Carte geografiche, mappature, confini, sono il costrutto culturale che ha definito il mondo, in ogni sua scala, HeK (House of Electronic Arts Basel) un centro in Svizzera che si occupa di arte contemporanea con particolare attenzione alle tecnologie, dedica una mostra proprio a queste tematiche. Attraverso la tecnologia «esplora forme di rappresentazione delle mappe come strumento tra conoscenza e tecnologia». La mostra porta assieme artisti che nel loro lavoro si sono confrontati con il digitale e con la serie di strumenti e di spazi di distribuzione che hanno permesso di creare mappature alternative a quelle esistenti, includendo realtà poco studiate perché politicamente meno rilevanti. Gli artisti hanno partecipato molto spesso a questo tipo di azioni e una nuova disciplina è nata da questa contro-cultura, la neo-geografia.
Digital Atmosphere di Studio Above & Below, realizzato a seguire un dialogo con scienziati del King’s College (Londra) genera una mappatura climatica attraverso la visualizzazione dell’inquinamento in tempo reale servendosi della realtà aumentata.
La neutralità e precisione dei sistemi di calcolo per possibili azioni preventive per la soluzione della crisi climatica è messa in discussione nel lavoro di Tega Brain (AU), Julian Oliver (NZ) & Bengt Sjölén (SE). Nel loro Asunder (2019) le previsioni calcolate da una super-intelligenza sono del tutto improbabili. James Bridle esplora la storia della tecnologia radar e dei suoi sviluppi intersecando la storia della sorveglianza con quella dell’osservazione delle migrazioni di uccelli, riferendosi al database Tour du Balat.
I satelliti che galleggiano sopra le nostre teste, al di sopra dell’atmosfera, contribuiscono silenziosamente a restituire il mondo e ciò che vi accade in forme e dati che di molto influenzano le nostre vite, sul piano individuale e collettivo. Lo studio di architettura e ricerca fabric simula, servendosi di 24 luci al neon e di dati ripresi in tempo reale da stazioni meteorologiche e da mappe satellitari, la luce monitorata da un satellite meteorologico immaginario (Satellite Daylight, 47°33’N, 2020) sulla latitudine di Basilea alla velocità di 7541m/s.
Utilizzando il gioco come sistema ottimale di immedesimazione ed esperienza, Fei Jun con Interesting World Installation 1 (2019) e il duo Total Refusal (Operation Jane Walk, 2018) forniscono, ciascuno da una prospettiva diversa, la prova esperienziale che ogni rappresentazione del mondo è il frutto di una negoziazione, lontana dall’essere ciò che noi arbitrariamente definiamo come ‘oggettivo’.
Trevor Paglen, da sempre attento con il suo obiettivo a tutto ciò che è nascosto alla nostra conoscenza, dai satelliti in orbita ai cavi internet che fanno scorrere i dati nelle profondità dell’Oceano, presenta un lavoro del 2015 (Circles) che rivolge lo sguardo al sistema di sorveglianza filmando con un drone il GCHQ (Government Communications Headquarters), in Inghilterra.
Rimaniamo nell’orbita satellitare conThe Mailman’s Bag (2015) di Esther Polak & Ivar Van Bekkum (NL), un video girato in Google Street View e Google Earth utilizzando i sistemi di geo-localizzazione combinati con una registrazione audio inserita nella borsa di un postino, complice dell’operazione. E ancora, con Supraspectives (2020) di Quadrature dall’informazione di 590 satelliti spia, alcuni non funzionanti, si ripercorrono tracce delle traiettorie di 590 satelliti spia, anche quelli non più funzionanti.
Le informazioni satellitari si materializzano poi in Primal Tourism (2016) di Jakob Kudsk Steensen (DK) una replica virtuale in scala dell’isola di Borabora nella Polinesia Francese. Per riproduzione in 3D con Unreal Engine, le informazioni satellitari sono state ricombinate con altre fonti, planimetrie, ad immagini satellitari, a fotografie di turisti, immagini di riviste scientifiche, e disegni che ne raccontavano la storia.
Se quanto c’è di irreale e a volte surreale in mappature che riteniamo oggettive, altrettanto importante può rivelarsi ri-orientare lo sguardo a terra per portare all’attenzione, attraverso la riproduzione, angoli di natura minacciati da interessi economici, come quelli della Foresta Bialowieza in Polonia, riprodotti attraverso la fotogrammetria e riproduzione digitale dai due artisti Persijn Broersen & Margit Lukács. Terreni sono anche gli interessi economici che ruotano attorno alle pratiche speculative legate alla ricerca di asteroidi rivelate dal duo Bureau d’Etudes, dal 2000 interessati a rivelare realtà sommerse nel quadro politico sociale.
Confini antichi e nuovi si sovrappongono con quelli materializzati dai dati e dalle loro traiettorie. Tutti concorrono a costruire i nostri mondi e a renderli ai nostri occhi ‘oggettivi’, tutto sono altrettanto invisibili fin quando non vengono ‘visualizzati’ e consacrati dall’informazione, scientifica e non.
Shaping the Invisible World, a cura di Boris Magrini, Christine Schran, HeK – Basilea, 03.03 – 23.05.2021, please visit here the website
immagini: (cover 1 ) Studio Above&Below, Digital Atmosphere, 2020, Installation view, «Shaping the Invisible World – Digital Cartography as an Instrument of Knowledge», 2021, HeK (House of electronic Arts Basel), Photo: Franz Wamhof (2) Tega Brain, Julian Oliver and Bengt Sjölén, Asunder, 2019, installation viewl, «Shaping the Invisible World – Digital Cartography as an Instrument of Knowledge», 2021, HeK (House of electronic Arts Basel), Photo: Franz Wamhof (3) James Bridle, Catch and Release, 2018, installation view, «Shaping the Invisible World – Digital Cartography as an Instrument of Knowledge», 2021, HeK (House of electronic Arts Basel), Photo: Franz Wamhof (4) Fei Jun, Interesting World installation1, 2019, installation detail, «Shaping the Invisible World – Digital Cartography as an Instrument of Knowledge», 2021, HeK (House of electronic Arts Basel), Photo: Franz Wamhof (5) Trevor Paglen, Circles, 2015, installation view, «Shaping the Invisible World – Digital Cartography as an Instrument of Knowledge», 2021, HeK (House of electronic Arts Basel), Photo: Franz Wamhof (6) Jakob Kudsk Steensen, Primal Tourism, 2016-2020, installation view, «Shaping the Invisible World – Digital Cartography as an Instrument of Knowledge», 2021, HeK (House of electronic Arts Basel), Photo: Franz Wamhof (7) Persijn Broersen & Margit Lukács, Forest on Location, 2020 and Shvayg Mayn Harts, 2018, installation view «Shaping the Invisible World – Digital Cartography as an Instrument of Knowledge», 2021, HeK (House of electronic Arts Basel), Photo: Franz Wamhof