luce le nubi nel cielo. «Ho sempre desiderato proiettare luce e colore sulle nuvole oppure su pareti d’acqua. Sono sicuro che la gente risponderebbe a una cosa del genere con un interesse che i dipinti a due dimensioni non riescono a suscitare» [3].
Uno degli ambienti che più colpisce lo spettatore è Wander through The Crytal World, un cammino immerso dentro una foresta di sottili strisce di luci al led che cadono in verticale dall’alto. La visione irreale fatta da migliaia di punti luminosi che assumono tonalità gradevoli e scintillanti ci fa pensare ad una fitta pioggia dentro uno spazio stellare infinito.
… to be continued…
Note
[1] teamLab (tradotto dall’inglese): As people walk freely around teamLab Borderless they lose themselves in the artwork world. The borderless artworks transform according to the presence of people, and as we immerse and meld ourselves into this unified world, we explore a new relationship that transcends the boundaries between people, and between people and the world
[2] teamLab (tradotto dall’inglese):«Everything exists in a long, fragile yet miraculous continuity of life. This is teamLab’s universal concept throughout our creation
[3] Lazlo Moholy Nagy, in Sibyl Moholy-Nagy, Moholy-Nagy. La sperimentazione totale, Longanesi, Milano, 1975, p. 73
teamLab. Borderless, MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless, 2018, Odaiba, Tokyo
immagini (cover 1) teamLab – Exhibition view of MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless, 2018, Odaiba, photo: Parimbelli (2) teamLab – Exhibition view of MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless, 2018, Odaiba, photo: Silvia Zaffarano (3) teamLab – Exhibition view of MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless, 2018, Odaiba, Tokyo © teamLab. TeamLab is represented by Pace Gallery (4-5-6) teamLab – Exhibition view of MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless, 2018, Odaiba, photo: Parimbelli (7) teamLab – Exhibition view of MORI Building DIGITAL ART MUSEUM: teamLab Borderless, 2018, Odaiba, Tokyo © teamLab. TeamLab is represented by Pace Gallery