Il nero che diviene prima luce, nelle sue mille sfumature, e poi materia tangibile, palpabile. Una mostra che affranca il nero dall’assenza, e la luce dall’inconsistenza.
“La Luce del Nero”, curata da Bruno Corà presso gli ex Seccatoi del Tabacco, racconta dei tanti neri di Burri, insieme a quelli di numerosi artisti tra i quali Kounellis, Fontana, Isgrò, Tapies. Una mostra, realizzata nell’ambito del programma Europa Creativa, ideata con l’intento di rendere accessibile l’arte contemporanea al pubblico ipovedente attraverso il progetto “Beam Up”: i modelli tiflodidattici esposti, infatti, permettono di fare esperienza tattile delle opere in mostra, e della loro consistenza.
Esperire la morbidezza della plastica tesa dal fuoco, le cuciture dei sacchi e la ruvidezza della iuta, le asperità dei cellotex, il calore del legno e la freddezza dei ferri, passando per la rugosità e la grinzosità degli impasti vinilici essiccati all’aria: un’esperienza necessaria a tutti per conoscere a pieno le opere e le loro materie.
Ed insieme alla percezione aptica, il nero. Mai uguale, come la luce. Il nero di Burri, dei cretti, dei ferri, delle opere grafiche. Lo stesso nero che l’artista usa per tinteggiare interamente gli esterni del maestoso complesso degli ex Seccatoi del Tabacco di Città di Castello ponendolo a contrasto con il verde nel quale è immerso. Lo stesso nero di Annottarsi, ciclo di 20 serigrafie, che testimonia una volta di più l’amore di Burri per il colore in mostra. Scriveva Vittorio Rubiu nel catalogo della mostra Burri, Venti sergrafie “È un nero, il suo, che non è mai identico, cambia forma, dimensione, crea lo spazio del quadro. È un nero che passando dal lucido all’opaco è come se cambiasse colore, perché anche l’opaco ha una sua luce, e forse proprio per questo ha un’opacità così giusta, una ricettività così pronta.”
E poi il nero che diventa spazio nei tagli di Fontana, nelle superfici di Enrico Castellani, negli assemblage di Luise Nevelson. Il nero del carbone di Kounellis, come materia organica che racconta la vita, come la fuliggine di Parmiggiani per imprimere il negativo degli oggetti sulla tela. Il nero delle cancellature di Isgrò, che nega e racconta allo stesso tempo.
E infine il nero della poesia: “La stanza è muta d’ogni luce. Scrivo nell’oscurità. Traccio i miei segni nella notte che è solida…Imparo un’arte nuova” (G. d’Annunzio, Notturno, 1921)
La luce del nero, a cura di Bruno Corà, Fondazione Palazzo Albizzini, 13.04 – 13.11. 2022
immagini: (cover1) Alberto Burri, «Combustione Legno», 1955, Legno, vinavil, combustione su tela 88,5 x 160 cm (2) Jannis Kounellis, «Senza titolo», 1967, 100 x 100 cm