Passo a due. Le avanguardie del movimento è il titolo di una mostra presentata a MAN di Nuoro, nata dalla collaborazione tra il direttore del museo, Lorenzo Giusti e il responsabile della sezione arti visive della Galleria d’arte Moderna di Torino, Elena Volpato per esplorare diversi modi in cui gli artisti hanno impiegato l’immagine in movimento, attraverso bozzetti, fotografia, disegni. Le opere in mostra sono state selezionate per raccontare la storia dell’animazione ricostruendone il suo percorso storico. Infatti, quello che oggi apparentemente sembra un prodotto semplice da ottenere, soprattutto pensando alle potenzialità delle moderne tecnologie, ha alle spalle una lunga ed affascinante storia, fatta di esperimenti e estro.
É da un tratto disegnato che comincia la visita, da una linea che compone i personaggi di Fantasmagorie di Émile Cohl (1908), l’opera più datata in esposizione. Anche in Lifelines (1960) di Ed Emshwiller, un tratto bianco continuo si aggroviglia in nodi di materia che a poco a poco si trasformano in ornamenti sul corpo di una ballerina. La magia inizia a percepirsi come tale in Head di George Griffin (1975), dove ci troviamo ad osservare un autoritratto senza vita che a poco a poco, dopo un barlume di espressività, fiorisce in un’ampia gamma di emozioni, come si trattasse di una sorta di studio d’artista che considera in un’unica sequenza animata tutto il ventaglio di espressioni facciali immaginabili.
L’animazione non coinvolge solo il disegno, ma anche forme di espressione artistica come la scultura. Jan Švankmejer è l’autore di Darkness/Light/Darkness (1990), un video che mostra due mani di plastilina cercarsi per poi lavorare insieme per costruire l’intero corpo, unendo i vari pezzi che vanno a entrare nella stanza in cui si svolge la scena. L’idea di creazione, di sviluppo, di progresso si ritrova in altri lavori in esposizione, concepiti non solo dal ragionamento sul concetto di umanità ma anche osservando le nuove tecnologie che ci affiancano nella vita di tutti i giorni.
Il percorso prosegue quindi con nuove tecniche affrontate da artisti contemporanei, spesso impiegate per affrontare tematiche sociali. Emblematici i lavori di William Kentridge, nei quali «il dolore dei popoli è sottolineato da tracce di polvere nera lasciate sulle pagine bianche della storia, in contrasto con i corpi bagnati dall’azzurro dell’acqua dei ricchi e spietati magnati» (cit. comunicato stampa). Altrettanto esplicite le silhouettes di 8 Possible Beginnigs or: The creation of African-American (2005) realizzate da Kara Walker, artista che indaga e interpreta temi delicati come il dolore del popolo africano, in particolare delle donne, seviziate e violentate dalla ferocia coloniale.
Infine ci si imbatte di nuovo nella componente umana in movimento, ed è di nuovo il corpo a catturare l’attenzione, mostrando – dopo la cruenza dello scontro – anche il bello che può esser prodotto da azioni armoniose come la danza. Diversi gli artisti che hanno affrontato questo tema, uno su tutti Norman McLaren con il suo Pas de deux (1968), che sembra prender vita in uno spazio fantastico, in sospensione tra dimensione onirica e realtà.
Completano il percorso le opere di artisti quali Claus Holtz & Harmut Lerch con Portrait Kopf 2 (1980) «in cui l’animazione sovrapposta di facce e teste riconduce, in un percorso a ritroso, antilombrosiano, a un’unità originaria del tratto umano» (cit. comunicato stampa).
Passo a due. Le avanguardie del movimento, a cura di Lorenzo Giusti e Elena Volpato, MAN Museo d’Arte , Provincia di Nuoro, 30.05. 2014 – 29.06. 2014
Immagini
(cover) Fernand Léger, Ballet Mécanique, 1923-24, still from film (1) Robin Rhode, Promenade, 2008, still from animation (2) Norman McLaren, Pas de deux, 1968, still from animation (3) Max Almy, Perfect Leader, 1983, still from video.