Oggi, il primo intervento di Elena Giulia Abbiatici, parte del progetto «Il Corpo eterno. I sensi umani come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e trans umanesimo». Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
In Smoke Flowers (2017), l’artista belga Peter de Cupere lascia che fiori veri, grandi e piccoli rigurgitino l’inquinamento atmosferico industriale, attraverso delle scariche di fumo[1], come vendicandosi dell’uomo. I fiori stanno progressivamente perdendo il loro profumo, inglobato dai gas prodotti dall’inquinamento.
Secondo un modello matematico messo a punto nell’Università della Virginia (Usa) nel 2008 e condotto dal ricercatore di salute ambientale Jose Fuentes le molecole odorose emanate dai fiori in ambienti poco inquinanti percorrono fino a 1000-1200 metri, mentre nei luoghi più inquinati solo 200-300 metri[2]. Sono polveri sottili, gas di scarico, pesticidi a “nutrire” la pianta e a distruggere i profumi emessi da petali e boccioli.
A metà degli anni ’90 i progressi nella biologia cellulare e nella genetica hanno iniziato a fornire prove di quanto l’ozono che respiriamo, presente negli strati più bassi dell’atmosfera, potesse danneggiare il DNA nei macrofagi alveolari – un tipo di globuli bianchi presente sulla superficie degli alveoli polmonari, deputati all’eliminazione di tutte quelle sostanze potenzialmente dannose – e nelle cellule endoteliali tracheali. Fu Lilian Calderón-Garcidueñas, scienziata alla salute ambientale dell’UNAM (ora presso l’Università del Montana) ad iniziare a studiare la relazione fra ozono, altri inquinanti atmosferici e danni all’epitelio olfattivo.
Altre menomazioni olfattive sono state anche rilevate in relazione a patologie neurodegenerative quali Parkinson e Alzheimer e a disturbi dello spettro autistico (…)[3]. La posizione del bulbo olfattivo nel cervello, nascosto proprio dietro gli occhi e strettamente comunicante col sistema limbico, aiuterebbe a spiegare perché così tante persone con problemi olfattivi sviluppano anche una più forte depressione. Tutti gli scienziati sono concordi nel rimarcare l’importanza vitale del senso dell’olfatto: le essenze sono fattori di incredibile influenza sulla nostra psiche, in grado di stabilire una connessione profonda fra corpo e mente.
Il fenomeno dell’anosmia (perdita di olfatto), a volte in combinazione con l’interruzione del gusto,è inoltre una reazione del corona virus e spesso l’unico sintomo, sanabile anche dopo mesi e per nulla trascurabile, dal momento che a venire danneggiate sono le cellule responsabili della protezione e del supporto dei neuroni olfattivi.[4]Per far fronte a tale dispersione di sensorialità ed eredità olfattiva, nel 2020 nasce ODEUROPA, prima iniziativa europea ad applicare le tecniche di intelligenza artificiale a quattro secoli di note olfattive conservate in immagini e testi della storia europea. Odeuropa è un progetto di ricerca internazionale, finanziato per 2,8 milioni di euro dal programma Horizon 2020 dell’UE, al fine di mantenere in vita odori e profumi destinati ad essere perduti e indagare l’importanza che i profumi hanno rivestito nel plasmare le nostre comunità e tradizioni. Le informazioni raccolte sono archiviate in un database chiamato European Olfactory Knowledge Graph, guidato da accademici del UCL Institute for Sustainable Heritage (ISH) per la preservazione e la comunicazione dei profumi storici. Saranno alcuni musei europei tra il 2021 e il 2023 ad ospitare e condividere i profumi chiavi dell’Europa consentendo a tutti di vivere il passato attraverso i profumi.
Sissel Tolaas, artista e ricercatrice norvegese, nel 2004 inizia l’impresa di catturare gli odori della flora autunnale di Central Park, NY: odori complessi di quando la vita vegetale inizia a morire.Tolaas, nota per la sua indagine attraverso l’invisibile olfattivo, ha trascorso circa una settimana a Central Park raccogliendo e campionando le molecole di profumo con un metodo estrattivo personalizzato. Al “Re_Search Lab” di Berlino, supportato dal produttore chimico International Flavours & Fragrances Inc., l’artista e un team di ricercatori e sviluppatori hanno poi scomposto e analizzato le singole molecole, estraendo dati sulle tipologie raccolte. Attraverso un processo successivo di “microincapsulazione” delle molecole odorifere riprodotte in laboratorio, Tolaas nel 2016 per il Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum, ha creato Smell, The Beauty of Decay: SmellScape Central Park, una speciale installazione olfattiva e tattile. Una vernice profumata è distribuita sul muro, graffiandola i visitatori possono respirare l’odore dei fiori inquinati di diverse zone del parco[5].
L’inquinamento olfattivo è anche una modalità di controllo politico esercitato sui nostri sensi. Il collettivo russo Where dogs run, nel richiamare il lato oscuro delle tecnologie contemporanee, evoca in che modo l’olfatto possa diventare strumento di controllo biometrico nelle mani del potere. Il collettivo è formato da Natalia Grekhova, Alexey Korzukhin, Olga Inozemtseva, Vladislav Bulatov, le loro dichiarazioni artistiche sono finemente concettuali e sovversive, realizzate ricorrendo e riflettendo sul potere dei media. Nei tubi dell’installazione Faces of smell (2012)[6] hanno disposto rilevatori e analizzatori di gas che raccolgono informazioni sulla persona e la sua posizione in un preciso momento attraverso i suoi odori e il soffio del respiro. Quando una persona si avvicina all’analizzatore di gas annusando i tubi, i tubi a loro volta la annusano. I dati sulla composizione dell’aria una volta elaborati restituiscono un volto – testimone di posizione, forma e dei tratti del viso in quel preciso momento. Insomma una persona vede il volto del proprio odore, esattamente in linea con le esigenze attuali di raccolta e tracciamento di quanti più dati possibile. Il capitalismo della sorveglianza viene indagato anche attraverso il design dell’olfatto e le relative esplorazioni che esso attiva.
Il controllo sull’odore e sulle atmosfere olfattive degli ambienti è pratica antica, che ha visto ad esempio nel Medioevo l’abolizione di qualsiasi profumo considerato oltraggioso alla morale cristiana ad eccezione dell’incenso per la funzione religiosa che riveste, e poi ancora, all’inizio dell’era moderna una progressiva razzializzazione dell’odore dello schiavo nero. “Il bianco spesso simboleggiava la verginità, la purezza e le essenze floreali; l’oscurità era contrassegnata da una sporcizia intrinseca, peccaminosità e odore” afferma Andrew Kettler in The Smell of Slavery (2020). L’imperialismo sensoriale in epoca coloniale passa per la condanna del “fetore” della tratta degli schiavi e convive con il loro sfruttamento.
L’artista nigeriana Otobong Nkanga nell’installazione Anamnesis (2016), presentata al Museum of Conteporary Art of Chicago, indaga anche questo: la tensione esercitata dal colonialismo bianco fra, da un lato, il disprezzo e il mascheramento degli odori naturali e, dall’altro, lo sfruttamento della forza lavoro che invece coltivava spezie ed erbe da esportare.[7]
Chicchi di caffè, foglie di tabacco, chiodi di garofano e altre spezie sfruttate nella “corsa per l’Africa” sono stati inseriti in un’incisione a muro a forma di fiume. Invitano a mettere in discussione la propria interazione con essi. Nella tradizione filosofica, sia Kant che Hegel, hanno negato l’odore come condizione base per opere d’arte autentiche; Anamnesis diventa un’occasione per smentire l’assunto, riconoscendo l’assoluta artisticità del ricorso a spezie ed odori dell’Africa per evocare e problematizzare dinamiche coloniali a lungo taciute[8].
L’appartenenza geografica e culturale degli odori è una tematica importante, alla base dei test olfattivi cross-culturali atti a valutare le prestazioni in termini di soglia dell’odore (sensibilità), discriminazione degli odori e identificazione degli odori. Come il Cross – Cultural Smell Identification Test, un test universale e valevole per qualsiasi cultura e provenienza geografica, messo a punto da due ricercatori guidati da Richard L. Doty, professore di psicologia presso il Dipartimento di Otorinolaringoiatria dell’Università della Pennsylvania. Banana, cioccolato, cannella, benzina, limone, cipolla, diluente per pittura, ananas, rosa, sapone, fumo e trementina parrebbero i dodici profumi ritenuti familiari alle culture del Nord e del Sud America, Europa e Asia.
[1]The work was exhibited in Venice, as part of the collective exhibition “Command-Alternative-Escape”, held in the Tethis space during the 57th Venice Art Biennale. https://vimeo.com/214104335
[2] Fariss Samarrai, FLOWERS’ FRAGRANCE DIMINISHED BY AIR POLLUTION, UNIVERSITY OF VIRGINIA STUDY INDICATES, 10 April 2008, Journal of University of Virginia https://news.virginia.edu/content/flowers-fragrance-diminished-air-pollution-university-virginia-study-indicates.
[3] Carrie Arnold, Sensory Overload? Air Pollution and Impaired Olfaction, Environmental Health Perspectives https://ehp.niehs.nih.gov/doi/10.1289/EHP3621
[4] Society for Neuroscience, Sniffing COVID-19 Out: Studying the Nose to Understand the Coronavirus, Fall 2020; url: https://www.sfn.org/publications/neuroscience-quarterly/fall-2020/sniffing-covid-19-out-studying-the-nose-to-understand-the-coronavirus.
[5] Alex Palmer, Can Smell Be a Work of Art?, 23 February 2016, Smithsonian Magazine; url: https://www.smithsonianmag.com/smithsonian-institution/can-you-smell-work-art-180958189/
[6] https://zkm.de/de/node/26703/s-z#faces-of-smell; https://www.digitalartarchive.at/database/general/work/installation-faces-of-smell.html
[7] Jonathan P.Waats, What 2020 Taught Us About Smell, 3 December 2020, Frieze Art Magazine https://www.frieze.com/article/what-2020-taught-us-about-smell
L’articolo è il primo intervento del progetto «Il Corpo eterno. I sensi umani come laboratorio del potere, fra crisi ecologica e trans umanesimo», a cura di Elena Giulia Abbiatici. Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (IX edizione 2020), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.
Partner di progetto: Arshake, FIM, Filosofia in Movimento-Roma, Walkin studios-Bangalore, Re: Humanism, Unità di ricerca Tecnoculture – Università Orientale di Napoli, GAD Giudecca Art District-Venezia, Arebyte (Londra), Sciami (Roma).
immagini: (cover 1) Peter de Cupere, Smoke flowers, 2017. Installation. Flowers and Scents With/thanks to the support of IFF (Bernardo Fleming, Meahb Mc Curtin, Laura French, Gregoire Hausson, Marine Hetheier). Photo by Peter de Cupere (2) Installation view of Smell, The Beauty of Decay: SmellScape Central Park, Autumn 2015, 2015–16. Designed by Sissel Tolaas. Sponsored by IFF (International Flavors and Fragrances, Inc.). Microencapsulation. Commissioned by Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum. Photo by Matt Flynn © 2016 Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum (3) Where dogs run, Faces of smell, 2012, Interactive Installation, metal, plastic, glass, stainless steel, aluminium, silicone, gas sensors, photoion detector, electronic components, fan, microcontrollers, computer, plasma screen, stand, cutting table, range finder. Programming: Denis Peremalov. Photo by Where dogs run (4) Installation view, Otobong Nkanga, Anamnesis, 2015, image via