Arshake è lieta di pubblicare la seconda di sette parti di un saggio su pensiero poesia e scrittura nell’era tecnologica di Brunella Antomarini, Professor di estetica e filosofia contemporanea alla John Cabot University, Roma. Il saggio è originariamente apparso sulla rivista “Smerilliana. Luogo di civiltà poetiche” (Pensiero poesia scrittura in feed back loop, in “Smerilliana”, n.17 2015, pp. 275-90) ed è qui rilanciato, tradotto in inglese in sette puntate (Potete leggere qui la prima parte)
(…) Ora, con l’arte della scrittura digitale elettronica e in Rete, in coincidenza (o in feedback) con la fine delle ideologie, ogni dichiarazione di poetica o letteraria o artistica – ogni forma articolata del pensiero – si intreccia reticolarmente con altre e con quelle contrarie – così come avviene in politica o in filosofia (vengono in mente le filosofie neo-realistiche che si confondono con quelle oggettivistiche che si confondono con quelle costruttiviste, eccetera; viene in mente la confusione di destra e sinistra nei partiti) – non c’è verso di contrapporsi a un nemico e di dichiarare guerra. Althusser la chiamava distanza interna a sé. Non c’è verso insomma di ricorrere al pensiero intellettuale per intervenire sullo status quo politico; quello è un pensiero obsoleto, che esigeva controllo meccanico (si scriveva a macchina) sulle argomentazioni che esigevano controllo sul reale, sul quale piombava come dall’alto, come lanciando bombe sui luoghi comuni e le storture della vita ovvia e opaca. Portava idee lucide, oneste rispetto ai compromessi dei politici, o trasformava i politici in intellettuali. La politica era materia di idee, e le idee avevano senso se ideavano la vita migliore. Per questo nel secondo dopoguerra, che è durato fino alla fine del secolo scorso, sollevava la questione Hannah Arendt, che aveva a cuore il ‘pensiero’ – e diceva che ogni pensiero è politico e si incarica dell’ulteriorità rispetto al limite della conoscenza oggettiva, cioè degli oggetti e dei prodotti.
Il pensiero come lo descrive lei però è già in transizione tecnologica, cioè si avvia verso il feedback loop dato dalle nuove tecnologie. Quando lei descrive il legame tra scienza e totalitarismi, e in seguito tra pensiero e libertà politica, tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, siamo già nella fase di sperimentazione e utilizzazione dei primi computers (non a caso per motivi militari e di spionaggio, come sarà anche per la connessione remota).
Credo che il pensiero descritto da Hannah Arendt abbia già le tecnologie necessarie per essere descritto come pensiero intellettuale e poetico insieme: la transizione verso un pensiero che da paradigma di intervento attivo-critico sul mondo stia diventando qualcos’altro.
In La vita della mente pensare non è connesso all’attività logico-inferenziale ma al desiderio di apparire. Tutte le cose appaiono reciprocamente e questa non è una questione epistemologica o ontologica ma tutt’e due indistintamente. Si appare sempre per qualcun’altro. Che cediamo naturalmente una nostra immagine al mondo è più vero oggi che mai (Cecchi, cap. III).
… to be continued…
Riferimenti bibliografici (la bibliografia completa del saggio sarà pubblicata con l’ultima parte):
Hannah Arendt, La vita della mente, a cura di A. dal LAgo, tr.it. G. Zanetti, Bologna: Il Mulino 1987.
Dario Cecchi, La costituzione tecnica dell’umano, Macerata: Quodlibet 2013
Questa è la seconda di sette puntate del saggio: Pensiero poesia scrittura in feed back loop, originariamente pubblicato in “Smerilliana”, n.17 2015, pp. 275-90 e qui rilanciato, tradotto in inglese (Potete leggere qui la prima parte).
“Smerilliana. Luogo di civiltà poetiche” è stata ideata da Enrico D’Angelo, nel gennaio 2003, nelle Marche. Inizialmente a periodicità semestrale, in seguito ogni volume di “Smerilliana” è divenuto un luogo di civiltà poetiche, completato dalle collane “I poeti di Smerilliana” e “Mosaico”. Al suo apparire, Giovanni Raboni la segnalò, scrivendone sul “Corriere della Sera”, come la pubblicazione poetica più aperta e interessante del panorama italiano. “Smerilliana” prosegue, idealmente, il lavoro del semestrale letterario “Plural” (fondato e diretto da D’Angelo a Napoli, nel lustro1986-91), perseguendo il movimento, come lo definì l’orientalista Rahim Raza, della pluralità di stile e ricerca.
immagine: Prima macchina da scrivere elettronica al mondo realizzata da Olivetti (1976)