Valencia sono le strade che non torneranno ad ascoltarci perché si sono rese conto molto bene che quelle di Pescara soffocano le nostre voci seguendo i tuoi passi, mentre Roma nasconde le strade che non percorreremo più al ritmo del tuo volante, oppure Coruna inonda quelle che non vagabonderemo più insieme in risposta al fatto che Fuerteventura nasconde il suo deserto sotto la nostra danza tribale, e Puerto del Rosario si dimentica di noi: per che tu, secondo qualcuno dice, sei in cielo (In itagnolo [italo-spagnolo] nell’originale).
Non avrei mai voluto scriverlo e non voglio farlo neanche oggi. Innanzitutto mi sono nascosto dietro il ritardo nell’invio delle informazioni grafiche da parte della mia amata Catia Verna, a casa della quale sono tornato per l’occasione, dopo vent’anni lontani; Allora ho usato come scusa i lavori che mi martellavano la testa nel mio piccolo ufficio ai margini dell’estuario dell’Arousa; per poi partire per un viaggio di qualche giorno; ma oggi, seduto nella mia biblioteca, non posso più rimandare.
Il 9 luglio si è celebrato il Primo Paglia Day, organizzato da Catia Verna, socia fondatrice dell’Ecoteca di Pescara nei primi anni 2000, nella città di Pescara, in piena Riviera adriatica, per onorare la memoria di Luigi Pagliarini, il mio fratello Romano, recentemente deceduto in quella città.
Luigi Pagliarini è uno di quei pionieri che anticipa i tempi, perché smette di seguirli andando più veloce del previsto. La sua attività principale, e il motivo per cui l’ho incontrato molti anni fa, è perché è stato il primo artista a implementare strumenti di intelligenza artificiale nelle sue composizioni elettroniche.
Anche lui ricorse frequentemente alla software-art, e in questa ebbe molti accompagnatori, cosa fatta del tutto da autodidatta, poiché i suoi unici studi furono in Psicologia, motivo per cui si trasferì a Roma per studiare, e dove fu membro attivo della Rivista di Psicologia dell’Arte, fondata e diretta dal prestigioso Sergio Lombardo, nel cui numero 29 pubblicò il suo celebre ‘Codice Pagliarini’, con il quale trasferisce i sistemi di composizione computerizzata alla realtà analogica, per trasformarla in un gioco di bambini; e la cui semplicità mi impediva di capirlo in bocca allo stesso Paglia, il nome affettuoso con cui lo chiamavamo, e che ho capito solo adesso, dopo la spiegazione della vedova Federica Pesce, nello studio casalingo del defunto.
Una casa che lui stesso, nei suoi ultimi giorni, aveva trasformato in un’installazione permanente alla maniera della casa di Kurt Schwitters – il suo ‘Merzbau’ ad Hannover -, con l’eccezione che nella ‘PagliaHouse’ tutto è realizzato da un punto di vista rasoterra, a volte nadir (in vera opposizione frontale al soffitto), indicativa che la sua vita nei suoi ultimi giorni fu pura prostrazione, condita solo dalla composizione che stava realizzando per tutta la casa e nella quale il ruolo maggiore lo assumeva la decodifica del suo ‘Codice Pagliarini’ nella sala principale.
Entrare in quella casa e ritornare alle opere che avevo già visto di lui a Roma – di alcune delle quali mi aveva onorato partecipando a diverse mostre – mi ha fatto rivivere le infinite conversazioni avute nel corso degli anni nelle diverse enclave spagnole e italiane; e di cui non dimentico mai le sue dichiarazioni che il tempo sancì in quanto illustri.
La prima: arriverà il giorno in cui assumeremo servizi per renderci invisibili alla macchina di controllo della nostra società iperconnessa, qualcosa che accade da molto tempo, ma impossibile da rilevare nel momento in cui viene formulato. Anche la seconda avverrà ma deve ancora arrivare: risponde alla ‘prima legge della robotica di Luigi Pagliarini’, un robot sarà intelligente quando deciderà di porre fine alla propria vita, legge alla quale ha dedicato un’opera, ‘Intelligenza’, esposto da me perché la ritenevo completamente fondata.
Potrei continuare descrivendo i dettagli delle sue innumerevoli conquiste artistiche e scientifiche – sembrava uno scienziato pazzo – ma voglio evidenziare questo Primo Paglia Day, un omaggio al quale è stato difficile per me andare perché non avevo assimilato la sua morte, che si è svolto presso lo Zara Spiaggia Bar della sua cittadina, fin dalla nascita, tipico stabilimento balneare della Riviera abruzzese.
Il tributo si è aperto con un concerto dei Wogiagia crew, un gruppo reggae di undici membri che ha deliziato il pubblico e di cui sono stato grato perché mi hanno fatto perdere la vergogna di aver festeggiato la morte di un amico, e hanno portato in uno stato di trance molti dei presenti, cosa che il Paglia avrebbe molto apprezzato.
Successivamente è stato proiettato un cortometraggio tratto dal libro da lui composto durante la convalescenza, in collaborazione con Federico Galdiero, ‘Il Pianeta Mente’, in cui tramanda ai suoi figli, soprattutto il piccolo Lorenzo, ma anche Paolo, frutto del suo matrimonio con Floriana Orazi, la sua interpretazione della realtà ricorsiva dell’energia vitale.
L’area ricreativa del bar è stata intervenuta dalle opere di artisti che hanno voluto contribuire ad onorarla: Lica Cavo, con ‘Pneuma’; Sara Marzari, con ‘Prendimi tra le tue braccia’; Kokoro, con ‘Dualità’; Isabella de Luca e Gloria Sulli, con ‘Mushroom Bubbles’.
Inoltre, da parte mia, ho contribuito con i documentari su diverse opere realizzate da Paglia, o a cui aveva collaborato, da me curati, con l’accento su quello che considerava il suo capolavoro, ‘Il Cimitero della Comunicazione’, un intervento mirato nel primo aeroporto, oggi abbandonato, dell’isola di Fuerteventura, sulla quale ha piantato 512 lapidi contenenti rifiuti tecnologici per denunciare il consumo delle risorse naturali prodotte dalle nuove tecnologie, depauperamento che si accompagna in gran parte a guerre e sfruttamento lavorativo, oltre che infantile.
In questo è stato chiaro anche perché oggi vediamo come il consumo di carburante per la consegna immediata degli acquisti online generi una catena di inquinamento che l’andare al negozio più vicino per vedere cos’hanno non ha mai implicato, e che ora si chiama consumo di prossimità per la sua infrequenza.
Durante la proiezione dell’ultimo documentario sulla performance che ha fatto a Coruna, “Fatherboard. Il Superavatar”, il suo assistente in quell’occasione, Demian Battisti, ha rianimato lo stesso Paglia vestito con la sua tuta di resistenza controtecnologica.
Il tributo si è chiuso con una sequenza DIY iniziata da Max Attak (Max Leggieri e Massimo Coscia), amici intimi e complici di Paglia, e conclusa da Dj Globster.
Nilo Casares, In memoriam: celebrando con Luigi Pagliarini el Primo Paglia Day, pubblicato su “Makma”, 26 novembre, 2023 (traduzione di Emanuele Luchetti)