Muovendo da una riflessione sugli attuali dispositivi che portano l’uomo a una conoscenza radicale del mondo e a una presenza ubiqua determinata dai nuovi canali di comunicazione di massa, Felice Levini propone negli ambienti della Zoo Zone Art Forum di Roma, una mostra il cui titolo apre, con ironia, una riflessione brillante sulle società contemporanee: Le tigri vanno dappertutto ma non sono da nessuna parte. Si tratta, infatti, di uno sguardo attento sulla natura policentrica d’oggi, sulle migrazioni di massa, sulla mixofilia e su un futuro le cui incertezze la cui imprevedibilità non lasciano spazio a dilazione.
Al centro della sala un paio di stivali in gesso richiamano alla memoria la Peter Schlemihls wundersame Geschichte (1814) di Adalbert von Chamisso mentre su una parete la mappa murale del globo terrestre riporta in nero tutte le nazioni, eliminando così ogni frontiera geografica o territoriale. All’altezza dell’equatore un’asta che richiama alla memoria il tricolore italiano (sull’asta è possibile leggere in oro il titolo della mostra) è sorretta dal calco di due mani (una rossa e una verde), quasi a indicare una temporospazialità accartocciata su se stessa e un viaggio planetario che ogni singolo – e l’artista in primis – può affrontare pur restando immobile, di fronte a uno schermo freddo.
«Il tempo, lo spazio, tutto ciò che sulla terra ancora ci dà certezze, limiti e coordinate, è finito», avvisa l’artista in un testo introduttivo alla mostra. «La storia, la verità, le grandi idee, i valori, le religioni, sono visioni di un mondo passato». Quello che resta è una dispersione virale, una instabilità, una complessità dove è possibile intuire un mondo del divenire dove «l’umanità tutta non sarà più di questo mondo ma di tutti i mondi possibili».
Felice Levini. Le tigri vanno dappertutto ma non sono da nessuna parte, Zoo Zone Art Forum, Roma, 02.02 – 15.03.2017
Immagini (tutte) Felice Levini. Le tigri vanno dappertutto ma non sono da nessuna parte, Zoo Zone Art Forum, exhibition view