Con una serie di scritti eleganti, di riflessioni morbide e acute, di narrazioni sempre pronte a definire o tracciare percorsi, per oltre «mezzo secolo» Tommaso Trini (Sanremo, 1937) si è mosso sulla piattaforma dell’arte contemporanea, in un rapporto diretto, di scambio e di complicità, unitamente all’arte e ai suoi protagonisti, gli artisti più precisamente.
Sin dal 1964, da quando scrive un testo per presentare la prima personale parigina di Michelangelo Pistoletto negli spazi della galleria Sonnabend (attiva già dal 1962), Trini disegna il proprio itinerario intellettuale in parte raccolto, oggi, in uno splendido volume Mezzo secolo di arte intera. Scritti 1964-2014 (356 pagine, 23 euro), pubblicato per i tipi Johan&Levi e curato da Luca Cerizza che lo definisce «uno degli osservatori più attenti e puntuali dell’arte che si andava facendo e anche uno dei critici e scrittori dell’arte italiani più letti e stimati internazionalmente».
Dall’arte povera all’Arte Concettuale, dall’Arte Processuale alla Land Art, dalle ultime dichiarazioni di Lucio Fontana – intervistato a Comabbio il 19 luglio 1968 – pubblicate col titolo Colloquio con Fontana nel numero 466 di Domus (settembre 1968). E poi i rapporti amicali con Boetti, Pistoletto e Zorio o i saggi importanti dedicati a Agnetti, Baruchello, Dadamaino, Mulas e Griffa. Sono alcune – e soltanto alcune – delle «figure» attraversate da Trini per articolare un discorso sul presente e le presenze dell’arte, sui fenomeni e le prassi creative del secondo Novecento.
Accanto a un circuito militante – e come protagonista in prima linea anche se con lo sguardo appartato dell’esaminatore e del teorico attento a decifrare e registrare le cose che gli si svolgono davanti agli occhi – o all’avventura felice di DATA («una delle riviste di riferimento degli anni settanta, in Italia e all’estero» / di DATA in tutto uscirono 28 numeri, tra il 1971 e il 1978, consultabili grazie alla generosità di Trini, nella piattaforma dataarte.it) compiuta assieme alla moglie Ciancia Nicastro, sin dal millenovecentosettanta l’interesse per il dispositivo tecnoscientifico porta Trini a elaborare una serie di eventi pionieristici. Software (Jewish Museum, New York 1970), Information (Museum of Modern Art, New York 1970) e Artevideo e Multivision (Rotonda della Besana, Milano 1975) curata, quest’ultima, grazie al rapporto con Argan, sono alcuni degli eventi realizzati per indagare le materie immateriali dell’arte e per portare avanti una passione antica, legata alla luce cinematografica.
Osservatore «e interprete dell’arte a lui coeva e anche passata, con cui ha ingaggiato una forma assidua e appassionata di dialogo attraverso lo strumento della scrittura», Trini è, e leggendo i saggi raccolti ora in questo suo meraviglioso volume se ne ha piena cognizione, intellettuale totale e veloce: leggerlo è come entrare in un pensiero ininterrotto, è come «seguire non tanto un’analisi ordinata di carattere storico-artistico, quanto» piuttosto «osservare il pensiero del critico-scrittore mentre si fa, mentre risponde in tempo reale all’interrogativo che l’opera pone (“laddove l’opera mi fa pensare, io duello con l’opera, come si duella con una partita a scacchi, o a dama…)».
Tommaso Trini, «Mezzo secolo di arte intera. Scritti 1964-2014», a cura di Luca Cerizza, Johan&Levi editore, pagine 356 – euro 23
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(cover 1) Cover del libro Tommaso Trini, Mezzo secolo di arte intera. Scritti 1964-2014 – Johan & Levi, Milano 2016. (2) Mauro Staccioli con Giuseppe Panza di Biumo e Tommaso Trini. Courtesy Archivio Mauro Staccioli, Firenze. Foto Enrico Cattaneo. (3) Arte Povera + Azioni Povere, Amalfi, ottobre 1968. Pausa in preparazione di un’assemblea. Da destra a sinistra: Marcello Rumma (in alto), Filiberto Menna, Germano Celant, Achille Bonito Oliva e Tommaso Trini. Courtesy Lia Rumma Archives, Napoli-Milano. Foto Bruno Manconi. (4) Tommaso Trini nel 2015.