Il 20 Ottobre si è tenuta, negli spazi del MLAC – Museo Laboratorio di Arte Contemporanea de La Sapienza – una giornata di studi dedicata alla Computer Art in Italia e al Festival di Camerino come luogo ed evento che ha permesso l’incontro e lo sviluppo di nuove idee sull’arte e sui linguaggi che la tecnologia andava scoprendo nel decennio che va dagli inizi degli anni ottanta fino all’inizio degli anni novanta. Il titolo della giornata di studi era: Memoria della Computer Art in Italia. Il Festival Arte Elettronica di Camerino.
La giornata – curata da Silvia Bordini, docente di Storia dell’Arte Contemporanea e di Storia delle Tecniche Artistiche alla Sapienza di Roma e studiosa delle declinazioni dei nuovi linguaggi dell’arte in rapporto alle tecnologie elettroniche e digitali, e da Francesca Gallo, docente di Storia dell’Arte Contemporanea alla Sapienza e ricercatrice nell’ambito del rapporto fra arte e nuove tecnologie con particolare riguardo alle ricerche processuali e time-based – ha visto il succedersi di interventi che hanno man mano analizzato la storia del Festival di Camerino (Bordini – Arte Elettronica a Camerino, Lagonigro – Il Festival Arte Elettronica di camerino sulle pagine di Video Magazine), il contesto artistico e di festival del periodo che vide lo svilupparsi della Computer Art in Italia (Gallo – Le “nuove immagini” nella prospettiva postmoderna 1983-1985, Lischi – La stagione del video. Festival e altro), lo sguardo degli artisti e dei tecnici e il loro punto di vista sulle nuove tecnologie (Cocuccioni – Il manifesto della Computer Art in Italia, Blumthaler – Premesse e presupposti tecnologici della Computer Art italiana, Eletti – I giocattoli nuovi dell’imperatore).
Quello che è emerso è stata l’importanza e l’unicità della rassegna di Camerino come luogo non solo di fruizione e visibilità di forme d’arte che stavano nascendo e sviluppandosi in quegli anni ma anche e soprattutto di incontro e scambio per artisti o gruppi di artisti che stavano ponendo le basi della sperimentazione artistico/tecnologica in Italia. Altro punto evidente è stato il constatare che gli artisti erano anche e soprattutto dei “tecnici informatici”, chi con un percorso di studi accademico di informatica, chi da autodidatta del linguaggio di programmazione. Tutti sono comunque entrati dentro la materia, per capirne i meccanismi e le possibilità, e adattarla al linguaggio dell’arte. Questo passaggio diventava più che una semplice analisi nella seconda parte della giornata, quando con la moderazione di Valentino Catricalà, ricercatore e curatore e direttore artistico del Media Art Festival del Museo Maxxi, sono proprio gli artisti a prendere la parola e a mostrare ciò che hanno fatto.
Mario Sasso, Adriano Abbado, Pietro Galifi, Antonio Glessi, Paolo Uliana, Fabrizio Savi e Michele Bhom, si avvicendano per raccontare il loro lavoro e le loro esperienze di quegli anni come pionieri di un mondo dai confini inesplorati.
Ciò che colpisce è la loro riflessione sui mezzi di comunicazione (in particolare la televisione ritorna molto spesso come soggetto dei lavori o come ideale partner di lavoro) e il costante e ricercato dialogo con il pubblico e con i colleghi. I lavori che mostrano possono risentire di una certa ingenuità a causa di una sorta di stupore dell’artista di fronte alla materia che indaga e alla ricerca tecnica che si fa opera stessa. Ma è solo un istante, perché l’ironia presente nelle opere giustifica e valorizza questa ingenuità (si vedano i lavori di Giovanotti Mondani Meccanici, di Altair4, di Uliana o di Sasso) e restituisce una carica sovversiva immediata e prorompente. Qui il cerchio si chiude: le parole e le immagini ridiventano corpo e il circolo dei ricordi si completa: la memoria non si è persa con l’obsolescenza inesorabile del supporto ma attraverso la condivisione di esperienze e intenzioni si converte in materia di studio e di azione per la creazione di nuove forme di Computer Art.
«Memoria della Computer Art in Italia. Il Festival Arte Elettronica di Camerino», si è svolta presso l’Università “La Sapienza” il 20 ottobre, 2017 con la cura di Silvia Bordini e Francesca Gallo. Dopo aver annunciato l’evento con il comunicato stampa, Arshake propone una serie di riflessioni perché la memoria costruita facendo confluire ad uno stesso tavolo le voci dei protagonisti, possa proseguire nel digitale anche attraverso la riflessione delle nuove generazioni. Angelo di Bello è media artist e studente presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.
Immagini: (cover 1) Camerino Colour Factory (2) Adriano Abbado, «Aeroporto», slide, 1975