Realizzate tutte orientativamente tra il 2010 e il primo semestre del 2020, le opere presentate da Nicola Maria Martino in questa sua nuova personale dedicata al silenzio del Mare di Levante e a un senso di nostalgia che è possibile percepire come ungarettiana allegria, tracciano un itinerario visivo in cui i colori si mostrano croccanti, aderenti a una visione mentale della pittura intesa come scavo e conquista, come ritrovamento. Angoli di colore – forse aquiloni – a margine di ampi riquadri rossi e verdi e blu, gelati adagiati a prendere il sole, isole dimenticate e torri solitarie, barchette policrome e aeroplanini che ricordano la storia del piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, aprono a un mondo metafisico e fiabesco (chiara in un’opera la citazione al de Chirico dei ritorni di Ulisse), irresistibilmente impenetrabile, che fa i conti con il ripostiglio della memoria, con il sogno ad occhi aperti e senza fili della pittura, con la carovana del tempo dove è possibile scorgere gli incanti di un bambino (non c’è mai figura umana in questi lavori, anche se se ne percepisce la traccia) che sogna ancora di essere trascinato dalle nuvole o anche le promesse di meraviglie future arate dalla dolcezza della malinconia. Un polittico composto da sei moduli verticali (80x20cm), dove tutto è cancellato, spazzato via dalla mano lunga dell’artista, e non resta altro che una scala musicale di colori. Ad aprire il percorso è un testo (riportato di seguito integralmente) scritto appositamente dall’artista in occasione della mostra. (dal comunicato stampa)
«Aeroplani nel cielo terso raccontano di acrobati sull’aria dello Ionio, arrivano da Levante, portano suoni d’arpa, sanno di Odisseo e di antichi guerrieri macedoni. L’acqua sciapa del lago intorno a rovi di gelso rubini... Ritorno a casa tardi. Portami un fiore, portami l’ombrello, portami ancora storie. Ti offrirò del vino di Tikves e penserò a colori nuovi. Azzurri e rossi, rosa, stormi silenti. Cadeva una goccia sul pruno. Un caldo mattino giocammo seguendo la marcia dei tamburi… mi nascosi tra i fiori gialli, all’alba ci aspettavano al porto di Vlora con abiti scuri… parlavano in lingua straniera. E di lì raggiungere Ocrida, e poi riposerai. Ci offrivano piatti di Koran. Suoni orientali, arpe e mandole gareggiano nel vento e si festeggia. Si celebrano il pesco fiorito e i freschi fiori d’aprile. Con te imparerò a danzare, insieme, nel colore». Nicola Maria Martino (12 settembre 2020).
Nicola Maria Martino. Mare di Levante, a cura di Nicolas Martino e Antonello Tolve
Fondazione Filiberto e Bianca Menna, Roma, 31.10. 2020 – 15.01. 2021
(ingresso solo su prenotazione 5 persone per volta | per prenotare scrivere a antonello.tolve@icloud.com)