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Home News Focus

Special Project # 5. Cristina Elias. One Minute Diary

Antonello Tolve by Antonello Tolve
19/04/2018
in Focus, Special Project
Special Project # 5. Cristina Elias. One Minute Diary

[vimeo id=”111660599″ width=”620″ height=”360″]

Segnata da una grammatica visiva fitta di rimandi all’erotismo e all’erosione del corpo, l’onda lunga proposta da Cristina Elias (São Paulo, 1978) con ONE MINUTE DIARY (2014) ripercorre un campo riflessivo che preme, con grazia, sulla finitudine umana, sul dissolvimento (sul deperimento) della materialità, sulla cancellazione dei gesti, delle parole, della memoria. Facendo uno sgambetto al tempo, Elias propone per i progetti speciali di Arshake una videoanimazione fulminea [che pare ascriversi nella parabola progettuale denominata world one minutes. video&literature, un brand (pensato da Lucette ter Borg nel 2008) che raccoglie un nutrito palinsesto di video – della durata di un solo minuto – provenienti da molti paesi del mondo][1] la cui durata – one minute, appunto – pone sotto scacco l’eterno e l’immutabile («Perché tornare indietro? Sarebbe possibile tornare indietro se l’orologio continua a ticchettare in avanti? E lo spazio, sarebbe questo un concetto immobile? Si può mai tornare in un luogo del passato»?)[2] per disegnare l’effimero, il passeggero, il transitorio e immettere lo spettatore in un tunnel meditativo che fa i conti con ciò che è stato, con un clima che metamorfosa costantemente le occasioni della vita, con il perpetuo divenire delle cose stesse, con il ritorno in patria[3], con la delicatezza del disìo che «’ntenerisce il core»[4] (Dante) e della condizione umana in generale.

03 Sequence video new-ccc-3

«One minute diary è una raccolta di riflessioni provocate da un sentimento di nostalgia […] per qualcosa la cui esistenza presente non è un fatto concreto» suggerisce l’artista. È un video che «si riferisce al dolore del passaggio del tempo e della trasformazione dello spazio in rovina»[5], in qualcosa che non ritorna, che si fa rimpianto, passaggio, inevitabile e dolce trapasso. Ma anche sovrapposizione, sovrimpressione, visione futura, apertura ad uno stato sovrastorico e sovratemporale, «processo creativo che porta a possenti riepiloghi di cento e cento momenti di vita»[6].

Operazione che inverte la linea temporale determinata dal movimento orario d’una lancetta d’orologio e nel contempo azione corporea che ribalta lo scorrere del tempo, One minute diary si pone come un cortocircuito creativo che, se da una parte capovolge la durata, dall’altra sintetizza nel diario intimo di un minuto i ricordi – passati, presenti, futuri – di una vita. «Avere ricordi [Erinnerungen] non basta» ha suggerito Rilke nei suoi Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge. «Si deve poterli dimenticare, quando sono molti, e si deve avere la grande pazienza di aspettare che ritornino. Poiché i ricordi di per se stessi ancora non sono. Solo quando divengono in noi sangue, sguardo e gesto, senza nome e non più scindibili da noi, solo allora può darsi che in una rarissima ora sorga nel loro centro e ne esca la prima parola di un verso»[7].

03 Sequence video new-ccc-6

Come il riassunto della propria vita che si sporge al di là della vita stessa («forse siamo tutti turisti, a questo mondo»)[8], Cristina Elias propone un viaggio alla riscoperta del tempo perduto che spinge la riflessione sul gomitolo della concettualità per appropriarsi di strutture, per edificare controimmagini che segnano un legame con l’alterità, con una vicissitudine, con una sorta di alessitimia[9] estetica, un processo che buca le parole (non avere le parole per descrivere le emozioni) e trasforma il corpo in fonte energetica, pulsionale, decisionale, eterolinguistica, paraemotiva. Si tratta di un minuto che vuole contenere tutti i minuti del tempo e sterzare sulla soglia gialla della nostalgia. Di uno stato emotivo che, in tutte le sue varie declinazioni, si mostra come spinta sensibile, come sguardo che si torce verso il passato, come azione e sospensione dalle (delle) cose, come ricordo, come saudade, come punto di luce che disegna i contorni impalpabili del futuro.


[1]   Cfr. L. ter Borg, edited by, World One Minutes. Video&Literature, Veenman Publishers, Rotterdam 2008.

[2]   C. Elias, One Minute Diary, concept, in «cristinaelias.eu», linkato il 12 agosto 2014, ore 13:29.

[3]   «Le voci sovrapposte concentrano varie pagine del diario che Cristina ha scritto nel corso dell’ultimo anno, mentre si chiede se lei dovrebbe tornare in patria dopo aver trascorso più di 10 anni in Europa» (C. Elias, One Minute Diary, concept, cit., linkato il 12 agosto 2014, ore 13:29).

[4]   Dante, Purgatorio, Canto VIII, v. 1: «Era già l’ora che volge il disio / ai navicanti e ‘ntenerisce il core».

[5]   C. Elias, One Minute Diary, concept, cit., linkato il 12 agosto 2014, ore 13:29.

[6]   R. M. Rilke, Rodin (1902), in Werke in sechs bänden, hrsg. v. Rilke-Archiv mit R. Sieber-Rilke und E. Zinn, Frankfurt a. M., Insel-Verlag, 1984, Bd. III – 2, p. 394.

[7]   R. M. Rilke, Die Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge, in Gesammelte Werke in fünf bänden, hrsg. v. M. Engel, U. Fülleborn, H. Nalewski, A. Stahl, Frankfurt a. M. und Leipzig, Insel-Verlag, 2003, Bd. V, p. 116.

[8]   A. Tabucchi, Viaggi e altri viaggi, a cura di P. Di Paolo, Feltrinelli, Torino 2010, p. 71.

[9]   Cfr. H. Freyberger, J. C. Nemiah, P. E. Sifneos, Alexithymia. A view of the psychosomatic process, in O. W. Hill, Modern Trends in Psychosomatic Medicine, Vol. 3, Butterworths, London 1976, pp. 430-439.


Cristina Elias (1978-San Paolo del Brasile) ha conseguito un Master in Movement Studies [Studi del movimento] presso la Central School of Speech and Drama (University of London, UK). Nel 2011 presso Radial System ha presentato l’installazione live Here and There [or Somewhere Inbetween]. Nel 2012 ha realizzato la coreografia della performance compresa in I/O – Io è un Altro di César Meneghetti, presentata nell’ambito della 55a Biennale di Venezia (2013). Nello stesso anno ha vinto il premio FUNARTE Women in Visual Arts (Ministero della Cultura Brasiliana) con il lavoro Phonetic Fragments of one (Self). Le sue opere intendono costruire «ponti» tra codici artisti differenti con un forte interesse per la «traduzione» del testo in movimento e immagine.
Tags: Antonello TolvearschoreographyCristina Eliasdancememorymovementspecial projecttimevideo
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