«L’incidenza di queste trasformazioni tecnologiche sul sapere sembra destinata ad essere considerevole» [1]. La profezia di un Lyotard quanto mai lucido, datata 1979, pare risuonare nitidamente all’interno delle sale del Museo Michetti di Francavilla al Mare, teatro di Mutaforma. Prima Biennale d’arte giovane abruzzese, in scena dall’8 marzo al 13 aprile, a cura di Lucia Zappacosta. La costruzione di un dialogo audace tra polarità policrome, anche anagraficamente lontane, si pone come obiettivo principale di un evento, il cui titolo è già, per mano di Ovidio, una dichiarazione di intenti. Sperimentazione e confronto si concretano nelle avventure creative di undici coppie, formate da un giovane artista abruzzese e un veterano, riunite sotto l’insegna dell’ «intermedia» e della tecnologia, protagoniste di un percorso multisensoriale sviluppato sui due piani del museo e scandito da continue mutazioni percettive. Cutters è occasione di incontro e osmosi tra animazione e scultura, tra Jukuki e Danny Jorket, che avviano un’indagine sulla realtà, rendendo protagoniste le dinamiche di potere di una strana microsocietà animale.
Obey si presenta come un tributo alla subcultura metropolitana, attraverso la creazione di un altare urbano, concretamento di una sacralità contaminata da frammenti di vita quotidiana, frutto della fusione tra il linguaggio pittorico e graffitista di Matteo Liberi e le manipolazioni audio/video di Jay Artworx (aka Dj Batman). Bianconiglio (pittrice) e Francescopaolo Isidoro (regista teatrale) intraprendono un viaggio introspettivo riflettendo sul concetto di male e sulle sue conseguenze, attraverso un’opera, Ingoia, che unisce la performance teatrale all’installazione, con relativo coinvolgimento del pubblico. Perimetri è una installazione video di un incontro sviluppato in codici di programmazione creativa, che rende omaggio al pittore e fotografo abruzzese Francesco Paolo Michetti, attraverso la scomposizione e la ricomposizione di immagini, un’idea sviluppata da Lorenzo Kamerlengo (videomapping e creative coder) e Catodo (Arte generativa), che si dota di un sostrato filosofico di matrice simmeliana. La combinazione tra Arte Concettuale e Sound Engineering trova una forma nell’opera Corpo Oro, di Vice e Globster: due lastre sovrapposte mostrano una nebulosa dorata ricavata da una fede nuziale polverizzata, disturbate da un sottofondo di field recordings, la tecnica che cattura i suoni fuori da uno studio di registrazione.
Questo l’elenco completo degli artisti presenti in mostra: Rashid Urì e Enzo Calabrese (pittore e architetto), Gloria Sulli e Luigi Pagliarini (scultura e robotica), Bianconiglio e Francescpaolo Isidoro (pittore e regista di teatro biomeccanico), Jukuki e Danny Jorket (animazione e scultura), Matteo Liberi e Jay Artworx (aka Dj Batman) (pittura writing e sound engineering), Vice e Globster (artista concettuale e sound engineering), Antonio Di Biase e Caterina De Nicola (installazione audio e installazione concettuale), Bruno Cerasi e Giustino Di Gregorio (installazione e light designer), Jaromil e Scie comiche (net art e gruppo giovani autori di satira), Iolanda Di Buonaventura e Max Leggieri (fotografa e sviluppo app/interazione pubblico), Lorenzo Kamerlengo e Catodo (videomapping e creative coder / arte generativa).
Immagini
(cover) Matteo Liberi and Jay Artworx (aka Dj Batman), OBEY, 2014, marker, acrylics, enamel on canvas, gramophones, televisions, ghettoblaster, wood; (1) Lorenzo Kamerlengo and Catodo, Perimetri, 2014, projector, Raspberry Pi, multi-layered wood, variable dimensions; (2) OBEY, 2014, marker, acrylics, enamel on canvas, gramophones, televisions, ghettoblaster, wood; (3) Bianconiglio and Francescopaolo Isidoro, Ingoia, 2014, oil on canvas, wooden cube, clay, transparent plastic.
[1] J.F. Lyotard, La condizione postmoderna, Feltrinelli, Milano 1982, p. 10.