The Unseen, di Sara D’Uva, recentemente esposto alla AOC F58 – Galleria Bruno Lisi di Roma, a cura di Paola Lagonigro, pone al centro della riflessione il visibile e l’invisibile, quello che appare al nostro sguardo e quello che invece non riusciamo a cogliere. Sul gioco percettivo dello sguardo sulla realtà si costruisce il progetto dell’artista da tempo impegnata, attraverso l’obiettivo fotografico e il video, nella restituzione di una visione – mai restituita nella sua integrità, né stravolta da interventi digitali – attraverso piccole modificazioni che portino a sembianze conturbanti e immaginifiche. Sul catalogo della mostra, la curatrice spiega come: “attraverso la suggestione di scenari onirici, stranianti e misteriosi, Sara D’Uva pone lo spettatore di fronte a mondi riconoscibili, ma non famigliari”.
Il campo esperenziale dove si attua questa strategia visiva è per l’occasione una realtà incontaminata e potente, la foresta Amazzonica. Il lavoro è difatti frutto dell’esperienza svolta da Sara D’Uva in un piccolo villaggio sulle rive del fiume Ucayali: avendo la possibilità di entrare in contatto con la tribù Shipibo Conibo, l’artista ha avuto modo di conoscere le antiche usanze sciamaniche di questa tribù, incentrate sulle credenze dei poteri curativi delle piante e degli spiriti che abitano la foresta.
Il risultato dell’impatto con questa accezione rituale e mitopoietica della reale crea le fondamenta del progetto, la cui esposizione si apre concettualmente con un video intitolato The Unseen: In The Hearth Of It, All, che ci introduce in prima persona alla stregua di uno sciamano all’interno della foresta. La ripresa è fissa e rimane alle spalle di questo misterioso personaggio, permettendoci così di associare alla camera il nostro sguardo, immergendoci visivamente e di conseguenza corporalmente all’interno di quel recondito luogo. L’esperienza fatta in prima persona dal visitatore è però alterata dalla cifra stilistica che accomuna il mezzo fotografico e il video in questa mostra, difatti i lavori si presentano divisi a metà, con una parte speculare all’altra mediante un semplice specchiamento. L’intervento della lente, di fronte all’obiettivo, trasforma la ripresa e la rende straniante e immaginifica, così lo sciamano sembra emergere mano mano dalla superficie specchiata, somigliante a una superficie acquatica. Progressivamente il ribaltamento dell’immagine viene meno rendendo sempre più integra la figura di fronte a noi, focalizzando e chiarendo visivamente il suo cammino. Il potere avvolgente delle riprese è enfatizzato dal secondo elemento costruttivo del video, una registrazione dei canti dei curanderos, eseguiti durante le cerimonie tradizionali. L’esperienza uditiva è consentita attraverso l’utilizzo di cuffie rendendo ancora più individualizzante l’attività esperienziale dello spettatore, che prosegue così visivamente e sensorialmente il cammino a seguito dello sciamano.
Otto fotografie, scattate in pellicola, completano la ricerca che trova inizio e sviluppo nel video, come un secondo atto della mostra. Gli scatti acquistano così valore di approfondimento e di cristallizzazione delle immagine impresse durante il cammino svolto mediante il video. Lo specchiamento anche in questo caso viene utilizzato come strategia visiva generante immagini che trovano avvio da una realtà che perde però il suo valore referenziale, creando una percezione altra, un immaginario arcano ed evocativo. Così, fra il rigoglio della natura e la luce che filtra attraverso gli spazi vuoti fra la vegetazione, emergono delle presenze appena colte dallo sguardo arrivando a una completa trasformazione del dato reale, le immagini ci mostrano in tal modo come si possa “spiegare un invisibile complicato con un visibile semplice”, come afferma la stessa artista.
La chiarezza della strutturazione della mostra e l’agilità nell’utilizzo dei medium fotografico e video, fanno così emergere un mondo immaginifico dove la realtà emerge con tutta la sua prepotente presenza misteriosa e nascosta.
immagini: (cover 1) Sara D’Uva, The Unseen: in the Heart of It, All, 2017, still da video (2) Veduta della mostra The Unseen – AOC F58. Ph. Marta Angelini (3) Sara D’Uva, Inin Kate, 2017, stampa su carta fotografica (4) Sara D’Uva, Chulla Chaki, 2017, stampa su carta fotografica (5) Veduta della mostra The Unseen – AOC F58. Ph. Davide D’Agnilli