La mostra Marina Malabotti fotografa, curata da Giacomo Daniele Fragapane e da poco inaugurata alla Galleria Nazionale di Roma è un esempio virtuoso di valorizzazione degli archivi da parte di un’istituzione che, negli ultimi anni, ha intensificato le acquisizione di materiale documentario relativo alla vita artistica delle ultime decadi.
La mostra si articola in due sezioni, correlate ma indipendenti, ben scandite nelle sale del mezzanino: le stampe fotografiche in bianco e nero sono presentate per nuclei tematici sulle pareti, mentre i fogli di provini a contatto e i libri che hanno accolto alcuni dei progetti fotografici di Malabotti (1947-1988) sono fruibili nelle teche. Anche il visitatore meno informato, inoltre, viene condotto con precisione e immediatezza all’interno del lavoro della fotografa diviso fra impegno etnografico nel meridione d’Italia e documentazione della scena artistica romana.
Nei progetti svolti fra Calabria e Sicilia emerge chiaramente la dimensione civile connessa, in quegli anni, alla documentazione di condizioni sociali e culturali ancora arretrate: è il caso, in particolare, degli scatti dedicati al Futuro delle bambine (1979-81), una serie di ritratti di alunne della scuola elementare proposte come immagini di uno sviluppo potenziale, in quanto cardine di una metaforica crescita di tutta la comunità. A tale ambito appartiene anche l’omaggio a Saverio Marra, il fotografo calabrese di cui Malabotti individua una serie di ritratti fotografici e rintraccia le persone riprese documentandone l’invecchiamento ma, al contempo, contribuendo al processo di riconoscimento del valore storico e culturale del fondo fotografico di Marra.
Tuttavia, ai nostri occhi, riveste un interesse ancora maggiore riveste l’altro nucleo di scatti, cioè quelli dedicati al progetto di etnografia dello spazio espositivo, avviato con il soprintendente Giorgio De Marchis all’inizio degli anni Ottanta e lasciato incompiuto a causa dell’avvicendamento ai vertici dell’allora Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Un anno in galleria (1980-81), suffragato dallo studio di alcuni classici sul rapporto fra arte e antropologia, restituisce una sorta di backstage delle mostre in agenda, con particolare attenzione – proprio come nelle indagini etnografiche – alle persone: dagli operai impegnati nell’allestimento, agli artisti al lavoro, al pubblico intervenuto alle inaugurazioni.
Si tratta di documenti particolarmente preziosi sia perché consentono di entrare nella logica visiva delle varie esposizioni, restituendo il rapporto delle opere fra di loro e con l’ambiente, ma anche perché testimoniano – ad esempio – aspetti poco noti, come la presenza di Luciano Giaccari e della sua inseparabile telecamera in occasione di Paesaggio metropolitano, rassegna di teatro sperimentale e convegno internazionale, curato di Giuseppe Bartolucci nel 1981, e occasione di riflessioni multidisciplinari sulla fase di passaggio al nuovo clima postmoderno.
Marina Malabotti. Fotografa,a cura di Giacomo Daniele Fragapane, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma, 05.02 – 31.03.2019
immagini: (cover 1) Marina Malabotti, «Autoritratto», Roma, 1979. (2) Marina Malabotti, dalla serie Il futuro delle bambine, Migliuso (CZ), 1981. (3) Marina Malabotti, Allestimento della mostra dedicata a Giorgio De Chirico, 1981.